Divisi per ambiti, una serie di libri di architettura e dintorni: un viaggio-strenna tra le pubblicazioni più recenti
Come ogni dicembre ecco la nostra selezione dei libri sui temi del progetto. Non è un premio al titolo migliore. Spesso nelle nostre recensioni dedichiamo spazio ai testi che riteniamo più emblematici e significativi. Quelli sinteticamente segnalati qui, organizzati in sei ambiti, sono una bussola nel mare della pubblicistica di settore: sempre più ricca da un punto di vista quantitativo, sempre meno efficace nel proporre volumi capaci di marcare svolte culturali nel dibattito disciplinare.
Città (e) natura
Eraldo Affinati, Le città del mondo (Feltrinelli, 2024, 304 pagine, 19 €)
300 città in 300 pagine. Quello di Affinati è un viaggio fatto da testi, brevi e sintetici, con grandi orizzonti. Da New York (il prologo) a Gerusalemme (l’epilogo), il libro è diviso in tre parti: Le città conosciute, Le città sognate, Le città inventate. Luoghi diversi ed eterogenei, reali e non. Come eterogenei sono i materiali dei racconti: spunti, suggestioni, punture di spillo. Non ci sono immagini, solo parole a costruire un immaginario urbano che, nella sua assenza di gerarchie e di limiti, è capace di spiazzare e di creare suggestioni. Descrizioni orientate, con tanta poesia, in cui ognuno può costruire un proprio orizzonte e un proprio paesaggio personale.
Murakami Haruki, La città e le sue mura incerte (Einaudi, 2024, 560 pagine, 23 €)
Il romanzo dello scrittore giapponese, uno dei libri dell’anno, parla di una città, visionaria e metaforica. Gli sfondi urbani hanno una vivida presenza, influenzano la storia narrata, ritmano gli eventi e gli incontri: “Sei tu che mi hai fatto scoprire la città”. Ma su tutto si staglia quell’onirica città “dalle mura altissime”, sogno e realtà, oggetto del desiderio ma in grado anche di spaventare oltre che di sedurre. Difficilmente catalogabile, è un libro che coinvolge e affascina: gli ambienti urbani sono descritti come in bilico, su un delicato equilibrio tra forza e fragilità, tra permanenza ed evanescenza, tra costruzione e distruzione. In questo senso, molto più contemporaneo di tante speculazioni specialistiche.
Giancarlo Consonni, Non si salva il pianeta se non si salvano le città (Quodlibet, 2024, 128 pagine, 12 €)
“Occorre ripartire dall’abitare come modo consapevole e responsabile di essere sulla terra”. L’urbanista (e poeta) Giancarlo Consonni propone una narrazione imperniata sui concetti di urbanità, cura, bellezza, comunità. Lo fa con un testo agile ma profondo, senza immagini, di piccolo formato ma con caratteri grandi. Emblema del testo teorico (con ricchissima bibliografia), giustappone cinque parti, alcune inedite, altre già pubblicate a costruire un senso d’impegno e di prospettiva orientata al futuro, con ritrovate sinergie tra urbs e civitas: “Gli interventi sugli assetti fisici dei contesti devono diventare occasioni per portare in attivo il bilancio sociale, in primis migliorando l’abitabilità dei luoghi e del pianeta e la convivenza civile”.
Francesco Rutelli, Città vince, città perde (Laterza, 2024, 168 pagine, 16 €)
Non il (solito) libro di un politico che si approccia all’architettura. Il già sindaco di Roma offre una visione non strettamente disciplinare, decisamente informata e puntuale, delle città contemporanee. Senza immagini ma ricca di dati e di riferimenti. Sono 8 i capitoli da cui filtra uno sguardo globale che, pur indugiando inevitabilmente molto su Roma, offre un panorama ampio e aggiornato. Nel titolo si afferma una questione politica importante, la concorrenza tra le città perché “ci saranno città che vincono, e città che perdono. Comunità umane che migliorano le loro condizioni, altre che affondano […] la competizione è inevitabile”.
