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Maria Paola RepellinoWritten by: Città e Territorio

Cina, grandezze e stravaganze di un’architettura che è (troppo) marketing

Cina, grandezze e stravaganze di un’architettura che è (troppo) marketing

Un viaggio tra forme bizzarre, creatività spinta e soluzioni non convenzionali: 5 progetti recentissimi. C’è anche la più grande pista da sci indoor al mondo

 

Non c’è dubbio che l’identità di una nazione o l’idea stessa di modernità siano spesso rappresentate da grandiosi progetti architettonici. Ma in Cina le cose sembravano, per così dire, un po’ sfuggite di mano. 

 

Tutto per lo spettacolo

Con il boom edilizio degli ultimi decenni, il Paese ha visto il moltiplicarsi di strutture gigantesche e stupefacenti, spesso realizzate proprio per ragioni di visibilità internazionale. Nella primavera del 2020 una serie di misure governative ufficializzava però un’inversione di rotta, fissando requisiti in termini di forma, volume e altezza. E vietando progetti di plagio, imitazione e copia di architetture esterofile e straniere per la costruzione di nuove strutture pubbliche.

Queste linee guida facevano seguito ad una precedente direttiva del 2016 che contrastava l’architettura “sovradimensionata, xeno-centrica, bizzarra” (dopo che già nel 2014 Xi Jinping aveva chiesto formalmente la fine delle stranezze architettoniche a livello nazionale), ma che non aveva avuto una grande applicazione. L’eccezionalità degli oggetti architettonici e la spettacolarità delle forme è generalmente utilizzata da società immobiliari e ambiziose amministrazioni locali per garantire un certo grado di protagonismo a vaste operazioni di rinnovamento urbano. 

Una strategia ancora più efficace se a marchiare i nuovi progetti sono prestigiosi studi internazionali, come nel caso della più grande biblioteca climatizzata al mondo disegnata da Snøhetta per la nuova area di Tongzhou a est di Pechino o il futuristico Zhuhai Jinwan Civic Art Center progettato da Zaha Hadid Architects.

 

Le nuove generazioni: ironiche ed iconiche

Mentre l’esterofilia non si placa, è possibile però osservare un crescente numero di studi professionali di piccole e medie dimensioni, realtà giovani, molto distanti dai grandi istituti di progettazione parastatali, ma meglio capaci di interagire criticamente con le esigenze della committenza e con il contesto in cui intervengono. 

La pratica di questi giovani progettisti combina la ricerca dell’innovazione in termini tecnologici ed espressivi con la rielaborazione di immaginari simbolici e valori della tradizione. 

Gli esiti sono eterogenei, legati alla specificità contestuale, solitamente però molto espressivi, talvolta ironici, sempre segnati da un alto grado di creatività e da soluzioni non convenzionali. 

Ne sono un esempio i progetti di MAD Architects, che si caratterizzano per il ricorso a forme organiche, spesso ispirate dalla natura, e soluzioni tecnologicamente avanzate. O ancora gli interventi di Open Architecture, che si distinguono per il loro design iconico, come la recentissima Sun Tower che ambisce metaforicamente a diventare faro culturale e meridiana per una città in espansione.

 

Attrarre, sedurre, vendere

Attraverso una ricerca in termini di forma estetica, materialità, sostenibilità ambientale, o soltanto di un primato in termini di dimensioni, questi oggetti architettonici marcano la propria eccezionalità per esibire e promuovere l’immagine urbana delle istituzioni pubbliche o degli enti privati che li finanziano. 

Sono interventi di progetto che ricercano effetti scenici, fuori dall’ordinario, attraverso tecniche e soluzioni architettoniche diverse per attrarre e persuadere immediatamente visitatori e investitori.

Ma la messa in mostra di nuove parti urbane non è certo una novità, né tantomeno un prodotto occidentale o solo cinese. 

Eppure proprio le differenze che connotano i diversi modi e le diverse pratiche espositive dello spazio urbano ci parlano della labilità della distinzione e della spesso ambigua sovrapposizione, fra esibizione e vendita, sperimentazioni utopiche e promozione immobiliare, ricerca di soluzioni ai problemi della città e raffinate strategie di marketing.

