La mostra Corollari, con materiali originali e inediti, è un omaggio intenso al poliedrico architetto, designer e docente milanese
MILANO. Il Politecnico di Milano riporta in evidenza l’opera di Carlo De Carli, protagonista dell’architettura e del design italiano del secondo dopoguerra, con una mostra che esplora la filosofia progettuale dell’architetto attraverso vari approfondimenti, corollari come da titolo, che ne descrivono approccio di lavoro e linee di ricerca.
Arredi, disegni, modellini, dipinti, riviste, lettere e ciclostilati sono alcuni dei materiali originali, mai presentati in numero così significativo e in un’unica occasione, esposti nella mostra Carlo De Carli Corollario, organizzata e ospitata dal Politecnico di Milano e curata da Lola Ottolini, Margherita De Carli, Claudio Camponogara, Gianni Ottolini e Roberto Rizzi.
Una mostra ricercata, misurata e attenta nell’allestimento e ricchissima di contenuti considerando che non siamo in un museo, ma nello spazio mostre della Scuola di Architettura di via Ampère.


Una carriera tra arte, disegno e architettura
Carlo De Carli (1910-1999) milanese, è una figura trasversale che si è mossa con leggerezza tra le varie discipline della creatività. Da giovane architetto è entrato nello studio di Gio Ponti, con cui ha collaborato per anni sia nel contesto professionale che accademico, succedendogli nel 1962 come docente di Architettura degli Interni proprio al Politecnico.
Ha progettato edifici pubblici e privati (una breve rassegna nelle immagini), interni e arredi. Nel 1954, con la sedia 683 prodotta da Cassina, ha vinto il primo Compasso d’Oro e il premio Good Design del MoMA; nel 1957, con la poltrona Balestra prodotta da Tecno, il Gran Premio dell’XI Triennale. Sempre nel 1957, ha fondato il giornale Il Mobile Italiano (1957-1960) e dal 1966 al 1971 ha diretto Il Mobile Italiano e Interni. Docente ordinario di Architettura degli interni, Arredamento e Decorazione, dal 1965 al 1968 è stato preside della Facoltà di Architettura del Politecnico, dove ha insegnato fino al 1986.
Intensamente legato al mondo dell’arte, ha collaborato con artisti come Lucio Fontana, Aligi Sassu, Agenore Fabbri, Umberto Milani, all’interno di quel rapporto tra arte e architettura che ha caratterizzato l’opera dei maestri del secondo dopoguerra.
Una geografia di tavoli (e sedie originali)
Prendendo spunto dal titolo del suo ultimo libro Corollario (1992), la mostra presenta la sua filosofia progettuale attraverso diversi tasselli: ad ogni corollario corrisponde un tavolo dedicato, composto da una parte protetta che dispone materiali originali e da una parte invece in libera consultazione (copie di testi e riviste dell’epoca con grafiche meravigliose), con la possibilità di sedersi su una delle sedie progettate da De Carli.
Nel tavolo Il pensiero e le parole ritroviamo De Carli nelle lezioni universitarie, negli interventi a convegni e per organi istituzionali, nei testi a commento delle opere pubblicati su libri e riviste, nelle annotazioni sui quaderni di lavoro, nei Libri Bianchi ciclostilati, nelle lettere scambiate con amici e committenti.
Il regalo della pittura è una parete dalla tonalità calda e accogliente come quella dei tavoli, da cui emergono forti le opere di De Carli la cui passione per la disciplina emerge negli ultimi anni, dopo la fine dell’insegnamento universitario. Qui trasferisce su pannelli di legno truciolare con tecniche miste le memorie e i costanti pensieri di architettura, natura, avvenimenti e luoghi vissuti.
Corrispondenze di sensi è un tavolo personale fatto di biglietti, lettere e disegni di amici e colleghi (in alcuni casi piccole opere d’arte) come Carlo Mollino, Gio Ponti, Luigi Moretti, Lucio Fontana, Roberto Sambonet, Marco Zanuso, Giovanni Muzio e Mario Sironi. Analogamente importanti gli incontri con gli artigiani e i produttori dei suoi mobili, con cui erano grande la sintonia e la familiarità come Cassina, Singer, Borsani e Sormani.
