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Luca GibelloWritten by: Città e Territorio Professione e Formazione

Re-Cycle Italy, i paradigmi sono cambiati

Re-Cycle Italy, i paradigmi sono cambiati

Concluso, con la pubblicazione di tre volumi, il Progetto di rilevante interesse nazionale (PRIN) che ha visto il coinvolgimento di undici atenei

 

Un impegno di ricerca che, per quasi 4 anni, ha visto la collaborazione di 11 Università (Venezia, Trento, Genova, Roma “La Sapienza”, Napoli “Federico II”, Palermo, Reggio Calabria, Chieti-Pescara, Camerino, oltre ai Politecnici di Milano e Torino), coadiuvate da altre 5 e da una rete di partner italiani e stranieri; circa 150 ricercatori; un ricchissimo – anche se un po’ confusionario – sito web; 35 quaderni di una collana per Aracne Editrice; e, per concludere, una summa in 3 volumi tra loro complementari. Questa la corposa eredità di Re-Cycle Italy. Nuovi cicli di vita per architetture e infrastrutture della città e del paesaggio, programma di ricerca scaturito a valle di una mostra allestita al MAXXI a Roma nel 2011 a cura di Pippo Ciorra e Sara Marini che, seppur velleitaria nelle argomentazioni, all’epoca aveva avuto il merito dell’intuizione tematica. Coordinato da Renato Bocchi (Università IUAV di Venezia), Re-Cycle Italy è un Progetto di rilevante interesse nazionale (PRIN) che, sebbene non del tutto scevro da solipsismi accademici, intende porsi all’attenzione degli attori della trasformazione urbana e territoriale e dell’opinione pubblica come principale vettore per un cambio di paradigmi delle governance, delle visioni di piano e degli strumenti e materiali di progetto. Soprattutto, le tre ponderose pubblicazioni finali – un’agenda, un atlante e un dizionario – non passano inosservate.

Se è (quasi) assodato tra addetti ai lavori e gente comune che la partita sui futuri assetti territoriali si gioca sulla risignificazione e riscrittura dell’urbanizzato e dell’esistente – ormai, dichiararsi pubblicamente a favore del consumo di suolo agricolo significa essere out, impopolari -, il corpus di dati, analisi, mappe, riflessioni e proposte di Re-Cycle Italy ne offre una solida legittimazione conoscitiva e teorica. Ciò grazie anche al fecondo scambio transdisciplinare – tra urbanisti, architetti, giuristi, economisti, geografi – che allarga il discorso dal concetto di recupero e riuso dei beni a quello di rimessa in circolo del capitale fisso esistente. Si individuano così inediti percorsi a livello procedurale, normativo e ideativo, per giungere a riconsiderare le forme di coinvolgimento dei cittadini e i rapporti tra proprietà, usi e transitorietà di funzioni ed esigenze.

Con l’auspicio che questo corposo bagaglio non si riduca a tre tomi da mettere in bella vista in una biblioteca come sfondo per i selfie; e neppure che sia esclusivamente funzionale ad alcuni come titolo per fatui avanzamenti di carriera accademica. E, infine, nel ricordo di un animatore dell’iniziativa – e più in generale del dibattito culturale come occasione di crescita e di confronto – che, citando Bocchi il 13 aprile durante la presentazione al MAXXI, «purtroppo è mancato in finale di partita»: Francesco Garofalo.

 

Immagine di copertina: allestimento della mostra di Botto&Bruno, “Society, you’re a crazy breed” (Fondazione Merz, Torino, 9 marzo-19 giugno 2016)

Agenda RE-CYCLE. Proposte per reinventare la città

a cura di: Enrico Fontanari e Giuseppe Piperata
editore: Il Mulino, Bologna 2017
pp. 304 – euro 24
Tra il 1999 e il 2012, e poi con minore intensità fino a oggi, sono stati realizzati in Italia circa 300 milioni di metri cubi all’anno di nuove costruzioni: un boom edilizio che, dopo il crollo del mercato immobiliare del 2007, ha lasciato sui territori investiti dalla crisi economica un’enorme quantità di opere incompiute o inutilizzate. Si contano almeno 6 milioni di case vuote su più di 10 milioni di immobili sfitti; 20 milioni di metri quadrati di aree ferroviarie dismesse o in dismissione; circa 5.000 chilometri di linee ferroviarie non in uso; 20.000 chilometri di strade in abbandono di cui 2.600 inutilizzati; non si conta, infine, il numero degli esercizi commerciali e dei capannoni industriali abbandonati. Sono numeri che impongo- no una riflessione seria. Ce la propone questo libro, frutto di una ricerca nazionale che ha coinvolto giuristi, economisti e urbanisti, con l’obiettivo di studiare le effettive possibilità di ridurre gli ostacoli di carattere normativo che impediscono o rendono difficoltose le azioni tese a favorire il riciclo dei beni architettonici e urbani. Un contributo per la costruzione di un’agenda di politiche e azioni che favoriscano nuovi cicli di vita del patrimonio immobiliare e urbano abbandonato.

