Dopo il concorso del 2022 tempi lunghi per il recupero dell’ex carcere sull’isola di Santo Stefano di Ventotene. Per ora prevalgono polemiche e idee in mostra
SANTO STEFANO DI VENTOTENE (LT). Il Padiglione Italia della 19° Biennale di Architettura di Venezia presenta, tra le altre cose, parte del progetto di recupero dell’ex carcere dell’isola di Santo Stefano di Ventotene. Dopo le recenti polemiche innescate dall’intervento di Giorgia Meloni a proposito del Manifesto di Ventotene, torna nuovamente alla ribalta delle cronache un simbolo dell’unità europea, che ha una tormentata storia architettonica e, davanti a sé, un intervento di rigenerazione con tempi ancora lunghi per la completa realizzazione.
Avanti, a piccoli passi
La bagarre in Parlamento ha riacceso i riflettori sul significato del Manifesto di Ventotene. E di riflesso sulle isole coinvolte nel progetto Ventotene – Santo Stefano, luogo simbolico dell’Europa futura, intitolato a David Sassoli, ex presidente del Parlamento Europeo e convinto europeista. L’iniziativa prevede il recupero per finalità culturali e di alta formazione dell’ex carcere, per il quale era stato indetto un concorso, poi assegnato in via definitiva nel settembre 2023 (dopo ricorso al TAR) al vincitore già annunciato nel 2022: il consorzio guidato da Engeko con Insula Architettura e Ingegneria, Studio Croci e Associati, Luca Catalano, Nicola Bosco, Roberto Menichelli, Spaini Architetti Associati, Sequas Ingegneria.
Attualmente il progetto è in fase di parziale revisione per l’avvicendamento del commissario straordinario del Governo. Solo a febbraio 2025 il consorzio vincitore ha potuto firmare l’incarico. Rispetto alle ipotesi di concorso, il gruppo ha però dovuto recepire le prescrizioni della Conferenza dei Servizi preliminare e del commissario Giovanni Macioce che hanno messo in discussione diverse impostazioni del progetto a base di gara. Attualmente sono in corso le indagini preliminari per lo sviluppo del disegno definitivo che necessitano di una serie di autorizzazioni in quanto l’area è sottoposta a molti vincoli. Solo dopo i risultati di queste indagini verrà avviata la progettazione definitiva.
La previsione è quella di essere pronti per l’appalto entro i primi mesi del 2026. Mentre sull’isola sono in corso gli interventi di messa in sicurezza, iniziati nel 2022, e completati solo per la metà. Ma si spera comunque, entro il 2025, in un’apertura parziale del Museo.
Nel 2016 l’annuncio della nuova fase
Luogo di pena di dissidenti, intellettuali e “briganti” in epoca borbonica e poi durante i Savoia, il luogo è nella memoria nazionale per la reclusione, durante il regime fascista, di, tra gli altri, Sandro Pertini, poi presidente della Repubblica, e Umberto Terracini, poi presidente dell’Assemblea Costituente. Nella vicina Ventotene vennero confinati almeno 800 antifascisti tra i quali proprio gli autori del “Manifesto per una Europa libera e unita”.
Tra il 1952 e il 1960 l’allora direttore Eugenio Perucatti attuò un processo di umanizzazione della vita del carcere, anticipando di 20 anni la riforma carceraria. Nel 1965 la chiusura del penitenziario, quindi il passaggio dal Demanio statale (il resto dell’isola è attualmente di proprietà privata) alla custodia del Comune. Nel 1987 viene dichiarato bene di particolare interesse storico-artistico dal Ministero dei Beni culturali ed ambientali. Nel 1999 viene istituita l’Area Marina Protetta e la Riserva Naturale Statale Isole di Ventotene e Santo Stefano. Nel 2008 l’intera isola di Santo Stefano è dichiarata Monumento nazionale.
Il programma di rigenerazione dell’ex penitenziario viene annunciato nel 2016 grazie allo stanziamento da parte del governo di 70 milioni di euro del Fondo Nazionale Coesione, nell’ambito del Piano Cultura e Turismo. L’anno successivo viene sottoscritto il Contratto Istituzionale di sviluppo, recupero e rifunzionalizzazione tra otto amministrazioni pubbliche, con Invitalia come soggetto attuatore.
Nel gennaio 2020 inizia la fase operativa che porterà al concorso di progettazione in un unico grado (presidente della commissione Mario Cucinella) per l’intervento finalizzato alla realizzazione di un museo integrato a spazi per l’alta formazione, inserito in un percorso naturalistico che intende valorizzare il contesto unico dell’isola nel Mar Tirreno.



Un progetto sostenibile, un cantiere complesso
Il progetto vincitore, redatto sulla base dei criteri definiti dall’Unione Europea per raggiungere le finalità del Green Deal e trasformare in opportunità le sfide climatiche e ambientali, prevede un processo di recupero e valorizzazione con il coinvolgimento attivo della comunità locale e l’uso equilibrato delle risorse disponibili per garantire, nel lungo periodo, la salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema.