Vittorio Magnago Lampugnani, Contro la città usa e getta per una cultura del costruire sostenibile (Bollati Boringhieri , 2024, 176 pagine, 16 €)
Pochissime immagini, tante parole chiare e impegnate in questo che è un po’ pamphlet un po’ manifesto o – come dice l’autore – “un saggio nel senso letterale del termine: un tentativo”. Scorrere l’indice (composto da 45 titoli di capitoletti) è già una prima forma di lettura che identifica il punto di vista, attento e sensibile ai temi ambientali: da Basta demolizioni: la città non ha bisogno di chirurghi a Smettete di costruire! Ispira nei contenuti e negli sguardi ma è anche piacevole da leggere. Ironico e a tratti divertente nelle domande che si pone: “Siamo destinati a ragionare solo di spessi isolanti esterni che conferiscono a tutte le case l’aspetto di un omino Michelin”.
Ben Wilson, Giungla urbana (Il Saggiatore, 2024, 400 pagine, 30 €)
Il lato selvaggio delle città, osservando crepe e buchi, discontinuità e rovine della materia urbana, in cui la natura s’infiltra e diventa imprevedibile attore di una narrazione diversa. Un lungo racconto stimolante e colto, diviso in sette capitoli oltre a introduzione ed epilogo, senza immagini ma comunque – o forse per questo – affascinante, visionario e stimolante. Tra personaggi esemplari e luoghi simbolici, è una pubblicazione intensa soprattutto nel raccontare storie (spesso storiche) di un’evoluzione che sa scartare dalla linea “retta”, trovando nell’ibridazione e nella contaminazione lo spunto per pensare al futuro. Verso città dove architettura e biologia convivono, non solo come effetto secondario ma come esito di un progetto.
Mario Cucinella e Serena Uccello, Città foresta umana.L’empatia ci aiuta a progettare (Einaudi, 2024, 232 pagine, 18 €)
I dieci capitoli hanno titoli generali e disciplinari in senso lato: da La forma delle città a Il senso poliedrico dell’architettura. Ma non è un testo teorico, è anzi una sorta di diario della professione di architetto. Quasi una miscellanea personale di progetti e idee, di storie e di esperienze, di aneddoti e di racconti, di parole e di schizzi (ad aprire ogni capitolo). Emergono – più di quanto possa filtrare dal titolo e dalle sinossi – un “dietro le quinte” di Cucinella architetto. Una visione soggettiva, impegnata e militante, “un’architettura che alza la voce” perché “è il tempo del coraggio, della visione di un futuro nuovo che pare difficile immaginare ma che già c’è”.
Joseph di Pasquale, Esseri urbani. La città relazionale e i nuovi paradigmi dell’abitare (Il Poligrafo,2024, 88 pagine, 23 €)
Cambiare paradigma è il capitolo centrale del libretto, sta tra Cosa non va nel mondo e Che fare?, identificando chiaramente lo sguardo che l’autore (progettista di un quartiere a Bergamo recentemente inaugurato) offre come contributo al dibattito. Il cambiamento sta nella “città dei comportamenti”. L’assunto è che alle questioni morfologiche e tipologiche deve sostituirsi – come primo motore della progettazione architettonica – l’attenzione e la sensibilità ai comportamenti umani. Le città vengono vivisezionate con tagli eterogenei, riferimenti diversi e sguardo trasformativo, nella direzione della ”assoluta necessità di risemantizzare la professione dell’architetto per far sì che riposizioni il proprio centro di gravità di nuovo intorno agli interessi, ai desideri e ai comportamenti delle persone”.
Storie di architetti e di modernità
Giovanni Leoni (a cura di), Big Book of Architecture (24 ore cultura, 2024, 384 pagine, 70 €)
La pubblicazione ripercorre la storia dell’architettura e dei suoi esponenti più illustri, da inizio Novecento fino ai primi anni 2000 attraverso il lavoro di 20 progettisti (suddivisi in quattro macro-sezioni: Maestri, Oltre i maestri, Professione colta, Nati dopo la guerra) che hanno saputo dare forma al panorama contemporaneo, generando un’eredità che ritroviamo nelle città di tutto il mondo. I progetti approfonditi vengono presentati attraverso un breve saggio, oltre a foto, schizzi, bozzetti e tavole di studio. Ogni sezione è inoltre accompagnata da una cronologia più completa, utile a ricollegare le singole opere in un contesto storico più ampio, tra mostre, conferenze, anniversari e pubblicazioni.
