Alla Triennale Milano la nuova esposizione del Museo del Design Italiano, diretto da Marco Sammicheli con allestimento di Luca Stoppini
MILANO. Circa duecento oggetti e un’importante novità, una selezione di circa trenta tra abiti e accessori firmati dai nomi che hanno segnato la storia della moda, come Giorgio Armani, Gianfranco Ferré, Versace, Krizia, Martin Margiela e Moschino, solo per citarne alcuni.
Il museo inaugura così anche un “dipartimento della moda” a cui verrà dedicata una nuova ala all’interno degli spazi dell’archivio, visto che il 70% degli oggetti esposti sono nuove acquisizioni e comodati a lungo termine.
Storie in movimento
“Forme mobili” è il titolo della nuova esposizione, un lavoro di ricerca e acquisizione iniziato sei anni fa, che mette in dialogo diverse discipline legate alla progettazione e, in modo particolare, uno degli aspetti più interessanti di “Forme mobili” è il dialogo tra il mondo del design e della moda.
La “mobilità” è quella appunto dell’abito in movimento, o degli abitacoli dei veicoli, intendendo non solo quelli tradizionali su ruote, che spesso e volentieri sono gli unici che sono collezionati nei musei di design. Il percorso esplora le molteplici relazioni tra corpo, silhouette, movimento e tecnologie attraverso oggetti/opere organizzati in dieci sezioni tematiche che rappresentano delle costanti nella storia del design italiano. Non quindi un percorso cronologico ma un racconto per temi: le regole del corpo, la cultura architettonica e degli interni, la pratica dell’ingegno, lo spirito dell’artigiano, l’arte e i suoi materiali, manifattura e progetto, il pensiero radicale, gli outsider, la comunità internazionale, il disegno e la grafica.
Un racconto che offre la possibilità di vedere le nuove acquisizioni di autori già presenti, come ad esempio disegni originali di Carlo Scarpa oltre ai fondi dedicati ad Antonio Citterio, Giorgio Forattini, Alberto Meda, Luigi Molinis, Carlo Mollino, Ettore Sottsass e Saul Steinberg, ma è anche l’occasione per far uscire dall’oblio figure che sono state fondamentali nel mondo del progetto, ma spesso dimenticate. All’interno di ogni capitolo figurano oggetti che provengono da diverse epoche e sono firmati da autori anche stranieri, in quanto spesso si parla comunque di prodotti realizzati in Italia.
Il percorso espositivo
Ogni sezione dell’esposizione dialoga con il mondo della moda attraverso corrispondenze e analogie compositive tra forme, materiali, periodi storici e idee progettuali. Oltre alla moda, il Museo del Design Italiano ha introdotto due nuovi filoni di ricerca e divulgazione: la nautica e l’illustrazione, che esplora ambiti come il disegno per la stampa e la grafica d’autore, non solo perché patrimonio d’archivio della Triennale, ma perché parte integrante della cultura del progetto.
Il legame tra manifattura e progetto, quello con la meccanica del corpo, l’ispirazione dell’arte e i rapporti coi saperi artigiani, il ruolo e la tradizione del disegno, la costruzione di una realtà produttiva che ha dato vita e continuità al Made in Italy sono solo alcuni dei temi che il Museo sviluppa e intende divulgare.
L’allestimento è scandito da strutture realizzate con i tubi innocenti (che verrano restituiti a fine allestimento) che attraversano l’intera lunghezza della “curva” dell’edificio di Giovanni Muzio, come ideali scaffalature che rimandano ai luoghi deputati alla creazione e a quelli dell’approfondimento e divulgazione, all’estetica disordinata dello studio e a quella caleidoscopica d’un atelier o dell’archivio.
L’allestimento prevede anche per ogni capitolo una stanza/cabina rotante, anch’essa realizzata con elementi riciclabili, al cui interno è possibile vedere, disposti come sculture, alcuni degli abiti più rilevanti.
Se pur chiara la motivazione che ha portato verso questo tipo di allestimento, forse visto il particolare approccio della curatela, trasversale e multidisciplinare per valorizzare il dialogo tra linguaggi espressivi e discipline, queste strutture creano confusione.
La curatela è tuttavia coraggiosa perché quello della moda è un mondo competitivo che non ama stare in relazione con altre discipline, ed è molto interessante perché ricorda come “tutto è progetto”. Perché la gramatica complessa delle geometrie di alcuni abiti non è distante da una lampada o da un’architettura (si pensi ad esempio alla camicia “origami” di Gianfranco Ferré). Tecnologia e ricerca accomunano ogni oggetto. L’esposizione è quindi un invito ad esplorare le connessioni tra forma e funzione. È una collezione dove si riflettono la varietà e la complessità del design italiano.
Il percorso tra le forme e i materiali si conclude nella Design Platform, lo spazio dedicato alle esposizioni temporanee di designer contemporanei, sezione finale del Museo che ora ospita la mostra “Monica Bolzoni. Il modulo”, sull’attività della designer di abiti e accessori della moda. A cura di Marco Sammicheli e Anna Di Cesare e con l’allestimento estremamente elegante ed intimo di Paolo Giacomazzi (fino al 12 febbraio 2025).
Immagine copertina: Museo del Design Italiano – Forme mobili, DSL Studio, Milano (© Delfino Sisto Legnani Triennale Milano)
Museo del Design Italiano. Forme mobili
Dal 25 ottobre2024
Diretto e curato da: Marco Sammicheli
Progetto di allestimento: Luca Stoppini
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allestimenti , Milano , moda , mostre , musei , triennale milano
Last modified: 12 Novembre 2024