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Written by: Forum

Co-housing a Napoli, una politica pubblica sostenibile

Co-housing a Napoli, una politica pubblica sostenibile
Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni, sulle politiche pubbliche dell’abitare, di Laura Lieto, assessore all’urbanistica del Comune di Napoli

 

NAPOLI. Le città del futuro dovranno sempre più affrontare il tema della convivenza tra diversi, per ragioni che spesso vanno al di là di fattori morali o ideologici come l’affinità culturale o politica.

I dati demografici, per usare un argomento classico, mostrano l’intensificarsi di un processo già segnalato ormai 20 anni fa dalle Nazioni Unite, ovvero il superamento della soglia del 50% della popolazione mondiale che vive nelle città. Questa intensificazione mostra oggi caratteristiche che, in modo più chiaro di allora, segnalano la direzione di questo processo di massivo inurbamento, che ha effetti estremamente diversi a seconda delle regioni urbane e del loro posizionamento geopolitico. Nelle grandi aree urbane europee non si registrano processi consistenti di crescita demografica, al contrario la tendenza generale è la denatalità e il conseguente incremento di una aging population: persone che invecchiano bene, in salute, ma sempre più spesso da sole. Nello stesso tempo osserviamo l’innalzamento progressivo della soglia di povertà per effetto di processi di ristrutturazione del capitale che, dalla crisi del 2007-08, accompagnano la spirale discendente di ceti una volta al sicuro da processi di marginalizzazione dal mercato.

Accanto a queste tendenze, le politiche di mitigazione del mutamento climatico nelle grandi aree urbane (da Next Generation EU in poi) indicano la necessità di un nuovo patto di convivenza tra società e natura, che tenga insieme il rispetto dell’ambiente con le necessità di popolazioni sempre meno in grado – ed è questo l’elemento di sostanziale novità – di sostenere uno stile di vita urbana legato all’abitazione tradizionale (in casa singola o in appartamento) connessa a una costellazione più o meno standard di servizi pubblici (scuole, centri di quartiere, etc.). La figura del migrante climatico che raggiunge le sponde europee del Mediterraneo è l’epitome drammatica di questo profondo mutamento.

 

Napoli: laboratorio di co-housing e nuove strategie abitative

Napoli si presenta come un laboratorio di sperimentazione di nuove forme di co-abitazione che rispondono, in modo diverso, alle sfide del nuovo regime climatico, della povertà e dell’invecchiamento della popolazione urbana. La revisione del Piano Regolatore del 2004 fornisce l’occasione per rivedere uno dei temi portanti dell’urbanistica nel nostro paese, la dotazione di attrezzature a uso pubblico disciplinata dal Decreto Ministeriale 1444 del 1968, e per riflettere sul tipo di spazio “per stare insieme” di cui oggi abbiamo davvero bisogno. 

La parola-chiave di questo processo di revisione è co-housing. Con questo termine si intende non solo, letteralmente, la ricerca di nuove forme di co-abitazione ma anche, in senso più ampio, la sfida di come condividere spazi e servizi in città che stanno rapidamente cambiando. Innumerevoli esperienze in tutto il mondo evidenziano come le filosofie di co-housing siano diffuse ed estremamente adattabili a specifiche circostanze culturali e materiali: dalle reti di couch-surfing nelle grandi città alle cooperative studentesche nei campus universitari, dai co-housing sovvenzionati per senzatetto e migranti ai condomini sociali in quartieri in rapida gentrificazione. 

Una tale varietà spazia dai rimedi popolari alle politiche di welfare, da pratiche radicalmente informali a nuovi format di mercato. Vale la pena tenerne conto se pensiamo, come è il nostro caso a Napoli, a una politica pubblica dell’abitare che cerchi di contrastare i fallimenti del mercato più rilevanti e di fare fronte a esigenze sociali altrimenti non raccolte dai tradizionali strumenti del welfare.

