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Written by: Città e Territorio

America’s Cup: Barcellona col vento in poppa

America’s Cup: Barcellona col vento in poppa

La città catalana ospita la 37° edizione: il punto sulla riqualificazione dei porti vecchio e olimpico, con più d’uno scontento tra i residenti

 

BARCELLONA. Tutto a punto per la 37ª America’s Cup: il 22 agosto sono iniziate le regate preliminari, a cui seguono le diverse fasi della Louis Vuitton Cup, la regata giovanile, quella femminile, per terminare con la finale in programma tra il 12 e il 27 ottobre. La città catalana è stata scelta dal campione in carica, il Team New Zealand, per tre fattori chiave: le condizioni di navigazione ottimali, tra cui la possibilità di assistere alle regate anche dalla costa, le adeguate infrastrutture preesistenti (eredità dei Giochi olimpici del 1992) e la capacità della città di accogliere un evento di tale portata. 

 

Riqualificazione accelerata del porto e potenziamento dell’economia blu

Aggiudicata nel marzo 2022, la candidatura ha messo insieme velocemente istituzioni pubbliche e investitori privati che, in un esemplare lavoro d’equipe, hanno potuto accogliere in soli 5 mesi i team in gara nel Porto vecchio (Port vell). Una scommessa difficile anche per il recupero degli spazi ceduti alla Coppa America previo accordo con i concessionari, spazi che saranno lasciati in eredità alla città una volta terminato l’evento. 

Le basi sono state costruite dagli stessi team con investimenti minimi nella maggior parte dei casi. Secondo la direzione del Porto, «Questo ha permesso di concentrare gli sforzi sugli investimenti già previsti, riqualificare gli edifici che lo richiedevano e aprire nuovi spazi per la cittadinanza, con l’obiettivo di trasformare il Port vell nel miglior scenario possibile per godere in prima fila della competizione». Perché un Piano strategico di riqualificazione del porto e del litorale era già in atto, ma l’America’s Cup ha contribuito ad accelerare le tempistiche, in linea con accordi come quello firmato nel 2018 con il Comune per allontanare il terminal crociere dalla città.

«Sommando investimenti pubblici e privati – prosegue la direzione del Porto – si stanno realizzando una ventina d’interventi solo nel Port vell, molti dei quali già completati, con un investimento complessivo superiore ai 120 milioni (di cui quasi 70 di provenienza privata). Si tratta della seconda grande trasformazione del Port vell dai Giochi Olimpici e lascerà un’eredità tangibile per Barcellona una volta conclusa la competizione». Tangibile non tanto a livello architettonico e urbanistico, se paragonata ai grandi gesti dei Giochi olimpici, ma più discreta e sostenibile, e come impulso all’«economia blu», di cui la città vorrebbe diventare leader europeo e referente nel Mediterraneo. Una linea strategica già definita ben prima della Coppa America, che ne amplificherà le possibilità di sviluppo e offrirà indubbia visibilità alla capitale catalana. 

L’immagine del fronte marittimo di Barcellona come sfondo alle regate farà il giro del mondo: un’opportunità unica che la città non vuole lasciarsi scappare. Previsti 2,5 milioni di visitatori, a cui si aggiungono le centinaia di milioni di spettatori che seguiranno l’evento a distanza e che, secondo uno studio dell’Università Pompeu Fabra, genereranno circa 1,2 miliardi di euro – lo 0,5% del Pil annuale della Catalogna -, con 19.000 posti di lavoro. 

 

L’eredità urbanistica

L’evento sportivo ha previsto 19 ambiti di attuazione nel Port vell, tra cui spiccano il nuovo molo delle Drassanes, dove il terminal dei traghetti è stato convertito in un nuovo spazio pubblico che collega la piazza del Portal de la Pau al molo Barcellona, facilitando la continuità urbanistica tra la Rambla e il porto; la realizzazione di una rambla soprelevata in prossimità del frangiflutti meridionale che culmina nel nuovo edificio Mirador con un ristorante panoramico; la costruzione della nuova Loggia dei pescatori con l’apertura al pubblico degli spazi adiacenti; l’adeguamento del World Trade Center; la ristrutturazione dei capannoni del molo di Levante che comprende una stazione marittima per il collegamento in barca fino alla Rambla. A inizio agosto è stata terminata una prima fase di restauro dei fronti e consolidamento strutturale dell’edificio del Portal de la Pau, la sede storica del Porto risalente al primo Novecento, che aprirà al pubblico nel 2025. 

