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Arianna PanarellaWritten by: Progetti Reviews

Aga Khan Award 2025, vincono le forme per le comunità

Aga Khan Award 2025, vincono le forme per le comunità
Rassegna critica dei 7 progetti premiati: semi, diversi, di rigenerazione e speranza, dalla Palestina al Bangladesh, dal Pakistan alla Mongolia

 

BISHKEK (Kirghizistan). In un mondo che cambia alla velocità di un click, ci sono luoghi dove l’architettura continua a essere una risposta lenta, ma necessaria. L’Aga Khan Award for Architecture 2025 ha premiato 7 progetti che incarnano questa filosofia, dimostrando come l’architettura possa essere un atto di speranza, di cura e di resilienza. I vincitori sono stati annunciati a settembre. Si tratta di uno dei più prestigiosi e generosi (dotazione di un milione di dollari) premi nel campo dell’architettura ed è giunto alla 16° edizione (è stato istituito nel 1977). I progetti selezionati si distinguono per la loro capacità di rispondere alle sfide contemporanee attraverso soluzioni innovative, sostenibili e inclusive.

I progetti sono stati selezionati da una giuria indipendente composta da esperti internazionali: Yvonne Farrell (architetta e docente che la presiedeva), Azra Akšamija (artista e storica dell’architettura), Lucia Allais (storica dell’architettura), Kabage Karanja (architetto e urbanista), Yacouba Konaté (architetto e docente), David Basulto (fondatore di archDaily), Wong Mun Summ (architetto e urbanista), Hassan Radoine (architetto e urbanista), Noura Al-Sayeh Holtrop (architetta e curatrice).

 

I magnifici sette

  • Khudi Bari, progettato da Marina Tabassum Architects, propone un sistema abitativo modulare in bambù, un progetto replicabile pensato per alcune zone del Bangladesh, realizzato per resistere alle inondazioni e offrire soluzioni abitative dignitose alle comunità vulnerabili;
  • West Wusutu Village Community Centre, realizzato Inner Mongolian Grand Architecture Design Co. Ltd in Cina, è un centro comunitario costruito con mattoni riciclati, frutto di un’iniziativa di rigenerazione rurale che ha coinvolto attivamente gli abitanti nel processo di costruzione rispondendo alle esigenze culturali della comunità multietnica locale;
  • Revitalisation of Historic Esna, in Egitto, realizzato da Takween Integrated Community Development è un progetto di recupero urbano che ha restituito vita e identità al quartiere storico di Esna, in Egitto, preservando il patrimonio culturale e migliorando la qualità della vita degli abitanti;
  • Jahad Metro Plaza, progettato da KA Architecture, ha trasformato una stazione della metropolitana di Tehran, Iran, in una piazza pubblica accessibile, promuovendo l’integrazione sociale e l’uso di materiali locali;
  • Majara Residence and Community Redevelopment, realizzato da ZAV Architects, è un complesso residenziale e culturale che promuove il turismo sostenibile e la partecipazione della comunità locale, rispettando le tradizioni architettoniche dell’isola di Hormuz, in Iran;
  • Vision Pakistan, progettato da DB Studios, a Islamabad, Pakistan, è un edificio per uffici caratterizzato da una facciata dinamica in calcestruzzo, che ospita un’organizzazione giovanile impegnata in attività sociali e culturali che mira a responsabilizzare i giovani svantaggiati attraverso la formazione professionale;
  • Wonder Cabinet, progettato da AAU Anastas a Betlemme, in Palestina, è un centro culturale che funge da laboratorio creativo e spazio espositivo, realizzato con materiali locali e tecniche costruttive tradizionali che mira a diventare un hub chiave per l’artigianato, il design, l’innovazione e l’apprendimento. 

 

Infrastrutture di speranza

Durante la cerimonia di premiazione, il Principe Rahim Aga Khan ha sottolineato l’importanza dell’architettura: “Ha il potere di rispondere direttamente alle sfide più acute dello sviluppo e di creare il mondo inclusivo, sicuro e dignitoso che desideriamo per tutti” mentre Farrokh Derakhshani, direttore del premio, afferma che “l’architettura può essere un catalizzatore che plasma non solo gli spazi che abitiamo ma il futuro che immaginiamo”.

I progetti premiati nell’edizione 2025 dell’Aga Khan Award for Architecture testimoniano l’impegno dell’architettura nel promuovere la sostenibilità, l’inclusione e la resilienza. Ogni opera rappresenta una risposta concreta e innovativa alle sfide contemporanee, contribuendo a costruire un futuro più equo e armonioso. A rileggere la lista dei premiati, colpisce la varietà dei linguaggi e dei contesti: dal minimalismo etico di Marina Tabassum alle cupole giocose di Hormuz, dalle piazze urbane di Tehran ai centri comunitari della Mongolia.

Eppure un filo rosso li unisce: tutti nascono dall’ascolto, dalla comprensione profonda dei bisogni umani e ambientali. In un mondo attraversato da crisi climatiche, conflitti e disuguaglianze, il messaggio del premio Aga Khan 2025 è chiaro: l’architettura non deve essere spettacolo, ma infrastruttura di speranza. Ogni edificio premiato racconta un modo diverso di abitare la complessità. Sono architetture leggere, spesso temporanee, fatte di materiali poveri o di forme semplici, ma capaci di generare coesione, dignità e futuro. In fondo, questi progetti non costruiscono solo muri o tetti, ma relazioni: tra persone, luoghi e memorie. Sono semi di rigenerazione, sparsi nel mondo per ricordarci che anche nei luoghi più fragili è possibile piantare bellezza.

In un momento storico segnato da instabilità climatica, migrazioni e crisi urbane, il premio sembra voler affermare che l’architettura non ha solo il compito di essere bella, ma di essere utile, inclusiva, flessibile. I progetti premiati si disegnano come semi di rigenerazione. Raccontano non solo mattoni, cupole e bambù, ma le aspirazioni chi cerca spazi dove abitare con dignità, anche quando le carte del destino sono avverse.

Immagine di copertina: Aga Khan Award 2025, Majara Residence and Community Redevelopment, ZAV Architects, Iran (courtesy Aga Khan Trust for Culture / Deed Studio) 

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 14 Ottobre 2025