 

I progetti

Beijing City Library, Snøhetta, 2024

Aperta al pubblico nel 2024, la Beijing City Library è stata concepita come catalizzatore culturale della trasformazione urbana di Tongzhou, rafforzando ulteriormente l’area come espansione della capitale. Qui lo studio norvegese Snøhetta – in collaborazione con il partner locale Ecadi – punta a rinnovare la tipologia della biblioteca, traendo ispirazione dal paesaggio circostante. 

L’edificio evoca l’immaginario di una luminosa foresta, tecnologica e sostenibile. Alte e sottili colonne si dissolvono tra i pannelli a forma di foglie di ginkgo, creando un’atmosfera eterea, e al tempo stesso integrano la tecnologia per il controllo del clima interno, l’illuminazione e l’acustica, oltre a raccogliere e recuperare l’acqua piovana dalla copertura per irrigare il sistema di aree verdi. 

La biblioteca rappresenta il più grande spazio climatizzato al mondo dedicato alla lettura, realizzato nel rispetto dei più stringenti standard di sostenibilità del Paese. Il carattere ecologico della struttura è favorito anche dalla capacità dell’edificio di sfruttare al massimo la luce naturale: le ampie vetrate costituiscono il più grande sistema di vetro portante della Cina. 

Inoltre, in richiamo al vicino fiume Tonghui, l’atrio centrale – alto 16 metri – si snoda in una serie di sinuose colline, che a loro volta modellano sedute, scale e scaffali.

 

Zhuhai Jinwan Civic Art Centre, Zaha Hadid Architects, 2023

Zhuhai Jinwan Civic Art Centre è il nuovo hub della creatività contemporanea progettato da Zaha Hadid Architects nel cuore della Aviation New City, una nuova urbanizzazione su larga scala nel distretto di Jinwan a ovest di Zhuhai. 

Il progetto dalle linee avveniristiche riunisce tre istituti culturali distinti (un centro per le arti dello spettacolo composto da un Grand Theatre da 1.200 posti e un Black Box Theatre multifunzionale con 500 posti, un Centro Scientifico interattivo e un Museo d’Arte) sotto una logica formale e strutturale integrata e coerente. 

I diversi volumi si dispongono simmetricamente attorno ad un unico spazio aperto centrale, che funziona come un foyer condiviso. Ispirandosi agli schemi a chevron degli uccelli migratori, che solcano in formazione i cieli del sud della Cina, la copertura in acciaio si configura secondo i principi di ripetizione, simmetria e variazione di scala. 

L’esito è una composizione modulare di elementi correlati che si adattano alle diverse esigenze del programma funzionale. Le scelte progettuali, attente alla sostenibilità energetica e all’uso di materiali riciclati, hanno consentito al progetto di soddisfare gli standard cinesi più elevati di valutazione degli edifici verdi.

 

Lishui Airport, MAD Architects, in costruzione

Nella città foresta di Lishui, situata nella provincia orientale dello Zhejiang, sta per essere completato il nuovo aeroporto ideato da Mad Architects. Il progetto sviluppa una profonda relazione con il contesto lussureggiante che lo circonda. 

Peculiare è la forma della copertura, che leggera e scintillante ricorda simbolicamente quella di un uccello dalle ali spiegate, pronto a spiccare il volo. Uno sbalzo scenografico incornicia l’ingresso, accogliendo i viaggiatori all’interno di un atrio inondato di luce naturale. 

Per adattarsi alla morfologia scoscesa del terreno, l’aeroporto ha richiesto il livellamento di quasi 100 metri di altitudine, dando forma a un impianto a terrazze che integra il terminal, il parcheggio e le aree degli uffici in un sistema di piattaforme discendenti. Questo approccio rinforza il dialogo tra l’infrastruttura e il paesaggio dell’area, garantendo al contempo un design funzionale ed efficiente. 