Reinier De Graaf, Architettare, verbo. La nuova lingua del costruire (addeditore, 2024, 320 pagine, 22 €)
Il socio di OMA conia un verbo e ne fa il titolo di un libro articolato in 10 capitoli. Ognuno esprime una forma di contraddizione che è il cuore stesso dell’architettare. Da Lacrime e amore.archistar a Architettura senza architetti.innovazione, passando per Né qui né lì.placemaking, ha la forza di un testo teorico che, sul crinale di contemporaneità spinta e intenso approccio critico, vede una “una professione sotto assedio, costretta ad adottare posizioni virtuose sempre più estreme”. Sensibile ai temi dell’etica, della sostenibilità e della comunicazione, tratteggia un orizzonte interpretativo globale ed eterogeneo, significativamente impattato dalle questioni economiche e finanziarie. È la (necessaria) traduzione italiana di un libro non banale.
Francesca Interlenghi, Giobatta Meneguzzo. Mi sono tanto divertito! (Allemandi, 2024, 296 pagine, 30 €)
Francesca Interlenghi racconta la vita tra cultura, divertimento (e soprattutto passione per l’arte) di Giobatta Meneguzzo (1928-2021), visionario e collezionista di altri tempi. Geometra, già con i primi guadagni si dedica alla collezione di libri d’arte e poi di opere d’arte contemporanea. Nel 1978 inaugura il Museo Casabianca a Malo (Vicenza), esponendo al pubblico la più ampia collezione di grafica d’arte contemporanea degli anni sessanta-novanta del Novecento. La pubblicazione definisce i contorni di un uomo sognatore, affamato di modernità e animato da inesauribile curiosità. Completano il testo le interviste e i contributi di figure che hanno conosciuto il protagonista.
Alessandro Brandino (a cura di), Antonietta Iolanda Lima Architetto. Intrecci di saperi e creatività umana (Gangemi, 2024, 392 pagine, 28 €)
Strutturato in sezioni, ospita gli scritti di autori che hanno avuto relazioni con il lavoro di Lima (ha scritto articoli anche per Il Giornale dell’Architettura). Ne analizzano la personalità professionale e culturale: le loro letture, dettagliate, ricostruiscono la complessa e articolata attività. Lima ha operato in più direzioni (ricerca storica, progettazione architettonica, produzione saggistica, attività accademica, promozione culturale), cercando di eliminare barriere tra discipline. Il libro contribuisce a ripensare il ruolo dell’architettura in chiave etica, interpretandola come disciplina attiva, progettante, propositiva, multiculturale e al servizio della vita, “Seme generativo capace di far fiorire l’uomo e il mondo”.
Raffaele Giannantonio, L’architetto e il diavolo. Le tentazioni dei Maestri del Novecento (Carsa, 208 pagine, 25 €)
Ideologia, politica, responsabilità morali. Questo lo sfondo del testo aperto da una prefazione di Aldo Castellano (scomparso nell’autunno 2024): “Mettere sul banco degli imputati quelle personalità architettoniche, addossando loro indistintamente i misfatti dei regimi dei loro committenti […] è fare di ogni erba un fascio, moralisticamente. È, invece, quanto mai opportuno […] saper distinguere e comprendere bene quel che effettivamente è stato, per non far sì che un’altra cancel history stravolga anche la storia dell’architettura moderna”. Diviso in tre parti, indaga figure storiche del Moderno (c’è molto Le Corbusier) e il loro rapporto (spesso non pienamente risolto dalla critica) con il potere.
Eugenio Lux (a cura di), Acceptera (Lettera Ventidue, 2024, 284 pagina, 29 €)
La pubblicazione propone la prima traduzione in lingua italiana del libro-manifesto dell’architettura moderna scandinava, scritto nel 1931 da Gunnar Asplund, Wolter Gahn, Sven Markelius, Eskil Sundahl, Uno Åhrén e dallo storico dell’arte Gregor Paulsson. Presenta un’accurata disamina delle condizioni e delle istanze, che si allarga ai fattori sociali, culturali ed economici del tempo. Il volume riproduce fedelmente l’impaginazione originale e non solo rende accessibile al pubblico italiano un’opera importante (tappa fondamentale che anticipa il successo scandinavo nell’umanizzazione dell’architettura moderna), ma fornisce anche un contesto storico e critico utile per la comprensione del suo impatto.
Luoghi e patrimoni
Fabio Isman, Andare per l’Italia razionalista (Il Mulino, 2024, 160 pagine, 14 €)
Un “itinerario del razionalismo nostrano, sparso in tutto il paese”, come lo definisce l’autore, giornalista e scrittore. Luoghi – prosegue nella prefazione – “monadi disperse di un’esperienza certo troppo fulminea”. Dieci agili capitoli (prevalentemente scritti, con qualche piccola immagine in bianco e nero, il solo colore è il lilla della copertina) che corrispondono a città o aree geografiche: dalle due “piccole capitali” del razionalismo (Roma, Milano e la Como di Terragni) agli altri contesti in cui gli architetti moderni hanno lasciato un segno indelebile. Testo tecnico ma non troppo, piacevole lettura grazie anche ad un comodo formato.
