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Monica ZerboniWritten by: Città e Territorio Progetti

Il Medioevo a Francoforte, tra falso scientifico e pastiche

Il Medioevo a Francoforte, tra falso scientifico e pastiche

Visita al Dom Roemer, lo storico quartiere nel cuore di Francoforte distrutto nella seconda guerra mondiale e ora ricostruito con un’operazione nostalgia

 

FRANCOFORTE SUL MENO (GERMANIA). La città ricomincia dal passato riportando alla vita una parte della sua ricca storia. Distrutto dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, è tornato all’antico splendore il quartiere Dom Roemer, nucleo storico situato tra il Duomo e il Roemerberg, la piazza dell’antico Municipio. Dal 28 al 30 settembre una grande festa ha celebrato il riconquistato “cuore antico” della città con oltre cento eventi pubblici: tour guidati, concerti, spettacoli, mostre. Il quartiere, visitabile dallo scorso giugno, ma con uffici, negozi e ristoranti finora chiusi, è stato ricostruito con maniacale precisione sulla base dei documenti storici ancora esistenti e appare oggi un frammento di passato dentro la città moderna.

 

Dalla New York d’Europa…

L’ora zero di Francoforte ha una data precisa: 22 marzo 1944. In quella notte una pioggia di bombe annientò la città, incluso il centro storico ricco di palazzi medievali. Da allora la città ha lavorato caparbiamente per ridarsi un volto. Metropoli in perenne evoluzione, la capitale finanziaria della Germania ha da subito scelto di guardare al futuro e puntare sull’architettura contemporanea per imporre al mondo una rinnovata immagine di sé. In pochi decenni le macerie hanno lasciato il posto a una selva di grattacieli, edifici sempre più alti che hanno guadagnato alla città l’ambizioso appellativo di Mainhattan (da Main, il nome tedesco del fiume Meno). Grandi nomi dell’architettura contemporanea, da Oswald Mathias Ungers a Norman Foster, hanno contribuito alla realizzazione dei progetti, così che oggi lo skyline cittadino conta più di trenta grattacieli, tutti concentrati nel distretto finanziario. E a firma di UN Studio sono già iniziati i lavori per la costruzione entro il 2023 del complesso Four Frankfurt, quattro torri di cristallo alte 228 metri che renderanno ancora più emozionante vivere nella New York d’Europa. Agli anni ottanta risale poi il progetto della Museumsufer, la Riva dei musei, vera e propria passerella dell’architettura contemporanea che lungo la sponda sinistra del Meno vanta una fila ininterrotta di musei a firma prestigiosa, ciascuno dedicato a uno specifico tema.

 

… al ritorno al passato

Ma tutti questi sforzi non sono bastati a rendere attraente Francoforte.

Anche se la città gode di un clima mite ed è attorniata da dolci colline coltivate a vigneti, nell’immaginario collettivo essa rimane il luogo ideale per lavorare e fare affari, ma non per vivere o fare turismo. Nell’affannosa ricerca di se stessa, dopo la finanza e i suoi grattacieli, dopo la cultura e i suoi musei, la città scommette oggi sul passato e affronta la sfida più grande: ricostruire il suo passato. Fin dal nascere, il progetto ha suscitato reazioni contrapposte e ha rinfocolato l’annosa polemica sul tema della ricostruzione in Germania. Come nei casi più eclatanti di Berlino e di Potsdam, anche a Francoforte a chi sostiene che occorra lasciarsi alle spalle il passato e dedicarsi al futuro si contrappongono i fautori dello storicismo come necessità di riappropriarsi della storia attraverso vestigia concrete. Tra i più convinti sostenitori di questa teoria vi è anche il sindaco Peter Feldmann, secondo il quale nessun edificio moderno, seppur di qualità, è in grado di generare un autentico senso d’identità collettiva. Ma a chi, come noi, assiste da lontano al dibattito viene da domandarsi quanti siano oggi, a sessant’anni dalla fine della guerra, gli abitanti di Francoforte che ancora ricordano la città di un tempo e quanti ne sentano davvero nostalgia.

 

Il progetto Dom Roemer

Il programma di ricostruzione del centro storico risale ai primi anni duemila, quando davanti alla necessità di restaurare l’orribile edificio anni settanta che ospitava il reparto tecnico del Municipio -un gigante di cemento alto dieci piani- fu deciso invece di demolirlo ed utilizzare l’area di risulta per un’operazione di grande impatto: restituire a Francoforte il suo centro. Esteso su un’area di 7.000 mq, il progetto ha visto la rinascita di un intero quartiere medievale con la costruzione di 35 edifici in stile. Con l’intento di affermare lo spirito di una città in equilibrio tra passato e futuro, soltanto 15 sono perfette riproduzioni dei preesistenti edifici storici, mentre i restanti blocchi sono caratterizzati da un’interpretazione contemporanea dell’architettura dell’epoca, con interventi più o meno coraggiosi e originali da parte dei progettisti coinvolti, pur nel rispetto dalle rigorose linee guida imposte dal masterplan dello studio Schneider & Schumacher in materia di quote, colori, materiali e tecniche edilizie.