Il masterplan raccoglie e rilancia gli indirizzi posti a base di gara, l’intervento si occupa dell’intero complesso demaniale (oltre che di una porzione limitata di proprietà privata) con una particolare attenzione all’accessibilità con percorsi dedicati ai diversamente abili e sistemi di collegamento e di risalita. Addirittura c’è uno studio per una funivia di collegamento con Ventotene che sta provocando numerose opposizioni.
Per il restauro degli edifici si attua una conservazione integrata con l’attivazione di un cantiere-scuola, coinvolgendo una squadra interdisciplinare di istituzioni, esperti, studenti e imprese. Grande attenzione è posta alla gestione e alla definizione delle aree e alle alle caratteristiche del cantiere stesso per renderlo meno impattante dal punto di vista ambientale.
Una geografia che diventa museo
Storia, cultura e natura saranno gli assi tematici del percorso espositivo museale all’interno del complesso monumentale carcerario, in cui sono previste anche una mostra sull’energia, il cortile dell’acqua e il museo della cultura materiale, all’interno dei locali dell’ex spaccio, allineati alla chiesetta e ai locali della canonica.
L’esposizione prevede diversi livelli di lettura delle tematiche trattate e sarà suddivisa per funzioni: il percorso museale nel Panopticon, nel cortile e nei tre piani delle celle; le sezioni espositive negli ambienti del corpo di guardia; i servizi del museo nelle ex cucine, al piano terra; i laboratori, gli archivi, la direzione e la foresteria nella torre di destra; gli spazi per gli allestimenti temporanei nella torre di sinistra.
Per il cortile del Panopticon quale centro del percorso museale sono state formulate due ipotesi d’intervento: azioni minime bilanciate da una completa conservazione dell’organizzazione funzionale del carcere, per restituire la lettura unitaria; riduzione in altezza dei muri divisori che frammentano lo spazio e ripristino del muro anulare in panca continua, rendendo disponibile il cortile per esposizioni temporanee e per spettacoli. Parte dell’attico del Panopticon diventerà una passeggiata panoramica astronomica. Il progetto prevede di conservare tutte le tracce del passaggio del tempo per mantenere viva l’esperienza fisica dello spazio carcerario.
Tutti gli altri edifici dell’isola saranno adibiti a funzioni connesse alla sua nuova destinazione d’uso: il forno come struttura ricettiva di ristorazione; spaccio, chiesa e canonica per i servizi turistici; la casa del direttore come foresteria per i residenti e alloggio per il custode e il personale di servizio; gli spogliatoi del campo di calcio come ostello; le lavanderie come laboratori di produzione artistica e foresteria.
Fra le ulteriori proposte del progetto un agricampeggio con strutture leggere, un percorso artistico lungo strade, terrazze, slarghi e cortili, il recupero dell’agro-ecosistema e del mosaico agricolo storico dell’isola, l’attuazione di soluzioni sostenibili per l’energia e per l’acqua, la gestione integrata del ciclo dei rifiuti e la realizzazione di una piattaforma digitale con il racconto dell’esperienza di recupero di un luogo tanto simbolico.
Immagine copertina: vista dell’isola di Santo Stefano da Ventotene (immagine fornita dal Commissario straordinario del Governo)
Il Panopticon settecentesco
Realizzato da Francesco Carpi alla fine del 1700 per volere del re Ferdinando IV, il bagno penale dell’isola di Santo Stefano riproduce la struttura emiciclica del Teatro San Carlo di Napoli su modello del Panopticon di Jeremy Bentham.
La pianta a ferro di cavallo doveva consentire una costante sorveglianza a tutte le 99 celle (su tre piani, di circa 16 mq ciascuna, senza vista mare) da un unico punto. La capienza originale era di circa 370 detenuti, arrivata presto a 600. Al piano terra, meglio controllabile, si trovavano i detenuti ritenuti più pericolosi, al secondo l’infermeria. Alle estremità dell’emiciclo, in un corpo di fabbrica con due torrette, erano alloggiati il personale di sorveglianza e quello sanitario. Completavano la struttura i magazzini, la mensa, gli uffici amministrativi e, al centro del cortile, una cappella.
Con l’avvento del Regno d’Italia il complesso carcerario fu sottoposto a diverse modifiche strutturali per ospitare circa 250 reclusi. Tra fine Ottocento e inizio Novecento furono realizzati altri fabbricati esterni (alloggio del direttore, del cappellano e del personale amministrativo, forno, una nuova cappella, la lavanderia) oltre al piccolo cimitero.
La pensilina in cemento armato all’ultimo piano è stata inserita nel 1960.
About Author
Tag
carcere , ministero cultura , recupero , rigenerazione , ventotene
Last modified: 28 Maggio 2025