Quadrante nord-est, Barriera di Milano, Trincerone, scalo Vanchiglia, Spina 4. I luoghi della Variante 200 raccontano storie del passato e ambizioni contemporanee. Ci parlano di una città che accetta di riflettere sulla conclusione di un ciclo di vita e del tentativo dimmaginarne di successivi. Tra gli altri, due aspetti sembrano importanti quando si osserva una trasformazione così estesa, rafforzata dai progetti indicati nella Variante 200 e dalla costruzione di una nuova importante infrastruttura della mobilità.
Il primo riguarda la forma del territorio e della città. In occasione di mutamenti strutturali, dismissioni di grandi aree, il progetto della città ha la straordinaria occasione di stabilire relazioni rinnovate con la grande scala territoriale. Restituire accessibilità, leggibilità, ruolo ecologico e urbano ai grandi fiumi che toccano Torino rinforza lipotesi di ristabilire relazioni tra un fascio di binari dismessi e un quartiere industriale che si trasforma in modo incrementale, come è il caso dello scalo Vanchiglia. La proposta del progetto vincitore del concorso «la Metamorfosi» (vedi box) di organizzare lungo un segno dacqua, un nuovo bacino, il tessuto misto richiesto dal bando rende esplicita la prossimità geografica al fiume e la capacità strutturante di un parco urbano connesso a un esteso spazio pubblico.
Fa riflettere anche un secondo aspetto, legato alla capacità del progetto contemporaneo di rappresentare unidea di centralità: riguarda il rapporto ambiguo tra quantità imponenti di programmi da costruire e loro significato alla scala della città, ma anche del contesto prossimo; la difficoltà nellorientare limmaginario collettivo, a far collimare interventi di grandi dimensioni e costruzione di una nuova immagine urbana. Losservazione non deve essere fraintesa: non si tratta semplicemente di criticare le quantità previste, ma di osservare che linsieme dei progetti presentati per larea di Spina 4, e tra questi i cinque selezionati, non riesce a proporre uninterpretazione complessivamente soddisfacente del tema, nonostante le interessanti suggestioni dei singoli progetti. Punto di collisione di geometrie, tracciati, tipi diversi di tessuti, Spina 4 ha lambizione di divenire un luogo significativo della nuova geografia torinese, capace di riorientare una porzione urbana più ampia, ma si tratta di un nodo complesso che necessita di unidea più esplicita e non banale di spazio pubblico. La difficoltà nel trattarlo non ha riguardato solo i progetti di concorso, ma emerge anche dal bando che si proponeva di ristabilire un ordine non semplice. Quantità elevate, complessità, centralità non sono condizioni tra loro immediatamente sovrapponibili: il processo di negoziazione tra pratiche, tessuti, interessi, ambizioni è solo tracciato in modo iniziale dai risultati del concorso.
Questi due aspetti emergono da una riflessione su un episodio importante della storia urbanistica di Torino, ma presentano un grado di generalità maggiore: disegno delle città e forma del territorio, luoghi significativi e spazio pubblico come strategie per attraversare la costruzione complessa della città contemporanea.
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