Hong Kong celebra con una retrospettiva uno degli architetti più influenti della scena internazionale di ieri
HONG KONG. “Life Is Architecture” è il titolo della mostra all’M+, iconico centro culturale progettato da Herzog & de Meuron, inaugurato al pubblico nel 2021 nel distretto culturale di West Kowloon. La retrospettiva, visitabile fino al 5 gennaio 2025, celebra la carriera di Ieoh Ming Pei (Guangzhou 1917 – New York 2019), uno degli architetti più influenti tra il ventesimo e ventunesimo secolo, attraverso una serie di fotografie, disegni, video e modelli inediti.
Una mostra, sei percorsi tematici
L’allestimento museale si sviluppa attraverso sei sezioni tematiche, suddivise in ambienti separati da tramezzi, che riflettono diversi interessi e temi maturati dall’architetto nel corso del suo lavoro: Le fondamenta interculturali di Pei; Real Estate e riqualificazione urbana, Arte e forma civica; Potere, politica e mecenatismo; Innovazione nei materiali e nelle strutture; Reinterpretare la storia attraverso il progetto. Il susseguirsi dei diversi temi nel percorso è reso evidente dai colori dei pannelli dedicati a ciascuna sezione, rendendo più immediata per il visitatore la collocazione delle opere nelle rispettive aree tematiche.
La suddivisione tematica, piuttosto che cronologica, scelta dai curatori Shirley Surya e Aric Chen, permette di analizzare l’opera di Pei sotto una luce inedita. Il percorso espositivo mette in evidenza i principali filoni di pensiero, gli interessi progettuali e le sfide che l’architetto ha affrontato nel corso di una carriera straordinaria, estesa per sette decadi attraverso svariati contesti geografici.
La visita
Abituati a rappresentazioni sempre più digitali e interattive, attraversare la soglia della mostra è un tuffo nel passato che immerge il visitatore in un affascinante capitolo della storia architettonica dei primi anni del Novecento. Un primo ambiente, avvolto in una penombra suggestiva, ospita disegni realizzati con inchiostro su carta, riproduzioni di modelli dei primi anni di formazione dell’architetto e copie di lettere scambiate tra Pei e la sua famiglia durante i primi anni negli Stati Uniti, portando uno sguardo al lato umano dietro la nota genialità architettonica. La prima sala, Le fondamenta interculturali di Pei, si concentra infatti sugli anni di formazione dell’architetto in un contesto profondamente “cross-culturale”. Figlio di Tsuvee Pei, figura significativa nel settore bancario della Repubblica Cinese, Pei nasce a Guangzhou il 26 aprile 1917. I primi trasferimenti legati al lavoro del padre portano la famiglia prima a Hong Kong nel 1918 e poi a Shanghai nel 1927, prima del trasferimento di Pei negli Stati Uniti nel 1935. Qui intraprende il suo percorso di studi, iniziando con una breve esperienza alla Pennsylvania University e proseguendo poi al Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove si laurea nel 1940. Nella stessa sala si possono ammirare i disegni realizzati per la tesi di laurea magistrale conseguita nel 1946 presso la Graduate School of Design dell’Università di Harvard sotto la guida di Walter Gropius.
Quasi a sottolineare un cambio temporale tra gli anni di formazione e quelli della pratica la seconda sezione, Real Estate e riqualificazione urbana, è pervasa da toni più chiari e luminosi. Nella sala si racconta il coinvolgimento di Pei a partire dal 1948 in una delle più grandi società di real estate dell’epoca, la Webb & Knapp (fondata nel 1922 da Seward Webb e Robert Knapp). Durante questi anni, inizia ad occuparsi di numerosi progetti di riqualificazione urbana e complessi ad uso misto, come a Denver, in Colorado (Mile High Center 1952-56 e il Corthouse Square 1954-60), o nell’area sud-ovest di Washington (Southwest Urban Redevelopment 1953-59). Nel 1955 fonda lo studio I. M. Pei & Associates, iniziando a lavorare su numerosi progetti anche oltre i confini statunitensi. Tra questi va ricordato il Fragrant Hill Hotel, nei pressi di Pechino (1982), uno dei più significativi nel dibattito tra modernismo e tradizione. L’opera, situata tra le foreste del parco Xiangshan e presentata nella sesta e ultima sala dedicata alla Reinterpretazione della storia attraverso il progetto, evoca lo sviluppo visivo e spaziale di un giardino classico cinese composto da quinte visive che si susseguono intervallate da acqua, edifici, vegetazione e rocce.
Seguendo il percorso espositivo, fino alla sezione dedicata a Potere, politica e mecenatismo, l’attenzione viene catturata da una struttura che evoca la celebre piramide di vetro progettata per il cortile principale del Grand Louvre a Parigi. L’iconico progetto, completato nel 1988, è parte del vasto ampliamento del museo annunciato nel 1981 dal presidente francese François Mitterrand. Il modello illustra l’interazione di Pei con influenti committenti e il suo impegno in progetti di grande ambizione, che lo hanno condotto a collaborare con istituzioni di alto prestigio internazionale.
La sezione Innovazione nei materiali e nelle strutture esplora in maniera trasversale un ricco tessuto di progetti, mettendo in luce un trinomio essenziale e indissolubile per Pei: forma, materiali e tecniche costruttive. I progetti selezionati rivelano non solo la grande attenzione dell’architetto verso i materiali da costruzione, ma anche pionieristiche innovazioni utilizzate su cemento, pietra, acciaio e vetro. Non è forse un luogo comune tra gli architetti quello di esplorare la dimensione tattile delle superfici di finitura degli edifici? Questa dimensione materiale si fa spazio nella sala, dove il confronto tra i diversi trattamenti superficiali appartenenti a vari progetti invita il visitatore a un’esperienza multisensoriale. Qui, non ci si limita a osservare le innovazioni attraverso disegni e immagini, ma si ha l’opportunità d’interagire concretamente con i materiali, creando un legame diretto tra l’osservatore e l’esposizione.
Immagine copertina: mostra “Life Is Architecture”, M+ museum ingresso, Ieoh Ming Pei, Hong Kong 2024 (© Lidia Preti)
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Last modified: 23 Ottobre 2024