Il lavoro cinematografico di due registi svizzeri arricchisce il racconto della villa emblema della Modernità, affacciata sul mare della Costa Azzurra
Tre architetti e una villa: l’irlandese Eileen Gray (1878-1976), il rumeno Jean Badovici (1893-1956), lo svizzero Le Corbusier (1887-1965). E lei, la villa, la francese E-1027 a Roquebrune-Cap-Martin (1926-…). Quando tutto comincia hanno rispettivamente 48, 33, 39 anni, e vivono a Parigi.
Quanti registi all’opera
Una storia che continua ad affascinare architetti, designer, storici e registi. Ultimi in ordine di tempo sono gli svizzeri Beatrice Minger (1980) e Christoph Schaub (1958) con E.1027 – Eileen Gray and the House by the Sea (2024).
Tanti numeri per raccontare l’architettura, il design, l’arte, il cinema, dei ruggenti anni ’20, attraverso una vicenda che arriva ai giorni nostri nella sua attualità: materiale (recupero e rifunzionalizzazione della villa), professionale (revisionismo storico dei protagonisti), morale (il ruolo femminile nel patriarcato culturale).
Ci avevano già provato il regista tedesco Jörg Bundschuh in Eileen Gray – Einladung zur Reise (Invito al viaggio) nel 2006, l’italiano Marco Orsini in Gray Matters e la britannica Mary McGuckian in The price of desire, entrambi nel 2014, a raccontare l’intreccio amoroso, invidioso, professionale dei tre protagonisti.
Quello di Minger e Schaub utilizza la tecnica narrativa della fiction ma soprattutto si avvale dell’ultimo restauro della villa, completato nel 2020, come documentato da un articolo di Laura Ceriolo nel 2021, e del suo ri-arredo originale.
Dialoghi e immagini intrisi di modernità
Sono tanti i dialoghi immaginati dagli sceneggiatori per descrivere il rapporto fra i tre. Fonte principale, gli articoli pubblicati sulla rivista L’Architecture vivante (1923-1932), a firma Badovici, dedicati all’amante designer e all’amico architetto. Icone dell’architettura moderna, nessuno dei due laureato.
Le immagini d’epoca sono quelle che colpiscono di più. Sia dei protagonisti, sia della villa, nelle dichiarazioni della creatrice immaginata come un corpo e non come una macchina. Sarà Eileen in tutti i film, e nella realtà, ad averla vinta sull’architetto svizzero.
La carnalità elegante dei tre, insieme al panorama mediterraneo struggente, invita a spogliarsi della vita vestita cittadina e, nel caso di Le Corbusier, ad indossare sempre un costume da bagno. I suoi affreschi sono stati restaurati così come il suo cabanon a poca distanza. Testimonianze di quello che diversi critici hanno affermato essere uno stupro architettonico.
La voce della protagonista quasi centenaria chiude il film ribadendo il concetto: a lei piacciono, ancora, i muri bianchi.
Il cinema che interpreta il suo tempo
Il clima del film è teatrale, quando si è fuori dalla villa. Ambientazioni e scenografie ad hoc con uso importante del materiale video d’epoca proiettato su teli che restituiscono alle pellicole in bianco e nero l’importanza di essere fonte storica.
Il cinema sperimentale d’avanguardia (dadaista, surrealista, futurista, espressionista) ben si presta a raccontare quegli anni e quei luoghi: Emak-Bakia (Lasciami in pace) (Man Ray, 1926, Francia); Das Cabinet des Dr. Caligari (Il gabinetto del dottor Caligari) (Robert Wiene, 1920, Germania); Le Ballet Mecanique (Il balletto meccanico) (Fernand Léger, Georges Antheil, Dudley Murphy, Man Ray, 1924, Francia); À propos de Nice (A proposito di Nizza) (Jean Vigo, 1924, Francia).
La storia del gusto, dell’arte, dell’arredo, del vivere insomma, accelera i cambiamenti nella società uscita distrutta dalla Prima Guerra Mondiale. Si pensi alla moda, con l’arrivo della quasi coetanea Coco Chanel (1883-1971).
È un mondo fortemente artigianale. L’industria non trova ancora la strada della modernità. Le auto d’epoca di fronte alle nuove architetture sono il passato che si confronta con il futuro. È un mondo pesante che cerca la sua leggerezza. I mobili di Eileen Gray restano tuttora un simbolo di modernità, gli originali dell’epoca hanno raggiunto cifre folli. Nel 2009 la poltrona “Dragons” è stata aggiudicata all’asta per 28 milioni di dollari. Il tavolino d’appoggio omonimo, creato per la villa, compare nelle scenografie di film ambientati nel futuro come Alien: Covenant di Ridley Scott (2017).
Film da cinque stelle, da vedere. Ma soprattutto è da visitare la villa E.1027.
Immagine copertina: locandina del film “Eileen Gray and the House by the Sea, 2024” montata su foto di Laura Ceriolo
E.1027 – Eileen Gray and the House by the Sea
di Beatrice Minger con Christoph Schaub
2024, Svizzera
89 minuti, dialoghi in inglese e francese
Prodotto da Das Kollektiv Independent Productions, Soap Factory, Rise and Shine World Sales
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e-1027 , eileen gray , le corbusier , movimento moderno , quo vadis architetto
Last modified: 6 Gennaio 2025