L’aeroporto di Lishui, come dichiara lo stesso progettista Ma Yansong, “incarna l’essenza delle strutture di trasporto come spazio pubblico, privilegiando la comodità, la scala umana e l’identità della città rispetto alle dimensioni e alla stravaganza”.

 

Sun Tower, Open Architecture, 2024

Sun Tower, l’ultimo progetto di Open Architecture, si staglia sulla costa del Mar Giallo nel cuore della Yeda Development Zone di Yantai, un fiorente distretto industriale e turistico nella provincia dello Shandong. 

In un mix di valorizzazione immobiliare e promozione culturale, il progetto omaggia il legame della regione con il sole e il mare, attraverso il richiamo al culto ancestrale del sole e alle torri di avvistamento edificate durante la dinastia Ming. L’imponente calotta parabolica a sezione tronco-conica, alta 50 metri, è composta da due gusci di cemento bianco inclinati, che catturano e amplificano i suoni e le brezze dell’oceano come un’enorme conchiglia. 

Sulla base di accurati studi sull’esposizione solare, la geometria dell’edificio si allinea al movimento del sole. Dal centro della piazza s’irradiano poi una serie di anelli ellittici, in richiamo alle orbite planetarie; mentre una coreografia di fontane, sincronizzate con le maree, celebra i 24 termini solari del calendario lunare cinese, rafforzando ulteriormente la relazione tra l’edificio e i fenomeni naturali. 

L’attenzione alla sostenibilità è ricercata attraverso l’adozione di strategie passive per ridurre significativamente il consumo energetico complessivo. Soluzioni come l’uso della massa termica, sistemi di ventilazione incrociata, raffreddamento a tunnel e l’effetto camino per espellere l’aria calda permettono di mantenere un comfort termico senza l’uso intensivo di impianti di climatizzazione. 

 

L*SNOW Indoor Skiing Theme Resort, 2024

Mentre le piste sciistiche sulle montagne del nord della Cina si riducono a causa dei cambiamenti climatici, a Shanghai apre la più grande stazione sciistica indoor al mondo (con tanto di certificazione Guinness World Records). 

L’enorme struttura dispone di un comprensorio sciistico di oltre 9 ettari (sei volte più grande del Big SNOW American Dream, l’unica pista da sci indoor degli Stati Uniti) tra attrazioni di ogni genere a tema nordico, piste di pattinaggio, negozi, hotel e un insolito parco acquatico. 

Il resort, la cui apertura si attendeva già nel 2019, rientra sì in un ambizioso piano di investimenti per la promozione degli sport invernali sostenuto dal governo per le Olimpiadi invernali di Pechino 2022, ma rappresenta anche un tentativo di soddisfare i desideri ricreativi di una classe media in espansione. 

Poco importa se sono necessarie 72 macchine di raffreddamento per mantenere una temperatura interna intorno al punto di congelamento e 33 macchine per la produzione di neve per alimentare le piste tutto l’anno. Il tetto è ricoperto quasi interamente da pannelli solari fotovoltaici per compensare un consumo di energia inevitabilmente elevatissimo.

Immagine copertina: Open Architecture, Sun Tower, Yantai (© Iwan Baan)

Autore

  • Maria Paola Repellino

    Architetta e Dottore di ricerca in ‘Architettura e Progettazione Edilizia’ (2016); Ricercatrice presso il Politecnico di Torino dove è stata Direttore Esecutivo del gruppo di ricerca China Room e membro del Future Urban Legacy Lab. Visiting Scholar presso la School of Architecture della Tsinghua University di Pechino (2014). Il suo lavoro di ricerca si concentra sulle culture del progetto architettonico e urbano con particolare attenzione ai processi di trasformazione urbana. Ad oggi le sue principali pubblicazioni sono il volume Fun Mill: The Architecture of Creative Industry in Contemporary China (ORO Editions 2022); The City after Chinese New Towns (Birkhäuser 2019, curato con M. Bonino, F. Governa, A. Sampieri)

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Last modified: 21 Gennaio 2025