Interessati dai lavori anche alcuni spazi d’intrattenimento privati come il Maremagnum, che inaugura una nuova area di ristorazione, i capannoni di Sant Bertran, che ospiteranno il BlueTech Barcelona, un centro d’innovazione legato all’economia blu, mentre l’investimento previsto dall’aquario per rinnovare la facciata ammonta a 13,7 milioni. Già aperto al pubblico l’America’s Cup Experience, un centro d’interpretazione della Coppa negli spazi in precedenza occupati dal cinema Imax. 

Lluís Salvadó, presidente del Porto di Barcellona, ha sottolineato che è stato svolto un lavoro “chirurgico” per garantire che l’attività delle aziende presenti nel porto potesse continuare con normalità. Ha inoltre sottolineato l’impulso che l’evento sportivo ha dato ai lavori d’integrazione tra porto e città, anche per promuovere la decarbonizzazione, la sostenibilità ambientale e l’innovazione. 

 

Il Porto olimpico

La sua riconfigurazione è un progetto ambizioso iniziato nel 2020 con fine lavori prevista per il 2027, ma che la Coppa America ha contribuito a velocizzare. Inaugurato nel 1991 per le Olimpiadi, il nuovo assetto lo rende uno spazio più permeabile grazie a tre nuovi accessi che lo collegano al quartiere della Villa olimpica, eliminando le barriere che lo separavano dalle spiagge. Oltre 20.000 mq di spazio pubblico, una grande piazza che centralizza molte delle attività culturali ed economiche, con belvedere e un’ampia offerta gastronomica.

La frenesia di lavori ha coinvolto anche strade, piazze e piste ciclabili. La permeabilità tra il porto e gli assi stradali principali è la prossima sfida per migliorare ulteriormente la connessione con la città.

Il pubblico ha dunque opportunità privilegiate per assistere alle gare in diretta e dal vivo: un anfiteatro naturale gratuito di 5 km di coste, con due Fan Zone distribuite lungo il litorale dotate di maxischermi. Anche il Race Village, situato nel Port vell, è parzialmente accessibile al pubblico. Qui lo spettacolo è costituito dalla vicinanza delle basi delle squadre in competizione. Il Porto olimpico invece accoglie le basi della UniCredit Youth e la Puig Women’s. In questa edizione barcellonese la vicinanza alla città delle basi dei concorrenti rende particolarmente attrattiva la visita.

Secondo il sindaco Jaume Collboni, Barcellona avrà dunque un Port vell “più aperto” e un Porto olimpico “più accessibile” che connetterà la città con il mare. L’obiettivo è senz’altro il pienone di visitatori, ma anche lasciare in eredità degli spazi fruibili dai barcellonesi.

 

C’è chi dice no

Nonostante lo sforzo congiunto delle istituzioni, sono una sessantina le associazioni e collettivi di residenti che si sono organizzati attorno alla piattaforma “No alla Coppa America”, secondo cui l’evento elitario non fa altro che peggiorare una serie di problemi già presenti. Sono soprattutto i residenti del quartiere della Barcelloneta i più preoccupati: eventi come questo contribuiscono alla crescita del turismo, alla congestione stradale e ad espellere i residenti, alimentando il mercato immobiliare e generando un intrattenimento diseguale. Secondo una portavoce della piattaforma, “Tutto è orchestrato per un settore della popolazione ad alto potere d’acquisto. Ma pagare le feste ai ricchi non avrà un impatto positivo sulla vita dei barcellonesi». La sfida in casa di questa Coppa America è anche quella di evitare l’esasperazione dei residenti in quanto a gestione degli spazi, sicurezza e mobilità lungo il fronte marittimo interessato dall’evento.

 

Immagine copertina: la regata della squadra italiana Luna Rossa, Barcellona 2024 (© ara)

Autore

  • Francesca Comotti

    Laureata in architettura al Politecnico di Milano nel 1998, dopo alcuni anni come libero professionista rivolge la sua attenzione al mondo editoriale, formandosi presso la redazione della rivista «Area» e il settore libri di Federico Motta Editore. La tesi in urbanistica, con i professori Giancarlo Consonni e Giuseppe Turchini le apre (inconsapevolmente) la strada verso quella che è diventata la sua città di adozione, Barcellona, dove risiede dal 2004. Da qui consolida il suo percorso professionale come giornalista freelance specializzata in architettura contemporanea, collaborando stabilmente con alcune testate di settore italiane e come corrispondente per «Il Giornale dell’Architettura». Per la casa editrice spagnola Loft Ediciones ha pubblicato come co-autrice «Atlas for living», «Atlas de arquitectura del paisaje» e «Sketch landscape»

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Last modified: 24 Agosto 2024