Mostre in contemporanea al Museo della Svizzera italiana, aperte fino ad inizio 2026: Burri, Lohse, Prampolini, Weiss. L’allestimento (uno disegnato da Mario Botta) diventa pratica architettonica
LUGANO (Svizzera). Camminare in questi mesi tra gli spazi del Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) al LAC di Lugano significa attraversare tre mondi visivi che dialogano silenziosamente fra loro. Le mostre “Prampolini Burri. Della materia”, “David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978” e “Richard Paul Lohse” condividono un medesimo interrogativo: in che modo lo spazio può diventare parte integrante dell’opera? Perché in tutte e tre, più che la pittura o la scultura, è lo spazio espositivo – con le sue proporzioni, luci e materiali – a costruire la relazione tra l’oggetto e chi lo osserva.
“Prampolini Burri. Della materia”
La prima, “Prampolini Burri. Della materia”, mette in dialogo due protagonisti del Novecento italiano: Enrico Prampolini (1894-1956) e Alberto Burri (1915-1995). A unirli è la materia come strumento di invenzione: Burri, con le sue combustioni, i cretti, i sacchi cuciti, ha trasformato la superficie pittorica in una pelle viva, bruciata, ferita; Prampolini, proveniente dal Futurismo, la concepisce come energia plastica, una sostanza in tensione che plasma lo spazio stesso.
L’allestimento, firmato da Mario Botta, traduce queste ricerche in una coreografia architettonica di vuoti calibrati, luce radente e geometrie contenitive: il visitatore attraversa un paesaggio di superfici, dove ogni opera respira nella sua cella visiva.
L’intervento di Botta – fedele alla sua idea di architettura come costruzione dell’emozione – non invade, ma media: usa materiali neutri e proporzioni rigorose per restituire la fisicità delle opere senza sopraffarle. Il risultato è un museo che si comporta come un organismo materico, un’architettura effimera che amplifica la consistenza tattile del colore e del segno.
“David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978”
Con “David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978”, il discorso cambia scala. Weiss (1946 – 2012), noto come metà del duo Fischli & Weiss, ci riporta al tema dell’abitare come pratica artistica.
La mostra ripercorre un decennio di vita e sperimentazioni nella piccola località di Carona, sulle colline sopra Lugano, dove Weiss e un gruppo di amici trasformarono Casa Aprile in un laboratorio di comunità. L’abitazione, acquistata e condivisa con Meret Oppenheim (1913-1985) e il fratello Burkhard Wenger, divenne una sorta di utopia domestica: un luogo in cui l’arte non si produceva solo negli oggetti, ma nella quotidianità.
Oggi, il MASI ricostruisce quell’esperienza attraverso fotografie, lettere, disegni, oggetti d’uso e arredi, restituendo il senso di una casa come spazio mentale e collettivo. L’allestimento, discreto e narrativo, è costruito come una sequenza di stanze: ognuna evoca un frammento dell’abitare. Le pareti non impongono, ma accolgono; i tavoli diventano archivi; le luci – basse e domestiche – suggeriscono un ritmo lento, da casa vissuta. Qui il design dell’esposizione diventa architettura della memoria, una riflessione sull’idea di casa come organismo poroso, in cui l’opera e la vita si fondono. È lo stesso spirito che abitava la casa di Meret Oppenheim a Carona, rifugio e atelier, oggi parte del patrimonio simbolico ticinese: una costruzione semplice ma intrisa di presenze, capace di ospitare scambi, ospitalità, arte.
“Richard Paul Lohse”
L’ultima tappa, la retrospettiva “Richard Paul Lohse” (1902 – 1988), apre invece allo spazio mentale dell’ordine geometrico. Pittore svizzero legato al movimento concreto, Lohse esplora la griglia come principio universale: una struttura visiva capace di organizzare ritmo, colore e forma.
In mostra, le sue composizioni modulari vengono disposte come sequenze architettoniche, in cui ogni quadro dialoga con il successivo. Le opere di Lohse non sono soltanto esercizi pittorici: sono progetti di spazio, mappe concettuali che hanno influenzato profondamente anche il pensiero architettonico dell’epoca. Molti progettisti, dalla scuola ticinese fino agli ambienti del razionalismo svizzero, riconoscevano in quelle griglie una lezione di metodo: la costruzione come processo modulare, l’equilibrio tra variazione e regola. L’allestimento al MASI enfatizza questa dimensione progettuale: i pannelli diventano piani di misura, le distanze tra le opere scandiscono un ritmo percettivo. Si ha la sensazione che la pittura diventi architettura, che la sala si trasformi in uno spazio costruito dal colore.
Queste tre mostre, nel loro insieme, non raccontano soltanto la storia dell’arte del Novecento, ma anche una riflessione sull’allestimento come pratica architettonica. Dalla materia che plasma lo spazio (Prampolini, Burri), alla casa che diventa laboratorio di relazioni (Weiss, Oppenheim), fino al modulo che ordina il pensiero (Lohse): ogni esposizione costruisce un proprio linguaggio spaziale. Il MASI si conferma così come un luogo in cui architettura e curatela coincidono, dove il progetto espositivo diventa atto progettuale.
Immagine di copertina: Mostra “Richard Paul Lohse” (courtesy MASI Lugano)
“Prampolini Burri. Della materia”
21 settembre 2025 – 11 gennaio 2026
Collezione Giancarlo e Danna Olgiati (LAC Lugano Arte e Cultura)
Curatori: Gabriella Belli e Bruno Corà, in collaborazione con la Fondazione Burri di Città di Castello
Progetto allestimento: Mario Botta
“David Weiss. Il sogno di Casa Aprile. Carona 1968-1978″
28 settembre 2025 – 01 febbraio 2026
Curatori: Tobia Bezzola e Virginia Marano, in collaborazione con The Estate of David Weiss
“Richard Paul Lohse”
07 settembre 2025 – 11 gennaio 2026
Curatori: Tobia Bezzola e Taisse Grandi Venturi
MASI / LAC di Lugano
Piazza Bernardino Luini 6, Lugano, Svizzera2
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allestimenti , arte , cultura , lugano , mostre , svizzera
Last modified: 18 Novembre 2025


