Asse principale del progetto è il Kroenungsweg, lo storico percorso tra il Roemerberg e il Duomo. Lungo questa strada, oggi abbassata al livello di un tempo e come allora pavimentata in granito, si snodava il corteo diretto alla cattedrale per l’incoronazione dell’imperatore, costeggiando eleganti case dalle facciate a graticcio oppure in pietra arenaria riccamente dipinta e decorata. Qui si trovavano le residenze più belle della città, come la Rotes Haus e la Goldene Waage, oggi ricostruite alla perfezione e tornate all’antico splendore insieme a tutti gli altri edifici storici, il cui rifacimento e il posizionamento nel luogo esatto in cui sorgevano gli originali sono stati possibili grazie all’esistenza di precise documentazioni storiche. A fianco al Duomo ha ritrovato posto anche lo Stadthaus am Markt, oggi centro culturale che con il sottostante Archaelogischer Garten, museo dedicato ai reperti dell’antichità, rappresenta uno dei simboli della rinascita urbana. Pur connotato da elementi mutuati dall’architettura medievale, come il tetto a capanna con falde salienti e i prospetti in pietra arenaria del Meno, l’edificio risulta di aspetto sobrio e lineare, con spazi interni assai flessibili. Risulta integrato nel progetto globale anche il nuovo Historisches Museum, il cui volume costituito da due bracci allungati intorno a una piazza non si sottrae a richiami storicistici, ma al tempo stesso esibisce un’eleganza di gusto contemporaneo. Ambedue gli edifici rappresentano un dichiarato tentativo di coniugare il passato con il presente e rendere meno traumatico il passaggio dalla dinamica metropoli dei grattacieli alle romantiche atmosfere della città medievale.

Frutto di un programma di riurbanizzazione, il quartiere offre spazi abitativi per circa duecento persone, oltre a uffici, negozi, bar, ristoranti e piccoli laboratori artigiani. Al suo interno un denso agglomerato fatto di vicoli, stradine e piazze pittoresche ha ridisegnato la morfologia cittadina, così da trasformare il luogo non soltanto in una suggestiva meta per turisti ma anche in polo di aggregazione per tutti i francofortesi.

 

I paradossi della ricostruzione, tra sicurezza ed ecologia

Ritornare al passato non significa dimenticare le conquiste del presente”, hanno affermato i promotori del progetto Dom Roemer. Così la ricostruzione ha assunto aspetti quasi paradossali per quanto riguarda due temi particolarmente cari ai tedeschi: la sicurezza e l’ecologia. Considerato il massiccio utilizzo del legno anche per le strutture portanti, tutti i fabbricati sono stati dotati di sofisticati impianti antincendio, una presenza a tratti così evidente da compromettere la veridicità dell’insieme. Sul fronte della sostenibilità gli edifici coprono la maggior parte del loro fabbisogno di energia ricorrendo a strumenti passivi come pareti coibentate, infissi termici, impianti di ventilazione controllata per il recupero del calore e riscaldamenti a pavimento. In particolare negli edifici storici sono state montate finestre doppie con infissi termici all’interno e finestre artigianali di legno all’esterno per mantenere la fedeltà della ricostruzione.

 

Un investimento plurimilionario

L’intervento è costato quasi duecento milioni. Una cifra esorbitante che comprende i lavori di costruzione dei 35 palazzi e di demolizione del vecchio manufatto, la realizzazione di un grande garage sotterraneo e l’allestimento dell’arredo urbano, incluse le aree verdi. Già qualcuno ammonisce che solo pochi decenni fa il progetto della Museumsufer costò alla città quasi la bancarotta. Ma al Municipio regna l’ottimismo. Dal giorno dell’inaugurazione del nuovo “antico” quartiere le cifre del turismo sia tedesco che internazionale si sono impennate e le richieste di prenotazioni sono triplicate in pochi mesi. Gli operatori turistici prevedono di arrivare entro breve a due milioni di presenze l’anno, con la maggior parte dei visitatori provenienti da Asia e Stati Uniti, ben felici di trovare sulle rive del Meno una Disneyland senza biglietto d’ingresso.

Mostra “Die immer neue alte Stadt“, Edilizia tra il Duomo e il Roemer dal 1900 a oggi

Francoforte, DAM Deutsches Architekturmuseum (fino al 10 marzo 2019)

Autore

  • Monica Zerboni

    Nata a Torino e laureata presso l’Università Statale di Milano, è giornalista pubblicista, svolge attività giornalistica per testate multimediali e cartacee di settore. È stata corrispondente dalla Germania per le riviste “Abitare” e “Costruire”. Ha maturato esperienze professionali nell'ambito della comunicazione ed in particolare ha lavorato come addetta stampa presso importanti studi di architettura. Ha svolto attività di redazione, traduzione e coordinamento per varie case editrici. Scrive articoli e approfondimenti in italiano, inglese e tedesco per diverse testate specializzate e non, italiane e estere (Abitare, Costruire, Il Sole 24 Ore, In Town Magazine, Frame, Mark, Architektur&Wohnen, HOME, Home Journal, Perspective, Azure, Interiors, Urbis, Urbis Landscape, Vogue Australia ecc.)

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Last modified: 3 Ottobre 2018