Quando, alla fine degli anni novanta, la città-fabbrica di Wolfsburg, sede della Volkswagen, tra Hannover e Berlino, iniziò la riflessione che doveva portare, nel 2005, allapertura del Phaeno Science Centre, si trattava di accompagnare il movimento che la VW stessa, con la costruzione della sua Autostadt (su progetto dello studio Henn Architekten), aveva iniziato: la trasformazione dei luoghi devoluti allautomobile in resorts. Quello però che non voleva Wolfsburg era diventare un parco monotematico: voleva rimanere una città, e puntare sulla diversificazione se non dellattività economica, almeno delle tematiche turistiche. Per questo, lassessore alla cultura Wolfgang Guthardt, oggi direttore del Phaeno, voleva, sul modello del Technorama di Winterthur, un museo scientifico da posizionare tra la stazione e lAutostadt, sul percorso dei visitatori (più di 2 milioni allanno per lAutostadt). La pianificazione museografica del progetto fu subito affidata a una agenzia privata californiana, la Joe Ansel Associates Inc. La città di Wolfsburg, pur pagando la maggior parte dei quasi 80 milioni di euro necessari alla costruzione delledificio e allallestimento museografico (da paragonare ai quasi 450 milioni dellAutostadt), trasferì poi il progetto a una Fondazione, sostenuta da aziende come VW e Sennheiser. Nel 2000, stesso anno del concorso bandito da Bmw per la sua fabbrica di Lipsia, altra opera maggiore di Zaha Hadid Architects legata al settore automobilistico, il concorso internazionale per la costruzione del museo fu vinto dallarchitetta anglo-irachena, con Mayer-Bährle e gli ingegneri della Adams Kara Taylor. Insieme, proponevano una futuristica struttura lunga 170 m e alta 16, costruita con più di 27.000 mc di calcestruzzo sperimentale, appogiata su una serie di pilastri e di coni di cemento.
Il museo, spesso descrito come Ufo, aprì a fine 2005. E fu subito un grande successo dimmagine. Le riviste di tutto il mondo pubblicarono ampi servizi e il progetto vinse diversi premi, tra cui nel 2006 lEuropean Riba Award e lInstitution of Structural Engineers Award. Il Phaeno, ancora in costruzione, fu anche un elemento chiave nella consegna, nel 2004, del Pritzker a Hadid.
Il primo flusso turistico verso il Phaeno è stato quindi di natura architettonica. Ma una volta passata questa fase, connessa alleuforia di esser riusciti ad attrarre lattenzione sulla piccola città (e sul grande centro industriale), si trattava di assicurare il successo del progetto in termine di visitatori. Ed è forse questa la grande sorpresa: dopo cinque anni, il Phaeno mantiene ancora tutta la sua forza dattrazione, anche se gode della favorevole collocazione lungo il tragitto che conduce allAutostadt. La collezione permanente, su circa 9.000 mq, è formata da più di 300 postazioni di sperimentazione, dedicate al tema delle scienze naturali e della tecnica: i sensi, il tempo, lenergia, i rapporti tra micro e macro. Il concetto di experimental landscape, secondo il quale il visitatore viene immerso in un ambiente tecnologico-sensoriale, continua così a sedurre. Funziona: ogni week end, migliaia di famiglie si recano in viaggio a Wolfsburg. Come dimostra però lesempio degli altri musei tecnici in Germania e in Europa (come per esempio il gasometro di Oberhausen nella Ruhr, che riesce ogni anno a reinventarsi attorno a spettacolari mostre temporanee), oggi un edificio, pur spettacolare, per preservare la sua forza di attrazione ha bisogno di costanti novità. Ed è li, forse, che risiede la prossima sfida per il Phaeno: nel rinnovamento continuo della sua attrattività museale. Perchè quanto allintuizione della trasformazione della città industriale in centro turistico, ha funzionato in pieno. E lopera di Hadid rimane, dopo cinque anni, un manifesto decostruttivista di valore centrale nella sua carriera.
Articoli recenti
- Como: l’asilo Sant’Elia tra abbandono e speranza (come luogo del cuore) 25 Novembre 2024
- La memoria viva, il lavoro di Philippe Prost in tre decenni 25 Novembre 2024
- ChorusLife a Bergamo, se il privato costruisce la città 25 Novembre 2024
- Il contesto come fondamento del progetto 25 Novembre 2024
- The Veil, finalmente qualcosa di radicale nel cielo di Dubai 20 Novembre 2024
- Il governo taglia 1,6 miliardi alla rigenerazione urbana, l’INU non ci sta 20 Novembre 2024
- I luoghi per lo sport, inclusivi e polifunzionali 18 Novembre 2024
- World Urban Forum 2024: casa, comunità e sostenibilità 18 Novembre 2024
- Quo vadis architetto? Il demiurgo e l’apocalisse 18 Novembre 2024
- Crespi d’Adda: il villaggio operaio diventerà ancora più attraente? 18 Novembre 2024
- Troppe moschee? Blocchiamole (anche) con l’urbanistica 15 Novembre 2024
- Se l’Emilia-Romagna va sempre sott’acqua 12 Novembre 2024
- Salton Sea: yacht, polvere e litio in California 12 Novembre 2024
- Forme mobili: design e moda a passo di danza 12 Novembre 2024
Tag
Edizione mensile cartacea: 2002-2014. Edizione digitale: dal 2015.
Iscrizione al Tribunale di Torino n. 10213 del 24/09/2020 - ISSN 2284-1369
Fondatore: Carlo Olmo. Direttore: Luca Gibello. Redazione: Cristiana Chiorino, Luigi Bartolomei, Milena Farina, Laura Milan, Arianna Panarella, Michele Roda, Veronica Rodenigo, Ubaldo Spina.
«Il Giornale dell’Architettura» è un marchio registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. all’associazione culturale The Architectural Post; ilgiornaledellarchitettura.com è un Domain Name registrato e concesso in licenza da Umberto Allemandi & C. S.p.A. a The Architectural Post, nuovo editore della testata digitale, derivata e di proprietà di «Il Giornale dell’Architettura» fondato nell’anno 2002 dalla casa editrice Umberto Allemandi & C. S.p.A.
L’archivio storico
CLICCA QUI ed effettua l’accesso per sfogliare tutti i nostri vecchi numeri in PDF.
© 2024 TheArchitecturalPost - Privacy - Informativa Cookies - Developed by Studioata