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Alessandro ColomboWritten by: Patrimonio Professione e Formazione

I primi 500 anni dell’Avana

I primi 500 anni dell’Avana

Tra conservazione e futuro, la capitale di Cuba festeggia alla Triennale di Milano, premiando Vittorio Garatti

 

MILANO. La Habana ha 500 anni e ne vuole vivere altri 500 basando il suo futuro su conservazione e sviluppo sostenibile. Questo il tema affrontato in un affollato Salone d’onore della Triennale il 26 maggio nell’ambito della conferenza internazionale “La Habana 500: conservación y futuro”, organizzata nell’ambito di Milano Arch Week 2019 e curata da Umberto Zanetti. La conservazione riguarda il recupero del centro storico che ha interessato fino ad oggi centinaia di edifici, coinvolgendo gli abitanti dell’intera città, e che ora si estende oltre i confini della città fortificata interessando nuovi quartieri sia verso il mare che verso le zone nuove. Il percorso è stato ricordato nell’intervento di Eusebio Leal Spengler, l’uomo che ha salvato l’Avana vecchia dal degrado avviando nel 1981 l’opera di restauro del centro storico ed ottenendo che l’Avana vecchia venisse dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. I nuovi scenari sono stati approfonditi negli interventi di Patricia Rodriguez Alomà, direttrice dell’Oficina del Plan Maestro della Città, e di Kiovet Sànchez Alvarez, che hanno illustrato i progetti di trasformazione e sviluppo della città, per le aree di Puerto y Bahía e per il waterfront del Malecon. Eduardo Luis Rodriguez, presidente di DOCOMOMO Cuba, ha illustrato la presenza all’Avana di un patrimonio di 200 architetture del Moderno, progettate dai primi anni ’50 da architetti cubani e internazionali, quali la splendida Villa De Schulthess di Richard Neutra, commissionata da una ricca famiglia svizzera e completata solo tre anni prima della rivoluzione cubana, ora residenza dell’ambasciatore svizzero all’Avana.

 

In questo quadro, Vittorio Garatti ha ricevuto il Diploma d’onore della Triennale per l’alto contributo alla cultura architettonica internazionale, nonché la laurea honoris causa dell’Università della capitale cubana dalle mani dell’ambasciatore in Italia. Una vita ricca ed imprevedibile, riassunta nella frase “se si è colti si è liberi”, giocata fra Italia e Cuba al punto da meritare oggi il titolo di architetto italiano e cubano al contempo. Tali riconoscimenti non hanno fatto perdere all’allievo di Ernesto Nathan Rogers la voglia di progettare e proporre, guardando avanti: così Garatti, preso il microfono al termine della cerimonia, ha auspicato, rivolgendosi fra gli altri al presidente della Triennale Stefano Boeri, la creazione di un centro internazionale per gli artisti, fra i quali vi è di diritto l’architetto, realizzato fra Brera, la Scala, il Castello e la Triennale, fino alle caserme di via Vincenzo Monti. In una parola il cuore di Milano, perché questa diventi la città dell’incontro.

 

Chi è Vittorio Garatti

Nato a Milano nel 1927, è allievo di Ernesto Nathan Rogers. Nel 1954 realizza con Ferruccio Rezzonico la mostra sugli strumenti musicali alla X Triennale di Milano e nel 1956, con lo studio BBPR, la grafica del museo del Castello Sforzesco. Laureato in Architettura al Politecnico di Milano nel 1957, si trasferisce in Venezuela dove diventa professore di Composizione alla facoltà di Architettura. Con Sergio Baroni collabora con Carlos Raúl Villanueva per il quale progetta i servizi del quartiere “23 Enero”. Dal 1961 al 1974 è docente all’Università dell’Avana. Dal 1961 al 1964 progetta e realizza le Scuole di balletto e musica nel Complesso delle Scuole nazionali d’Arte dell’Avana, dal 2010 Monumento nazionale cubano, in attesa di essere dichiarate Patrimonio dell’Umanità. Disegna il Piano regolatore dell’Avana, il porto, il parco metropolitano, il Centro del traffico, la Scuola agraria “Andrè Voisin” e, ancora con Baroni, il Padiglione Cuba per l’Expo di Montréal del 1967. Rientrato in Italia nel 1974, è professore a contratto al Politecnico di Milano. In Italia partecipa a numerosi concorsi e realizza opere per spazi residenziali e del lavoro. Nel 2012 riceve con Ricardo Porro e Roberto Gottardi il Premio Vittorio de Sica per l’Architettura e nel 2019 la laurea honoris causa in Arti visive ed il titolo di socio onorario dell’Accademia di Brera. (fonte Triennale)

Autore

  • Alessandro Colombo

    Nato a Milano (1963), dove si laurea in architettura al Politecnico nel 1987. Nel 1989 inizia il sodalizio con Pierluigi Cerri presso la Gregotti Associati International. Nel 1991 vince il Major of Osaka City Prize con il progetto: “Terra: istruzioni per l’uso”. Con Bruno Morassutti partecipa a concorsi internazionali di architettura ove ottiene riconoscimenti. Nel 1998 è socio fondatore dello Studio Cerri & Associati, di Terra e di Studio Cerri Associati Engineering. Nel 2004 vince il concorso internazionale per il restauro e la trasformazione della Villa Reale di Monza e il Compasso d’oro per il sistema di tavoli da ufficio Naòs System, Unifor. È docente a contratto presso il Politecnico di Milano e presso il Master in Exhibition Design IDEA, di cui è membro del board. Su incarico del Politecnico di Milano cura il progetto per il Coffee Cluster presso l’Expo 2015

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Last modified: 10 Giugno 2019