Un progetto sperimentale nella capitale colombiana: tra rigenerazione, comunità, paesaggio, cultura e biodiversità. Una nuova geografia umana
BOGOTÀ (Colombia). La Fundación Cerros de Bogotá, che in questi anni si é occupata di valorizzare il parco urbano denominato “Reserva Umbral Cultural Horizontes”, è stata l’epicentro per la costruzione di network culturali e pedagogici con scuole e università.
Educare riscoprendo e curando i luoghi
L’obiettivo era l’implementazione di iniziative per la salvaguardia della biodiversità, spingendo i cittadini verso los Cerros Orientales, un sistema di montagne boscose che affiancano la capitale colombiana, grazie al lavoro di volontari di diverse discipline che si incontrano settimanalmente presso la Cátedra Cerros, per ospitare conferenze, dibattiti e workshop teorici e pratici aperti al pubblico e gratuiti.
Questo progetto didattico ed educativo, denominato “Corridoio Socio-ecologico. Paesaggio con Voci Rigenerative”, è stato presentato recentemente alla Biennale di Venezia come risultato del lavoro della Fundación, diretta dall’architetta e paesaggista Diana Wiesner a partire dal 2009.
Il Corridoio Socio-ecologico è nato 15 anni fa nel contesto delle attività della Fondazione, e concepito grazie a un sistema di pianificazione rigenerativa, come zona di transizione di più di cinquecento ettari a uso pubblico (tra la città e la Reserva Forestal Protectora Bosque Oriental). La sua costruzione è in corso attraverso azioni concrete di restauro e la partecipazione attiva dei cittadini grazie allo sforzo di diversi gruppi comunitari.
Esercizi di democrazia partecipata
Le reti che supportano questo corridoio socio-ecologico hanno svolto esercizi di citizen science con bambini e adulti, rafforzato il sistema di orti agro-ecologici e di giardini produttivi e gestito i rifiuti organici per arricchire il suolo attraverso la produzione di compost. Tra altre iniziative, diverse organizzazioni civiche si sono unite in attività di co-creazione, mappatura e monitoraggio, costruendo sinergie urbano-rurali per democratizzare l’accesso alle colline, e tessere paesaggi resilienti in una periferia urbana che presenta diversi conflitti ambientali e culturali.
Quindi, pratiche collettive e partecipative vengono portate avanti con un approccio pedagogico, coinvolgendo le persone in contesti socioeconomici difficili, in lotta per la sopravvivenza.
Come motivarle? Come coltivare l’empatia? Alcuni strumenti sviluppati hanno facilitato le sinergie: ad esempio i percorsi partecipativi che mirano a visitare e comprendere i luoghi in cui le comunità si vanno appropriando del sistema delle colline. La Fondazione ha inoltre promosso abitudini di lavoro collettivo attraverso incontri settimanali per il restauro ecologico e sociale.
Nel corso del Novecento, le colline sono state riforestate con specie non originali, come eucalipti e pini, che hanno alterato l’ecosistema, la biodiversità e le condizioni di umidità del suolo. Oggi vengono progressivamente sostituite da specie autoctone. A tal fine, è stato creato un vivaio comunitario che si occupa anche di ripristinare il tessuto sociale, riunendo diversi attori con l’intento di riconciliarsi con il territorio, e creare memoria.
Grazie a questa iniziativa, le colline Cerros Orientales di Bogotà sono state trasformate in uno spazio di costruzione comunitaria attorno alla conoscenza scientifica e tecnica, alla saggezza ancestrale, all’educazione ambientale e all’arte, per la rigenerazione della foresta andina, un ecosistema primordiale che contribuisce alla regolazione climatica globale, fornisce risorse essenziali alla regione, e protegge la città dagli effetti diretti dei cambiamenti climatici.
L’articolo è l’esito della ricerca “Paisajes Antropicos” condotta da Luca Bullaro con la collaborazione di Ana Maria Osorio e di Diana Wiesner
Immagine di copertina: Bogotà, progetto comunitario Fundación Cerros de Bogotá
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biodiversità , Colombia , Comunità , paesaggio , partecipazione , rigenerazione
Last modified: 10 Settembre 2025