Call europea per supportare il benessere delle persone affette da demenza e le loro comunità
Negli ultimi mesi l’assidua frequentazione di un uomo affetto da malattia di Alzheimer (MA) mi ha portato a riprendere in seria considerazione l’analisi e il contributo del design per le persone affette da malattie neurodegenerative. Di recente, alla domanda “Ciao, come stai?”, l’uomo mi ha risposto, in un mix semi-ironico di vuoto e lucidità, “Circa un metro sotto terra!”. Una risposta perfetta per chi, come lui, si è formato da perito agrario e ha lavorato fino a poco tempo fa come geometra. Di suolo, insomma, se ne intende, ma la sua risposta lasciava intendere ben altro, come se fosse in corso un graduale sprofondamento (non ben quantificato in quel “circa”) verso una vita difficile se non addirittura un’altra vita.
Adottando del tutto involontariamente la tecnica dello shadowing (che vogliamo farci se in inglese tutto suona bene), ho riscoperto grazie a quest’uomo, campione di fortuna, l’importanza del ripensare i processi inventivi, di tornare a vedere che cosa succede nel cervello quando guardiamo o progettiamo. Apriamo così una nuova parentesi sul design, certamente specialistica ma necessaria e per certi versi profondamente intrigante se immaginata come viaggio attraverso le neuroscienze o, se preferite, attraverso il design a servizio dei neuroni. Non si tratta di un allontanamento volontario dalla costa, di un abbandono improvviso delle spiagge tanto care ai creativi, sempre super celebrate quando il design è fabbrica di sogni o modellatore dello status sociale di domani. Si tratta invece di un approccio responsabile, dove il design, invece di auto-patinarsi (vizietto diffuso nei giorni del Salone), dovrà contribuire a togliere le patine di cui sarà affetto il consumatore di domani, se pensiamo che solo in Europa 8,7 milioni di persone sono affette da diverse forme di demenza (1,55 % della popolazione) e che, secondo le stime, il dato tenderà a raddoppiarsi ogni 20 anni.
Come un paziente affetto da MA cerca gli oggetti in luoghi inappropriati (il classico libro nel forno a microonde), così cercheremo il design, o anche sue piccole tracce, nel quadro attuale della ricerca che studia, anticipa, contrasta cause e sintomi di queste malattie. E come le applicazioni di materiali avanzati, ICT e design in dispositivi e allestimenti di nuova generazione (a favore non solo dei pazienti, ma anche delle persone che li assistono) siano sempre più considerati essenziali per la cura, lo dimostrano i recenti rapporti che riportano che negli ultimi cinque anni, ad esempio, nessun trattamento farmacologico è stato approvato per la malattia di Alzheimer.
Inauguriamo, quindi, un nuovo ciclo di approfondimenti (con molti sconfinamenti in architettura), segnalando ai nostri lettori il bando AAL “Living well with dementia”. AAL (Active & Assisted Living) è un programma di finanziamento per la ricerca, sviluppo ed innovazione di soluzioni ICT a supporto dell’invecchiamento attivo degli anziani, cofinanziato dalla Commissione europea. Fino al 26 maggio potranno essere presentati progetti collaborativi, transnazionali, innovativi e multidisciplinari. La priorità sarà quella di sviluppare nuove soluzioni ICT per incrementare il benessere quotidiano delle persone colpite da demenza e delle loro comunità. Al design, come sempre, il ruolo chiave di dimostrare il valore aggiunto per differenti tipologie di utenti, d’integrare armonicamente le nuove tecnologie e di accelerare l’introduzione di queste soluzioni nei mercati di riferimento.
Immagine di copertina: Courtesy Fumagalli – Ufficio Progettazione e Arredi Specialistici – Ph.Michele Cassani
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Last modified: 27 Aprile 2016