Visit Sponsor

Cecilia RosaWritten by: Progetti

Il Museo più grande, simboli e nazionalismo: l’Egitto si celebra

Il Museo più grande, simboli e nazionalismo: l’Egitto si celebra
Apertura solenne per il Grand Egyptian disegnato da Heneghan Peng e West 8, a poca distanza dalle piramidi di Giza, al Cairo. Duecento anni di progetti, idee, rinvii fino ad un risultato architettonico magniloquente ed enfatico

 

IL CAIRO (Egitto). Alla presenza delle autorità internazionali, tra cui il Ministro italiano della Cultura Alessandro Giuli, l’attesissima inaugurazione del Grand Egyptian Museum del Cairo ha finalmente avuto luogo con grandi celebrazioni e spettacoli pirotecnici. Martedì 4 novembre 2025, nel giorno del centotreesimo anniversario del rinvenimento della tomba di Tutankhamon, è programmata l’apertura al pubblico. Dopo una lunga serie di rinvii, l’ultima data di apertura del GEM, prevista per luglio 2025, era stata ulteriormente posticipata a causa dell’acuirsi dei gravi conflitti in Medio Oriente. Sebbene già molto lunga, la vicenda di questo edificio affonda le proprie radici in una storia antica e complessa, che ha trovato espressione nelle forme dell’architettura.

 

Conservare per difendere

È il 1831 quando Al-Tahtawi, studioso egiziano e consigliere del Wālī d’Egitto Muhammad ʿAli Pascià, riporta le conoscenze apprese in Europa sul ruolo dei musei nella costruzione della nazione moderna: “È risaputo che gli europei hanno edifici per conservare le antichità: pietre decorate con pitture e iscrizioni e altri oggetti simili vengono conservati con cura e mostrati agli abitanti del paese, così come ai viaggiatori. Tali istituzioni portano grande fama ai Paesi che le possiedono”. Nel 1835 fu quindi istituito un primo museo nel quartiere di Bulaq al Cairo per alloggiare la collezione di Auguste Mariette, egittologo francese e membro del Dipartimento del Louvre per l’Antico Egitto, ma gli spazi risultarono ben presto esigui per il gran numero di oggetti progressivamente rinvenuti. 

Nel 1902 venne dunque inaugurato il Museo egizio di piazza Tahrir al Cairo, un edificio neoclassico dalle tonalità desertiche progettato dell’architetto francese Marcel Lazare Dourgnon, organizzato su criteri museografici europei e diretto da studiosi francesi. La struttura venne realizzata con l’ulteriore l’obiettivo di contrastare la fuoriuscita incontrollata di reperti archeologici dall’Egitto. I nuovi spazi si rivelarono, però, anch’essi insufficienti a soli 20 anni dall’apertura; con la scoperta della tomba di Tutankhamon nella Valle dei Re, nel 1922, da parte di Howard Carter, infatti, ci si rese presto conto che i soli due piani del Museo non sarebbero bastati per accogliere tutti i reperti: il prezioso corredo funerario del giovane faraone contava, infatti, circa 5.800 manufatti, tra cui la famosissima maschera d’oro.

Memori del controverso spostamento del busto di Nefertiti a Berlino (dov’è ancora oggi esposto, al Neues Museum) avvenuto nel 1912, le autorità egiziane si affrettarono comunque a trasferire il corredo al Cairo, ritrovandosi ad utilizzare alcune porzioni del Museo come magazzino e, addirittura, a dover impilare alcuni sarcofagi l’uno sopra l’altro per fare spazio al corredo. La ridotta superficie espositiva rese dunque evidente la necessità di dotarsi di un ulteriore museo. Nel 1926 l’archeologo statunitense James Henry Breasted, con il sostegno di John D. Rockefeller Jr., propose un imponente museo sulle rive del Nilo. Il progetto, che mal celava ambizioni di imperialismo culturale ed economico, fu però respinto dalle autorità egiziane.

 

Da Hosni Mubarak alla primavera araba

Dopo l’indipendenza dal Regno Unito nel 1952, l’idea di un nuovo museo venne abbandonata a favore di progetti infrastrutturali a grande scala, come, ad esempio, l’enorme diga di Assuan nel sud del Paese. Tuttavia, tra gli anni Ottanta e Novanta, la ripresa del turismo e il crescente interesse per il rimpatrio dei reperti, spinsero il governo egiziano, allora guidato da Hosni Mubarak, ad annunciare nel 2002 un concorso internazionale per il Grand Egyptian Museum.

