Architettura e natura si pongono costantemente nella nostra riflessione come elementi opposti e complementari. Nelle molte accezioni che assume la dimensione naturale si raffigura spesso una separazione con la dimensione artificiale, cioè la contrapposizione allatto della trasformazione, separando il concetto di sito e quello di architettura. Se evidenziamo invece nellarchitettura il prodotto dellambiente, si altera anche linserimento del progetto nel contesto, che si evolve nel rapporto tra edificio e suolo. Lintervento in località Bargino sottolinea limportanza del rapporto tra la dimensione artificiale e quella naturale, che è rappresentata nella declinazione di paesaggio e contesto; in questo caso larchitettura plasma la natura e si adatta al sito. Il programma funzionale del manufatto è totalmente integrato allinterno di un percorso progettuale incentrato sulla sperimentazione geomorfologica di un edificio industriale concepito come lespressione più autentica di una voluta simbiosi tra cultura antropica, ambiente di lavoro e natura.
Così, ora, attraversando il Chianti sulla superstrada Firenze-Siena, un doppio taglio orizzontale (da cui allinterno filtra la luce e inquadra il paesaggio) lungo le curve di livello delle colline viticole di San Casciano, mette in evidenza unopera di architettura ipogea, che nasconde la nuova sede di Antinori, dove si concentra tutta lattività in precedenza distribuita tra le varie cantine della zona e gli uffici del palazzo fiorentino. Qui, oltre alla parte produttiva, agli uffici direzionali, amministrativi e commerciali (scanditi dalla successione di corti interne illuminate attraverso fori circolari sul vigneto), si trovano anche un auditorium per 250 persone, ristorante, libreria e museo. Per questo complesso industriale non è possibile una descrizione legata ai canoni tradizionali degli edifici, non essendo qui presenti i concetti di facciata, tetto, fronte o retro, ma una distesa naturale del pendio che ne costituisce il «rivestimento». Il tutto è dissimulato attraverso la realizzazione di una copertura che definisce un piano di campagna coltivato a vigneto con scopi didattici, che riunisce tutte le varietà del Chianti: lintervento presenta infatti anche una valenza culturale.
La volontà della proprietà di un ritorno alla terra, alle radici, ha imposto un progetto rispettoso del luogo, anche ponendosi in forma di condivisione con il paese. Come ricorda lo stesso marchese Piero Antinori, il progetto è stato presentato ai cittadini (e da questi approvato) in una sorta di forma partecipata, durante una sagra. In effetti la costruzione della cantina è incentrata sul legame profondo con la terra, dove limmagine architettonica si confonde in essa. Inoltre il progetto segna la volontà della committenza di conformare lesigenza della produzione con quello dellambiente, evidenziando tre aspetti fondamentali del mondo rurale toscano: lo spazio sacro, il borgo, lopificio. Così la cantina è stata costruita sbancando e ricoprendo interamente la collina, realizzando un «tutto interno» che accoglie un edificio con tre navate lunghe 75 m, disposto su più livelli per consentire la vinificazione per gravità, realizzando un edificio ecoefficiente che sfrutta lenergia del sottosuolo per raffrescare e coibentare la cantina, ma allo stesso tempo coinvolge la morfologia del luogo per integrare architettura e natura in un nuovo artificio paesaggistico.
Progetto: Archea Associati, Hydea Committente: Marchesi Antinori Srl Localizzazione: Bargino, San Casciano Val di Pesa (Firenze) Superficie: mq 49.000, mc 290.000 Impresa: Inso Spa Strutture: Massimo Toni (Aei progetti Srl) Impianti: M&E Enologia: Emex Engineering Cronologia: 2004-2012 Costo: euro 67.000.000 Web: www.archea.it
Materiali e aziende. Rivestimenti in cotto: Sannini Impruneta Serramenti: Auroport Cementi: Map Carpenteria metallica: Beton Rapid Vetri: Pilkington Impianti meccanici: Bini Paesaggio: Garden Vivai Mediterranei, Impiantistica Vigneti