Nel tavolo Attualità dei mobili ritroviamo il rapporto con i produttori (artigiani, industriali), la sinergia con le scuole di ogni ordine e grado, il coinvolgimento degli enti di ricerca, il confronto delle posizioni sulla pubblicistica di settore, perché costituiscono il substrato necessario per la nascita del progetto del mobile come elemento a sua volta dinamico capace di tenere attivi e in tensione legami e relazioni; in mostra la nuova riedizione del Tavolo a Dischi (Carlo De Carli, 1963) prodotto da Gubi nel 2025.
Il tavolo Trame espositive racconta dei tanti allestimenti fatti di spazi flessibili, in alcuni casi aerei nei colori e nelle luci, spazi sinuosi e avvolgenti. Ricerca in architettura ci parla dei tanti progetti dalla prima residenza per anziani e laboratori professionali di Cimiano (1952-1965), alla scuola di sartoria a Montevecchio (1951), gerontocomio di Negrar (1955), al quartiere di residenza economico-popolare di via Forze Armate a Milano (1975) e alla chiesa di Sant’Ildefonso a Milano (1956). Sono disegni di altissima qualità a tutte le scale, sia che si tratti dell’oggetto in scala 1:1 o di progetti architettonici dall’articolazione geometrica complessa.
Nel progetto del mobile i mobili di De Carli entrati in produzione confermano una unità di approccio nelle diverse scale e la coerenza col suo pensiero. Così un piano si piega, dilata o scava per accogliere il braccio di chi vi si appoggia (Poltrona per la II Selettiva, 1957), un bordo si smussa o curva per favorire l’avvicinamento (Cassettone per Porro, 1973 e Tavolo a Farfalla, 1940), o uno spigolo si scava per mediare con lo spazio (Serie Estruso, 1965).
Infine L’insegnamento e la scuola: dal 1948 De Carli svolge insegnamenti volontari nei corsi di Gio Ponti, cui nel 1961 succede alla cattedra di Interni, curandone la trasformazione in Istituto pre-dipartimentale.
Segna una rivoluzione culturale degli interni e dell’intera architettura con l’idea di Spazio Primario, proposto come lo spazio di relazione o del gesto, cioè del manifestarsi materiale e figurale di un’intenzione coi suoi fondamenti di ragione e di emozione. Sono questi gli anni della sperimentazione di una nuova didattica, fondata sulla ricerca e sul lavoro di gruppo.
Attualità dello spazio primario
Pur lavorando in economia, come succede spesso in questo tipo di mostre, il risultato è di grande qualità. I tavoli ricomposti offrono un quadro d’insieme che diventa un’importante occasione per conoscere e diffondere l’opera e il pensiero di un Maestro dell’architettura.
De Carli rappresenta la figura dell’architetto completo. Non esiste nel suo lavoro un significativo cambiamento di pensiero fra il disegno di una casa o di una sedia, perché entrambi fondati sull’attenzione ai gesti e alla vita di chi abita, cambiano solo gli specifici aspetti funzionali e le possibili declinazioni materiche ed estetiche del tema.
L’opera e il pensiero di Carlo De Carli sono oggi quanto mai attuali: il suo approccio sperimentale nell’uso di materiali tradizionali e nuovi, l’esattezza del disegno nella definizione delle forme dell’architettura e dell’arredo e, soprattutto, l’idea fondativa di spazio primario, dove solo l’azione dell’uomo e la sua relazione con l’ambiente e con l’oggetto ne definiscono il senso.
Immagine di copertina: Carlo De Carli Corollario, esposizione nella sala mostre Guido Nardi al Politecnico di Milano (@Jessica Soffiati)
Carlo De Carli Corollario
dal 17 marzo al 7 maggio 2025
Politecnico di Milano, via Ampère 2, Spazio mostre Guido Nardi
Ingresso libero
A cura di: Lola Ottolini, Margherita De Carli, Claudio Camponogara, Gianni Ottolini, Roberto Rizzi
Con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano e di ADI Lombardia
Allestimento: Sixplus Architetti; progetto grafico: Cristina Ottolini
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carlo de carli , design , Milano , mostre , polimi , politecnico di milano , spazio primario
Last modified: 22 Marzo 2025