RE-CYCLE ITALY. Atlante

a cura di Lorenzo Fabian e Stefano Munarin
editore: LetteraVentidue, Siracusa 2017
pp. 416 – euro 45
Un atlante orientato da un’idea di riciclo inteso come “manipolazione ricreativa”, capace di attivare “nuovi cicli di vita”. In questo volume – dispositivo descrittivo che diventa forma cognitiva e atto inventivo – la dismissione, lo scarto, il consumo di suolo, non sono solo fenomeni da mappare ma sfide e opportunità da interrogare.
I sei capitoli che lo compongono – 0. Introduzione; 1. Territori infrastrutturati; 2. Drosscape; 3. Human smart city; 4. Utopie del reale; 5. Recycle footprint – riflettono sull’idea di atlante, delineano differenti “geografie dell’abbandono” e dei rischi correlati, prospettano progetti, politiche, scenari e azioni, facendo sempre dello specifico tema, della particolare prospettiva e del caso studio locale, occasioni per delineare ipotesi e strategie di carattere generale. Nel suo insieme l’atlante diventa così testo “militante”, si fa “manifesto” per l’avvio di una grande intrapresa collettiva centrata sulla re-invenzione del capitale già disponibile, sull’immenso deposito di fatiche – ma oggi anche di scarti e rifiuti – che già Carlo Cattaneo ci invitava a considerare con prospettica attenzione. Riconoscendo la necessità di andare oltre la “modificazione”, a favore di una più ambiziosa “ri-creazione” del territorio italiano.

Recycled Theory. Dizionario illustrato / Illustrated Dictionary

a cura di: Sara Marini e Giovanni Corbellini
editore: Quodlibet, Macerata 2016
pp. 660 – euro 25
Un dizionario multidisciplinare che raccoglie parole d’autore, lemmi in forma di citazioni e termini illustrati per esplorare il concetto di “riciclo” nelle culture del progetto e nelle teorie di cui si alimentano. Solitamente si riciclano cose, oggetti, spazi, ma ancora più spesso si torna su principi e approcci per riordinarli, rimetterli in circolo, sovrascriverli. La pratica del riciclo si colloca dunque in un’area di negoziazione tra memoria e amnesia, fa emergere l’inaspettata potenzialità autorigenerativa dell’esistente, attualizzando la nostra capacità di conservarlo e di reinventarlo anche attraverso il suo parziale disfacimento. Alcune voci (dalla A di “amnesia” alla Z di “zone”) individuano materiali, procedure, ambiguità, deviazioni, potenzialità e nessi del riciclo, registrando termini che raccontano i diversi processi di produzione e di senso della città e del paesaggio dopo i rivolgimenti socio-economici degli ultimi anni e l’ampliarsi della nozione di conservazione come scenario prevalente per il progetto.

 

Autore

  • Luca Gibello

    Nato a Biella (1970), nel 1996 si laurea presso il Politecnico di Torino, dove nel 2001 consegue il dottorato di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica. Ha svolto attività di ricerca sui temi della trasformazione delle aree industriali dismesse in Italia. Presso il Politecnico di Torino e l'Università di Trento ha tenuto corsi di Storia dell’architettura contemporanea e di Storia della critica e della letteratura architettonica. Collabora a “Il Giornale dell’Architettura” dalla sua fondazione nel 2002; dal 2004 ne è caporedattore e dal 2015 direttore. Oltre a saggi critici e storici, ha pubblicato libri e ha seguito il coordinamento scientifico-redazionale del "Dizionario dell’architettura del XX secolo" per l'Istituto dell’Enciclopedia Italiana (2003). Con "Cantieri d'alta quota. Breve storia della costruzione dei rifugi sulle Alpi" (2011, tradotto in francese e tedesco a cura del Club Alpino Svizzero nel 2014), primo studio sistematico sul tema, unisce l'interesse per la storia dell'architettura con la passione da sempre coltivata verso l’alpinismo (ha salito tutte le 82 vette delle Alpi sopra i 4000 metri). Nel 2012 ha fondato e da allora presiede l'associazione culturale Cantieri d'alta quota

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Last modified: 3 Maggio 2017