Stefania De Notarpietro, Alessandra Ferrighi, Eliana Garofalo, Luciano Antonino Scuderi (a cura di), Ereditare il presente: conoscenza, tutela e valorizzazione dell’architettura italiana dal 1945 ad oggi (Magonza, 2024, 592 pagine, 33 €)
Tutto il patrimonio architettonico italiano dal secondo Dopoguerra in poi, raccontato in 600 pagine. Opera-monstre del Ministero della Cultura, esito di anni di studi, ricerche e costruzione di un archivio. Il volume cita e racconta quasi 5.000 architetture, attraverso centinaia d’immagini (belle, a identificare un percorso parallelo) e decine di testi scritti da oltre 100 autori. Monumentale ed elegante, è un repertorio di grande valore, diviso in quattro sezioni. Studiosi e ricercatori chiamati a raccolta, anche per definire un censimento regione per regione. Sguardo rivolto al passato e al presente, con tante – diverse ed eterogenee – ricette per la conservazione e la trasformazione.
Alfredo Buccaro, Leonardo Di Mauro, Massimo Visone (a cura di), Per Cesare de Seta (artem Editoria, 2023, 168 pagine, 25 €)
Volume elegante e di qualità dedicato, con scelta inusuale, a uno studioso come Cesare de Seta. Sorprende ma soprattutto affascina e stimola con la sua sequenza di testi, introdotti dalle figure istituzionali napoletane (dal sindaco al rettore della Federico II, dove de Seta è professore emerito), e con i percorsi fotografici di autori importanti, da Basilico a Jodice, valorizzati dal grande formato. Celebra una figura centrale della diffusione culturale non solo locale, proponendo molteplici modalità di lettura della sua opera e della sua testimonianza, ma anche una terra intera. Ricchissimo di riferimenti bibliografici, è un volume che si fa guardare ma che serve (anche) a studiare.
Valentina Bruschi (a cura di), Fabio Sgroi (fotografie di), Attraverso Palermo (Treccani, 2024, 360 pagine, 79 €)
I luoghi, le facce, le architetture. Nel loro contrasto tra la qualità di una tradizione e i lasciti di una triste stagione di speculazione e abusivismo. Racconta Palermo dal basso Fabio Sgroi, in un libro che è il secondo volume della collana Grandi città grandi fotografi. Immagini in bianco e nero, l’ordine non è cronologico, scatti d’archivio si alternano a fotografie inedite realizzate per la pubblicazione. Tratteggiano quasi mezzo secolo palermitano, dagli anni ’80 in poi. Alcuni testi, nella parte conclusiva della pubblicazione, contestualizzano i temi che emergono dal percorso visuale. Tra questi la storia antichissima e sorprendente degli alberi, dei giardini e delle ville affidata a Giuseppe Barbera.
Mauro Sàito, Passeggiate architettoniche. Trenta itinerari in Puglia alla scoperta delle architetture del ‘900 (edipuglia, 2024, 312 pagine, 16 €)
Un viaggio narrato in prima persona, da sud a nord, tra Santa Maria di Leuca e Peschici: trenta luoghi e progetti moderni pugliesi, tappe di un percorso ideale sostenuto da disegni e schizzi dell’autore con un’interessante interpretazione del contesto in cui si collocano e che contribuiscono a modificare, anche radicalmente, con interventi perlopiù infrastrutturali e di servizi pubblici. Ne emerge – grazie anche all’introduzione del sociologo Giandomenico Amendola – una Puglia inedita, fatta di pezzi iconici della modernità. Progetti noti e notissimi (da Gio Ponti a Giuseppe Samonà, da Luigi Piccinato a Renzo Piano) narrati (anche) nei loro rapporti multipli.
Giulia Cazzaniga, Il Fiume. Disegnare il corso dell’Aire a Ginevra (Christian Marinotti, 2024, 140 pagine, 16 €)
La pubblicazione inaugurale della collana Drawing Landscapes, dedicata al disegno di paesaggio, racconta un progetto emblematico come l’intervento di Atelier Descombes lungo il corso del fiume Aire a Ginevra. Organizzato in cinque parti (c’è anche una traduzione inglese), descrive e rappresenta (con foto e disegni) l’opera e quindi la interpreta nella sua capacità di ridiscutere i confini tra natura e artificio. Innovativo e interessante il racconto finale in cui la parola passa ai progettisti, a tratteggiare uno scenario ampio e complessivo sull’esperienza professionale e sugli approcci, così ben messi in campo nell’intervento fluviale.