 

Urbanistica del futuro, un patto tra uomo e natura

D’altro canto, quando la crescita urbana non è più all’ordine del giorno e l’Unione Europea prevede la decarbonizzazione delle città entro il 2050, bisogna pensare a un’urbanistica dell’abitare che non solo faccia fronte alla solitudine, alla deprivazione economica o all’alienazione mentale, ma che sia anche in grado di stabilire una nuova alleanza tra habitat umani e non umani.

La qualità dell’ambiente e un giusto equilibrio tra l’individuale e il collettivo, tra il privato e il pubblico, tra il naturale e l’artificiale, sono al centro di una visione inclusiva e sostenibile delle città del futuro. Tale visione deve fare appello a una progettazione rispettosa dell’ambiente, sfruttando al meglio le condizioni locali, massimizzando l’uso di materiali naturali e riciclabili, riducendo l’impronta di carbonio e contrastando le forme più acute di povertà energetica. 

 

Nuovi modelli di co-housing: progetti sperimentali di inclusione e rigenerazione urbana 

A Napoli abbiamo promosso una serie di progetti sperimentali di co-housing, esemplificativi di come si possa vivere insieme tra diversi facendosi carico degli impatti sull’ambiente e sulla società. Abbiamo da poco inaugurato il primo cohousing intergenerazionale in centro storico, dove persone anziane sole dividono il carico quotidiano con famiglie giovani a basso reddito che ne hanno cura. 

E, insieme a Fondazione con il Sud, abbiamo promosso un programma di agricoltura urbana collaborativa in un’area abbandonata del quartiere Ponticelli col quale realizzare nuove forme di convivialità, inclusione sociale e sicurezza alimentare.

Stiamo lavorando, con un gruppo di designer e operatori di comunità, a una nuova architettura sostenibile per gruppi vulnerabili disegnata come spazio di inclusione gestito da imprese sociali autosufficienti. È partito anche il progetto di un hub interculturale sul cibo, uno spazio pensato per la promozione dei prodotti agricoli locali e l’accoglienza di persone con patologie alimentari.

Abbiamo infine varato un programma di superamento del campo rom di Scampia per la formazione di micro-comunità residenziali in diversi quartieri di Napoli, accanto a una serie di misure di sostegno e promozione sociale. Tutto questo mettendo in gioco proprietà pubbliche, con programmi di rigenerazione socio-ambientale nei quali la relazione con la sfera privata punta a equilibrare esigenze di accesso con forme di sostenibilità economica degli interventi.

Questi progetti provano a sfidare le strutture sociali tradizionali, la segregazione dei generi e la divisione sociale del lavoro che hanno segnato la forma della città moderna con elementi come le unità di quartiere, la taglia media dell’edilizia residenziale pubblica, la netta divisione tra spazio pubblico e spazio privato. E, nella loro specificità, vogliamo segnalare come legami sociali, un tempo garantiti da reti di sicurezza dall’infanzia alla vecchiaia, oggi si siano allentati e chiedano un nuovo patto di coesistenza non solo per far fronte all’anonimato, alla marginalità economica e all’alienazione, ma anche per stabilire una nuova alleanza fattuale tra le specie e i loro habitat. 

Immagine di copertina: Napoli, intervento di co-housing 

Autore

  • Laura Lieto

    È professore ordinario di pianificazione urbana presso l'Università Federico II di Napoli. Teorica della pianificazione e etnografa urbana, il suo lavoro si concentra sull'informalità urbana, sull'urbanistica transnazionale, sulle politiche di rigenerazione e sulla regolamentazione della pianificazione. È stata visiting professor presso la Columbia University e la Copenaghen University e ha diretto progetti di ricerca nazionali e internazionali, tra cui uno recente sull'impatto del turismo di piattaforma sulle città italiane. È vicesindaco e assessore all’urbanistica del Comune di Napoli.

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Last modified: 9 Marzo 2025