L’area venne individuata a soli due chilometri a nord del complesso delle piramidi di Giza. Il progetto elaborato dallo studio irlandese Heneghan Peng Architects risultò vincitore della competizione. Affidati al colosso belga BESIX, i lavori iniziati nel 2005 furono rallentati per motivi di natura politica ed economica: la primavera araba del 2011 interruppe il cantiere per oltre tre anni, mentre il contestuale calo del turismo prosciugò le casse dello Stato, che riuscì a riprendere i lavori solo nel 2014 grazie a finanziamenti internazionali, in gran parte giapponesi.

La pandemia da Covid-19 e i conflitti in Sudan e in Medio Oriente hanno aggravato ulteriormente la situazione. Il costo complessivo dell’opera, ampiamente superiore alle stime iniziali, ha superato il miliardo di dollari, senza contare le complesse e delicate operazioni di trasferimento dei reperti provenienti da altri musei. Tra queste, il complicatissimo trasloco, nel 2021, della Barca Solare di Cheope, trasportata dal piccolo museo-scrigno progettato negli anni Ottanta dall’architetto italiano Franco Minissi ai piedi dell’omonima piramide (poi demolito), e il trasferimento, nel 2006, della colossale statua granitica di Ramses II, alta 12 metri e dal peso di circa 80 tonnellate dalla piazza antistante la stazione dei treni.

Per entrambe le movimentazioni si sono resi necessari mesi di progettazione e opere di consolidamento e restauro dei reperti, oltre all’impiego di apposite tecnologie sperimentali. La statua di Ramses II, prima di essere riposta in attesa di essere collocata nel foyer del nuovo Museo, ha sfilato in corteo per le strade del Cairo avvolta da un colossale imballaggio metallico, mentre per la Barca Solare di Cheope, posizionata intera su un enorme mezzo a ruote, si è persino allestita un’enfatica parata notturna che ha attraversato la piana di Giza per poi giungere nella nuova struttura preposta ad accoglierla, accanto al GEM.

 

Gallerie, foyer, allestimenti: tutto è imponente

Con 32.000 mq di superficie espositiva, il Grand Egyptian Museum si prepara a diventare il più grande museo archeologico al mondo dedicato ad un’unica civiltà. L’edificio si presenta come un monumentale cuneo sghembo allineato sui lati corti alle giaciture delle piramidi. Il progetto sfrutta il dislivello tra la quota della valle del Nilo e la piana di Giza, costruendo così un nuovo margine del plateau. Se dovessimo guardare il GEM dall’alto, ci renderemmo subito conto che la scala dimensionale dell’intervento non ha nulla da invidiare a quella delle piramidi: tanto le tombe dei faraoni quanto il Museo appaiono infatti come grandi gesti architettonici sovradimensionati rispetto al tessuto urbano circostante.

La stretta relazione con il sito archeologico si esprime anche attraverso il linguaggio stesso dell’architettura. Sui canali social del GEM si descrive il Museo come “un luogo in cui l’architettura parla la lingua dell’eternità”: in effetti, il richiamo alla figura piramidale è continuamente reiterato. Le trame decorative delle lunghe facciate laterali sono composte sul motivo del triangolo di Sierpiński, così come il piazzale esterno, progettato in collaborazione con lo studio olandese West 8, reinterpreta il tema con pavimentazioni caratterizzate da lunghe figure trilatere. L’accesso al Museo, segnalato da un enorme volume in alabastro estradossato rispetto alla facciata est, evoca anch’esso una forma piramidale.

All’interno, un imponente foyer, dominato da una copertura traforata che filtra la luce solare, accoglie finalmente la statua di Ramses II al centro di uno specchio d’acqua. Dall’atrio parte una solenne scala espositiva disseminata di sculture, che conduce gradualmente alla quota della piana e culmina in un belvedere interno sulle piramidi. Il Museo, che si compone di 12 gallerie, ospita, oltre a uno spazio interamente dedicato al corredo completo di Tutankhamon, una collezione di oggetti vastissima e diacronica, in una lunga sequenza di spazi che non sembra temere la museum fatigue.