Dentro le case
Luca Molinari, Stanze. Abitare il desiderio (Nottetempo, 2024, 180 pagine, 16,50 €)
Dopo Le case che siamo, Molinari indaga la specificità delle stanze che compongono le nostre case. In maniera dettagliata e appassionata esplora storia e funzioni, simbolismo e potenzialità degli ambienti. È soprattutto l’integrazione con la storia dell’architettura e del design, con riflessioni di carattere antropologico, a rendere interessante il viaggio. Che si sofferma anche sul senso di ciò che mostriamo e ciò che invece scegliamo di celare negli ambienti domestici. Tesa tra radicamento e nomadismo, la casa “diventa luogo di rappresentazione e autocoscienza, spazio di conflitto, controllo e dominio, museo delle memorie private, ma anche espressione pura del desiderio di abitare seguendo traiettorie di libertà e benessere”.
Theodor Cron, Stanze italiane (Quodlibet, 2024, 80 pagine, 18 €)
“C’era qualcos’altro in queste stanze, qualcosa che non avevo mai considerato prima e che ora voglio spiegare”. Scoperto di recente negli archivi dell’architetto Theodor Cron, Stanze italiane è un testo insolito sulla concezione dello spazio architettonico e sulla sua continua ridefinizione. Scritto nel 1947, è il risultato di un viaggio nell’Italia meridionale in cui l’autore osserva anonime stanze (prevalentemente d’influenza araba) e ne confronta le qualità architettoniche rispetto ai canoni del Nord Europa. Il volume si contraddistingue per un apporto teorico che ha un valore senza tempo e fa del testo una sorta di rivelazione nel panorama del contemporaneo. In doppia lingua, italiano e inglese, è una lettura intesa, ricca di spunti e suggestioni.
Tiqui Atencio Demirdjian, Inside the Homes of Artists: For Art’s Sake (Rizzoli, 2024, 384 pagine, 95 €)
L’autore apre le porte delle case e degli studi degli artisti contemporanei più influenti attraverso l’obiettivo del fotografo Jean-François Jaussaud. Da Francesco Vezzoli a Maurizio Cattelan, da Miquel Barceló a Cristina Iglesias, il viaggio nelle principali capitali del mondo è una scoperta d’interni segreti, o comunque inediti, in una contaminazione varia tra abitare, produrre ed esporre. Ci sono case in cui gli studi si fondono con gli spazi abitativi e altre che appaiono completamente separate da una qualsiasi pratica creativa. Oltre al fascino dei luoghi ripresi, il libro dimostra che non esiste un solo modo di abitare. Anche per gli artisti.
Grafiche e colori
Jason Fulford, Bruno Munari. 47 Fotos (Corraini, 2024, 104 pagine, 18 €)
Un libro di piccole dimensioni in cui si alternano 47 foto: in bianco e nero quelle di Munari, a colori quelle di Fulford. Condividono il percorso formativo e una profonda passione per la grafica e l’editoria come anche il processo creativo, la capacità di associazione visiva e l’idea di un’arte piacevole e allo stesso tempo utile. I due, però, non s’incontrarono mai. Si presentano indirettamente solo ora in occasione di questa nuova pubblicazione in cui le immagini, disposte a pagine affiancate, danno vita a un dialogo visuale. Sono associazioni d’idee che, con leggerezza e ironia, c’invitano a guardare la realtà con occhi diversi per lasciarsi stupire da oggetti e situazioni solo apparentemente banali.
Marina Nelli, La grammatica del colore (Gribaudo, 2024, 288 pagine, 24 €)
L’autrice ci accompagna lungo un viaggio appassionante, svelando i segreti e le più intime sfumature di tutto ciò che è colore, dagli aspetti culturali e artistici a quelli sociali e psicologici. I colori sono raccontati nel loro significato più iconico: nella storia, nelle varie arti, nella cucina o nella cosmesi ma anche, per esempio, nella sociologia. Una raccolta accurata, pensata per i tanti curiosi e appassionati, ma anche per chi lavora nella creatività. Un piccolo libro con una grafica accattivante che sta a metà strada fra un volume da sfogliare lasciandosi affascinare dal racconto e dalle splendide illustrazioni e un manuale per chiunque lavori con le immagini e con i colori.
