Porto principale dellimpero asburgico, la Trieste del primo Novecento era una realtà di frontiera che rappresentava il crocevia culturale e artistico tra Austria, Italia e Balcani. In una città in piena ascesa economica, demografica e urbanistica, questa complessità era presente anche in campo architettonico: i progettisti che operavano al tempo, infatti, erano estremamente eterogenei per provenienza, formazione e soggetti alle più diverse influenze. Così le innovazioni linguistiche introdotte dal cosiddetto «Liberty» a Trieste furono declinate in tutte le loro possibili versioni, con esempi di stile floreale di ascendenza italiana che convivono a fianco di edifici influenzati dalla Secessione austriaca o dallo Jugendstil tedesco. Proprio in un edificio realizzato in quel periodo, lex pescheria ora polo espositivo ribattezzato Salone degli incanti, è allestita la mostra promossa dallAssessorato alla Cultura del Comune e curata da Federica Rovello (Università di Trieste) con Michela Messina e Lorenza Resciniti (Civici Musei di storia ed arte). Il nucleo centrale della mostra, che purtroppo sconta la mancanza di un adeguato apparato esplicativo, è costituito da una selezione di 40 opere, scelte tra i 154 edifici triestini che nella loro interezza o per la presenza di elementi significativi presentano caratteri Liberty. Di queste sono esposti numerosissimi documenti originali (progetti, disegni, fotografie, documenti scritti, ecc.), insieme a riprese fotografiche, opera di Marco Covi, che testimoniano il loro stato attuale. Tra i progettisti, alcuni sono particolarmente noti: si possono ricordare Max Fabiani e Josip Costaperaria, allievi della Wagnerschule, o il milanese Giuseppe Sommaruga; altri, come i triestini di formazione viennese conosciuti per lo più in ambito locale, Giorgio Zaninovich, Giacomo Zammattio e Umberto Fonda, sono comunque espressione della varietà architettonica della città dinizio secolo. Allinterno del riuscito allestimento, curato dai giovani progettisti dellOrdine degli Architetti di Trieste, si trovano inoltre sezioni dedicate ai riferimenti culturali e alla formazione dei progettisti, oltre che ai nuovi materiali usati nei cantieri dellepoca. Completa lesposizione la parte dedicata alle arti applicate e in particolare agli ebanisti e mobilieri triestini, con la ricostruzione di tre ambienti con arredi in stile primo Novecento.
«Trieste Liberty», a cura di Federica Rovello con Michela Messina e Lorenza Resciniti
Salone degli incanti, Trieste, fino al 19 giugno
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Last modified: 1 Febbraio 2016