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Ritratti di città. Sheffield, la resilienza della capitale dell’acciaio

Ritratti di città. Sheffield, la resilienza della capitale dell’acciaio
Situata nel nord dell’Inghilterra, ha storicamente alternato politiche e approcci al patrimonio. Oggi pianifica nuove transizioni

 

SHEFFIELD (Gran Bretagna). Sheffield si trova nell’area collinare del nord dell’Inghilterra ed è da lungo tempo conosciuta come la città dell’acciaio. La Rivoluzione Industriale del XIX secolo trasformò rapidamente questa città valliva, situata tra il fiume Don e il fiume Sheaf, in un importante centro manifatturiero. L’industria pesante, in particolare la produzione di acciaio e di utensili da cucina, non solo modellò la struttura spaziale della città, ma plasmò profondamente anche la sua organizzazione sociale e le caratteristiche culturali locali.

A partire dalla fine degli anni Settanta, tuttavia, le ondate di globalizzazione e de-industrializzazione travolsero questo sistema consolidato. La chiusura delle fabbriche, la disoccupazione di massa e l’esodo della popolazione resero Sheffield una delle prime città britanniche a entrare in una crisi strutturale. Da allora, la città ha intrapreso un lungo processo di autorigenerazione e trasformazione continua.

 

Park Hill, simbolo della ricostruzione e delle sue contraddizioni

Alla fine del XIX secolo, grazie all’ascesa dell’industria siderurgica e della produzione di coltelleria, Sheffield passò da piccolo borgo medievale a uno dei principali centri industriali del Regno Unito, ottenendo nel 1893 lo status ufficiale di City. I bombardamenti del dicembre 1940, noti come Sheffield Blitz,  devastarono il centro urbano e le aree industriali, distruggendo gran parte delle abitazioni e delle infrastrutture.

Nel dopoguerra, con l’attuazione delle politiche del welfare state, Sheffield si trovò ad affrontare il duplice compito di far fronte alla carenza abitativa e di ricostruire le aree industriali, avviando il primo processo sistematico di ricostruzione urbana. Negli anni Cinquanta, l’urbanista J.Lewis Womersley propose il principio secondo cui l’architettura può plasmare l’equità sociale e, nel 1953, guidò il progetto residenziale Park Hill, introducendo nel Regno Unito i concetti dell’Unité d’Habitation di Le Corbusier, con strutture in cemento armato di grande scala, corridoi aerei continui e spazi comuni condivisi, concepiti per incarnare un nuovo ordine sociale e lo spirito collettivo.

La pianificazione di questo periodo rifletteva chiaramente l’ideale spaziale del socialismo postbellico. Lo Stato tentava di intervenire nella struttura sociale attraverso abitazioni e politiche di welfare, perseguendo uguaglianza di classe e miglioramento della qualità della vita. Tuttavia, con il declino industriale e la crisi finanziaria degli anni Settanta, il vasto apparato dell’edilizia pubblica divenne insostenibile. Park Hill progressivamente cadde in degrado, divenendo simbolo delle contraddizioni della pianificazione sociale e della disillusione urbana.

L’onda neo-liberista: capitali e disuguaglianze

Negli anni Ottanta, la governance urbana britannica adottò la logica neoliberista. Il governo guidato da Margaret Thatcher ridusse i poteri locali e promosse privatizzazione e pianificazione orientata al mercato. Per Sheffield la rinascita urbana dipese così dal capitale privato e dal rebranding della città, più che dagli investimenti pubblici o dal welfare.

La seconda fase di pianificazione generale, con il Sheffield Development Framework (2004–2009), spostò il focus dalla ricostruzione industriale alla costruzione del marchio urbano e dal periferico al centro città. Il progetto Heart of the City I, con il Winter Garden e la Millennium Gallery progettati da Pringle Richards Sharratt, e la riqualificazione dei Peace Gardens guidata dal Comune con Richard Watts, trasformò vecchi spazi commerciali in percorsi pedonali e piazze pubbliche, migliorando l’immagine urbana e attirando imprese e visitatori.

Pur ridefinendo visivamente e spazialmente Sheffield, questi interventi aumentarono polarizzazione sociale e territoriale. Come osservano Alan Digaetano and Paul Lawless, la pianificazione si basò troppo sul capitale immobiliare e sulle operazioni di immagine, trascurando periferie e aree industriali storiche, generando un centro dinamico riservato a ceti medi e creativi, mentre le periferie industriali restavano in declino.

 

Dopo il 2000, cuciture e connessioni

A metà degli anni 2000, Sheffield ha iniziato a rivalutare il potenziale del proprio patrimonio industriale. Kelham Island è stata individuata come area prioritaria per l’aggiornamento urbano, e il Comune, in collaborazione con i consulenti di pianificazione locale URBED, ha sviluppato una strategia di comunità mista, promuovendo la rigenerazione incrementale al posto della demolizione totale. Studi di progettazione come URBED e CODA Studios hanno preservato gli edifici in mattoni rossi e il reticolo dei corsi d’acqua, permettendo alla zona di trasformarsi gradualmente in un quartiere multifunzionale, dove coesistono residenze, studi creativi e spazi per la ristorazione. Questa fase ha segnato il passaggio da una rigenerazione puntuale a una cucitura sistemica dello spazio urbano.

