Renato Capozzi e Dario Costi contribuiscono, con due libri paralleli, ad un dibattito disciplinare necessario
Una perdita di spessore critico travaglia da tempo l’arte del costruire e la solidità dei suoi fondamenti, sempre più influenzata dall’estetica dell’immagine e da esigenze strettamente tecniche.
Costruire come azione di servizio
L’urgenza di riattivare una ricerca di senso per l’architettura del nostro tempo informa i volumi di Renato Capozzi e di Dario Costi, che aiutano a riflettere attorno alla costruzione teorica del progetto e alle sue verifiche. Entrambi gli autori intendono l’architettura come pensiero realizzato che si assume il compito di ordinare brani di spazio-mondo (Capozzi), ma anche d’intrecciarsi attivamente con le forme della vita ordinaria e sociale (Costi). Obiettivo comune è ri-delineare, oggi, ragioni e metodi di un edificare inteso come servizio, prendendo atto di una realtà che, dilatandosi velocemente in ogni direzione, non abita più in un insieme agevolmente comprensibile e ordinabile.
Alla frammentazione del presente Capozzi oppone l’energia di una razionalità superiore alla forma, di un principio d’ordine che attribuisca alla composizione un criterio logico. Ponendosi in dialogo con i multiformi contesti che agiscono sul progetto, Costi compie invece un’articolata ricognizione critica in merito alle connessioni tra entità del reale, individuando la relazione come sistema culturale e operativo. Entrambi esplorano, per vie diverse ma in un certo senso complementari, il ruolo della teoria come visione che il progetto attivamente verifica.
Dalla teoria ai fatti urbani
Il volume di Renato Capozzi, Sull’Ordine. Architettura come cosmogonia (Mimesis, 2023, 144 pagine, 12 euro) dichiara subito la volontà d’individuare nell’ordine un valore universale per l’architettura che, in quanto arte costruttrice di kósmos (ordine-mondo), si oppone all’entropia del disordine (kháos). L’approccio rivela una concezione dell’architettura come tecnica scientificamente fondata e trasmissibile, anche su base oggettiva, e come campo privilegiato di sperimentazione del rapporto di circolarità fra teoria e opere.
La documentata analisi, culturale e filosofica, è sviluppata in tre capitoli. Il primo indaga il concetto di ordine sin dalla sua origine – di natura istintiva o razionale – nel mondo e nelle cose stesse, entro vari campi disciplinari e all’interno del tema degli archetipi, dove la ricerca dell’ordine ha origine dall’archè, principio che si concretizza (reifica) nel progetto e nella sua realizzazione. Successivamente, in Gli ordini dell’architettura, il tema è affrontato come assetto sintattico in grado di trasformare una conoscenza in sistema, non solo unità tecnica ma pensiero che assume forma armonica nel corpo architettonico. Nel capitolo Architettura come ordine il tema è infine declinato come plurale e osservato in due maestri: quale ordine assoluto nelle opere del “greco” Mies van der Rohe e come ordine ricercato nel “romano” Louis Kahn. Concludendosi con una prospettiva di ricerca impostata sul parallelo tra l’ordine delle cose e l’ordine delle idee, il volume proietta il lavoro teorico di Capozzi entro la realtà dei fatti urbani. Riflettendo intorno ai fondamenti (storici) della disciplina architettonica, l’autore la delinea come una forma di “archeologia del pensiero” (Giorgio Agamben) e, intrecciando i fondamenti al contemporaneo, apre a una dialogica visione critica quale “via d’accesso al presente”.
Ricucire ambienti e discipline
Architettura delle relazioni. Note. Le forme della vita e le sponde di filosofia, sociologia, neuroscienze e arte
di Dario Costi (LetteraVentidue, 2023, 240 pagine, 18 euro) è nucleo teorico di un più ampio volume che presenta i progetti dello Studio MC2 (Dario Costi e Simona Melli), considerando il lavoro concettuale quale fondamento nutritivo della pratica progettuale. L’autore assume quale tema portante la relazione, in quanto modalità connettiva e dialogante tra l’architettura e i molteplici contesti (culturali, sociali, umani, spaziali e funzionali) in cui essa si colloca. Nei quattro capitoli, Aria, Vento, Luce e Atmosfere, il percorso di Costi si confronta puntualmente con l’arte, l’estetica, la filosofia, la sociologia e le neuroscienze, per ritrovare nodi tematici di congiunzione tra riflessione culturale, pratica progettuale e istanze della vita. Il metodo adottato è di natura problematica e richiede ogni volta un orientamento situazionale votato a creare ricuciture tra l’architettura e l’ambiente vissuto. Il progetto è dunque (anche) una visione umana, strumento per ristabilire dinamici equilibri all’interno del mondo della vita (lebenswelt). Trame e legami diventano quindi aspetti prioritari che le forme rendono durevoli, poiché l’architettura non è solo il fondale dell’abitare ma, in quanto “luogo ospitale”, la sua custodia attiva. Rielaborando l’approccio fenomenologico presente nella cultura architettonica milanese del dopoguerra, Costi costruisce un’articolata struttura di pensiero che dichiaratamente si connette all’attitudine di Ernesto Nathan Rogers all’interrogazione, mossa dallo strumento del dubbio come veicolo per dilatare le conoscenze utili al progetto, inteso come sistema aperto e orizzontale in grado di assorbire stimoli e tensioni provenienti dal contesto. Segnalando la necessità di “spostare l’attenzione del progetto urbano dai pieni ai vuoti”, Costi manifesta una sensibilità etica che rispetta i rapporti tra luogo, persona e comunità, tesa a delineare tessiture finalizzate ad una più vivibile “città delle persone”.
Tradizioni da aggiornare
Mossi da un principio di responsabilità, i due volumi si collocano nell’agorà culturale per riaccendere le coscienze e riattivare il dibattito su identità, compiti e ruoli dell’architettura. I due autori agiscono per vie parallele risalenti a Rogers e ad Aldo Rossi e Vittorio Gregotti, ispirate alla ricerca di fondate certezze per Capozzi o pervase dalla forza ermeneutica del dubbio per Costi; categorie già individuate dallo stesso Gregotti nel 1979 a proposito della posizione di Rossi, definita alfabetica, e della propria, come antistilistica. Entrambi insistono sul ruolo civile dell’architettura e sull’inscindibilità di pensiero e progetto: per Capozzi l’architettura è costruzione logica della forma che attinge ai fondamenti e ne esprime l’impulso razionale; per Costi è formazione in divenire e arte di comporre attraverso delicati legami sintattici. Orientati a intendere la teoria al servizio dell’opera, come traiettoria interpretativa che modifica la realtà, gli autori ci consegnano documenti propositivi su cui intensamente riflettere.
Immagine di copertina: Renato Capozzi e Federica Visconti (con M. e L. Criscitiello), progetto di ampliamento del Dipartimento di Architettura alla Pignasecca, Napoli (2015); Studio MC2 _ Dario Costi e Simona Melli architetti, Sale civiche e housing sociale al quartiere San Rocco a Borgotaro, Parma (2010-18)
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libri , teoria dell'architettura
Last modified: 18 Ottobre 2024