Lo spazio monumentale e il linguaggio enfatico dell’architettura caratterizzano tutta l’esperienza museale; vista con la sensibilità occidentale contemporanea, l’architettura del GEM potrebbe risultare fin troppo celebrativa del disegno politico che ne ha promosso la realizzazione e che punta a incentivare il turismo di massa. A soli 30 km dal Museo, l’aeroporto internazionale Sphinx, aperto ai voli commerciali dal 2018, rientra infatti, insieme al GEM, nel progetto a scala territoriale Egypt Vision 2030 voluto da Abdel Fattah al-Sisi per riqualificare l’altopiano di Giza e stimolare, per così dire, una nuova “egittomania”, incanalando verso Giza, come tappa intermedia, anche i flussi turistici diretti sul Mar Rosso.

Parate e gigantismo

Tuttavia, negli stessi anni in cui veniva concepito il progetto del GEM, si assisteva in Europa ai primi processi innescati dal cosiddetto Bilbao effect, una stagione architettonica caratterizzata dal “gigantismo” dimensionale e dall’enfasi formale e che ha visto grandi edifici museali al centro di processi di crescita economica. Non devono dunque stupire nemmeno i richiami figurativi fin troppo letterali: se si pensa alla piramide smaterializzata realizzata da Ieoh Ming Pei poco più di 10 anni prima, divenuta poi il simbolo del Louvre di Parigi, si potrebbe quasi ipotizzare un tentativo di riappropriazione formale della figura iconica della piramide.

Nonostante l’attenzione mediatica si concentri ora tutta sul GEM, lo storico Museo di piazza Tahrir rimarrà comunque aperto e funzionante; nel 2021, inoltre, è stato inaugurato da al-Sisi anche il Museo Nazionale della Civiltà Egiziana nella zona di al-Fustat, nel nucleo storico del Cairo, i cui interni sono stati disegnati da Arata Isozaki. Progettato nel 2002 dall’architetto egiziano El Ghazzali Kosseiba, è anch’esso sormontato da una postmoderna piramide e accoglie circa cinquantamila oggetti dall’Antico Egitto fino ai giorni nostri. L’inaugurazione ha avuto luogo a seguito di quella che il governo ha chiamato “Parata d’oro dei faraoni”, durante la quale 22 mummie reali vennero trasferite da piazza Tahrir ad al-Fustat su veicoli decorati a tema e realizzati per l’occasione, con tanto di concerti e scenografici spettacoli. L’arrivo del corteo, all’ingresso del NMEC e annunciato da 22 colpi di cannone, è stato festeggiato con una cerimonia solenne.

Questo genere di celebrazioni, che mal celano una narrazione nazionalista e sovranista, rientra nel progetto governativo volto a rafforzare l’identità nazionale e il prestigio internazionale del Paese. Il sistema museale del Cairo si colloca dunque pienamente all’interno delle dinamiche, di derivazione occidentale e non prive di contraddizioni, che vedono i grandi complessi museali come dispositivi narrativi del potere politico e come promotori dell’overtourism.

Al tempo stesso, per collocazione geografica e storica, la costruzione del nuovo Museo si posiziona al centro dell’attuale dibattito sulle restituzioni del patrimonio culturale sottratto durante l’era coloniale, un tema di particolare rilevanza nella storia egiziana. Come istituzione, il Museo si configura dunque come uno strumento tanto necessario quanto controverso, volto alla riaffermazione politica, economica e culturale del paese che rappresenta. 

Immagine di copertina: immagine del Grand Egyptian Museum, 2025 (courtesy Grand Egyptian Museum)

Autore

  • Cecilia Rosa

    Nata a Roma (1990), dove vive e lavora, studia Architettura tra Roma, Milano e Porto, laureandosi con lode nel 2016 presso il Politecnico di Milano. Nel 2019 consegue un Master di II livello presso lo IUAV di Venezia in “Architettura digitale”. Dopo diverse collaborazioni tra Roma e Bologna, dal 2016 porta avanti la professione collaborando con lo studio romano STARTT (studio di architettura e trasformazioni territoriali) su diversi progetti a varie scale, seguendo principalmente progetti museografici. Dal 2019 è assistente alla docenza presso il Dipartimento di Architettura all'Università degli Studi “Roma Tre” e dal 2023 è dottoranda presso il medesimo Dipartimento

    Visualizza tutti gli articoli
(Visited 240 times, 54 visits today)

About Author

Share

Tag


, , , , , , , ,
Last modified: 3 Novembre 2025