Carlo Vinti, La grafica italiana del ‘900 (Giunti, 2024, 252 pagine, 49 €)
La grafica nel Novecento ha contribuito a dare forma al paesaggio quotidiano dell’Italia moderna. Manifesti, marchi, caratteri tipografici, imballaggi, copertine di libri e riviste hanno popolato lo spazio pubblico e privato, imprimendosi nella memoria collettiva. Il volume offre un percorso cronologico e critico della grafica in Italia, dal Futurismo al post-modernismo e al digitale, dando spazio anche a vicende finora rimaste escluse dalle trattazioni più generali. La pubblicazione mette in evidenza come il mondo della grafica sia al centro dell’universo creativo, con le affiche del cinema, la comunicazione politica e sociale ma anche e soprattutto con la grafica editoriale e la pubblicità.
Aldo Aymonino e Federico Bilò, Zodiac 1957-1973 (Ronzani, 2023, 280 pagine, 34 €)
Una lettura critica ragionata e accurata (e molto colorata) della storica rivista edita da Olivetti e dedicata all’architettura internazionale degli anni ’60 e ’70. Gli autori descrivono, attraverso l’analisi dei 22 numeri della rivista, lo spirito che la animava: ottimista, aperto a un futuro i cui effetti erano evidenti e in cui l’architettura moderna era un fattore decisivo. Per Adriano Olivetti, e in seguito per suo figlio Roberto, all’architettura era demandato un duplice ruolo: radicare un senso di comunità e rendere tangibili i valori di una social-democrazia magicamente sposata al capitalismo. A corredo dei testi, planimetrie, foto, grafiche, copertine di una rivista che per grafica contenuti rimane senza tempo.
Scontri e confronti
Franco La Cecla, Addomesticare l’architettura. L’Occidente e la distruzione dell’abitare (UTET, 2024, 176 pagine, 19 €)
Testo teorico, critico e disturbante, che non lascia indifferenti. L’autore di Contro l’architettura torna a sferzare la cultura progettuale con parole inequivocabili: “La monocultura architettonica è oggi la mostruosità che pervade come un cancro tutto il paesaggio mondiale”. Si occupa di scelte compositive (la distruzione moderna della soglia), materiche (contro il cemento armato che “domina, monopolizza, distrugge ogni altra risorsa”), economiche e sociali (contro l’abitare che diventa “merce nelle mani degli speculatori immobiliari, delle corporazioni degli architetti e ingegneri e della mafia finanziaria”). Sa offrire spunti e sa colpire con parole che – nell’articolazione in quattro parti – definiscono la necessità di ribaltamento delle prospettive consolidate.
Stefano Boeri e Amos Gitai, A private glossary (Rizzoli, 2024, 288 pagine, 40 €)
Un prodotto editoriale “pesante” e importante, anche riccamente illustrato, per comunicare un rapporto intimo e decisamente personale. Mette in pagina la relazione umana e intellettuale tra Boeri e il regista – ma laureato architetto – israeliano. Viene definito (e titolato) “glossario” perché discute temi, concetti e parole che aiutano a scoprire e indagare le connessioni e le traiettorie delle esperienze, personali prima, professionali e artistiche poi. Intrecciate, a partire dalle origini famigliari dei due autori, le cui evoluzioni hanno un ruolo significativo nel racconto. Uno spaccato, non scontato, del ruolo di arte e cultura in tempi complicati e in un contesto globale.
Maurizio Milan, Affinità strutturali (Bompiani, 2024, 192 pagine, 18 €)
Il taglio è originale. Di solito leggiamo gli architetti che raccontano le loro esperienze con colleghi e collaboratori. Qui – in un testo tra tecnica e umanità, tra progetto e memoria personale – è un ingegnere, strutturista, che scrive del decennale rapporto con un architetto. Non uno banale, Renzo Piano. Ne nasce un interessante percorso “dietro le quinte”, un’appassionata sequenza di ricordi che hanno, sempre, la costruzione come orizzonte e scenario. Un rapporto in cui l’aspetto personale è importante quanto l’affinità professionale, tanto da mettere in copertina non uno dei tanti, emblematici, progetti realizzati ma le facce (riflesse da una superficie d’acqua) di tre colleghi sorridenti.
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Last modified: 18 Dicembre 2024