Il Sheffield City Centre Masterplan del 2008 e il City Region Vision del 2010 hanno introdotto il concetto di connected city, sottolineando come la combinazione di spazi pubblici, infrastrutture e funzioni miste possa reintegrare le aree industriali frammentate nella rete urbana, promuovendo una riconnessione fisica e sociale della città.

Contemporaneamente, la rigenerazione urbana è entrata nella sua terza fase. Il progetto Heart of the City II, avviato ufficialmente nel 2018 e realizzato dai team di HLM Architects, Cartwright Pickard e Leonard Design, ha segnato un nuovo ciclo di auto-rinnovamento del centro di Sheffield. Diversamente dalle strategie precedenti, orientate principalmente all’immagine urbana, questa fase ha privilegiato la compresenza di funzioni residenziali, culturali e per uffici, garantendo la sostenibilità finanziaria attraverso il modello di partenariato pubblico-privato.

Paradossi attuali: vera rigenerazione o paesaggio capitalizzato

All’inizio degli anni 2020, Sheffield ha avviato un nuovo ciclo di pianificazione, basato sulle lezioni delle fasi precedenti, ponendo al centro le contraddizioni tra centro e periferie. La strategia privilegia crescita verde e inclusione sociale, puntando a correggere squilibri storici tramite coordinamento di suolo, housing e trasporti, frutto di consultazioni pubbliche e negoziazioni locali. Don Valley, Kelham Island, Neepsend e la cintura industriale orientale sono stati così inclusi nell’estensione del piano del centro.

Tuttavia, l’integrazione estensiva presenta limiti. Masterplan centralizzati migliorano rapidamente l’immagine urbana, ma spesso dipendono da investimenti immobiliari e interventi di branding, trascurando le fragilità socio-economiche delle periferie e generando nuove disuguaglianze. Senza quote di housing accessibile e governance partecipativa, la riqualificazione tende al mercato medio-alto, marginalizzando i residenti originari.

Anche i rischi ambientali e di governance sono significativi. Sviluppi su valli e brownfield, senza valutazioni ambientali e gestione idraulica, possono produrre costi ecologici o esporre la città a eventi estremi. Il finanziamento tramite partenariato pubblico-privato accelera i progetti ma trasferisce parte degli interessi pubblici al mercato, limitando la resilienza a lungo termine.

In sintesi, la strategia attuale di Sheffield integra il patrimonio industriale nella rigenerazione urbana, ma la resilienza condivisa dipende da politiche fondiarie, housing, valutazioni ambientali e governance partecipativa. Senza questi strumenti, il patrimonio rischia di diventare un paesaggio capitalizzato, e non una vera rigenerazione sociale ed ecologica. Il successo della pianificazione urbana va misurato non solo con la trasformazione visiva, ma con l’integrazione di equità sociale, memoria storica e sostenibilità ecologica

Immagine di copertina: masterplan1 del progetto Heart of the City II-Leonard design, Sheffield (Gran Bretagna)

 

Queste riflessioni hanno origine dal Sheffield Local Plan, proposto a partire dal 2020 come quadro operativo per la rigenerazione urbana. Le prime consultazioni pubbliche hanno evidenziato un sostegno diffuso dei cittadini alla priorità di sviluppare i brownfield piuttosto che le aree verdi. Con la presentazione del piano ufficiale nel 2023 e le successive consultazioni pubbliche tra il 2024 e il 2025, il piano si è progressivamente ampliato, includendo nel programma centrale le aree industriali storicamente trascurate e assegnando loro un ruolo chiave nel ridefinire l’identità delle comunità e nell’aggiornamento della rete urbana.

In questo contesto, il patrimonio industriale e l’ambiente storico non sono più soltanto oggetti di tutela, ma vengono trasformati in strumenti di progettazione urbana, orientati a guidare la configurazione di nuovi quartieri, spazi lavorativi e aree pubbliche. I recenti Sheffield City Centre Management Plan e Kelham Island and Neepsend Management Plan incarnano questa transizione: la protezione del patrimonio passa dalla mera conservazione dei singoli edifici a diventare un motore strategico per lo sviluppo urbano sostenibile.

Autori

  • Beini Guo

    Dottoranda in Architettura, Storia e Progetto presso il Politecnico di Torino, con un master in Architettura sostenibile. La sua ricerca si concentra sugli itinerari culturali del patrimonio industriale da una prospettiva globale, con un particolare interesse per l'evoluzione storica del patrimonio industriale. Viaggia spesso tra la Cina e l'Italia e ha condotto numerose attività di ricerca sul patrimonio industriale in Europa, con particolare attenzione al valore complessivo del patrimonio industriale moderno e alle attuali strategie di conservazione.

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  • Ziqi Lian

    Dottoranda in Architettura presso la Cardiff University, con una formazione in design ambientale. La sua ricerca si concentra sui valori del patrimonio industriale e sull'interazione tra comunità e politiche, con un'attenzione particolare al patrimonio industriale nel Regno Unito.

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Last modified: 27 Ottobre 2025