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Silvia LanteriWritten by: , Città e Territorio

Copenaghen sud, ritorno alla natura

La trasformazione di alcuni quartieri della capitale danese favorisce il senso di comunità nel rapporto con la vegetazione e con l’acqua. E compare una fauna urbana

 

COPENAGHEN. A un anno dall’investitura da parte di UNESCO e UIA del titolo di Capitale mondiale dell’Architettura 2023, la città si presenta come un atlante denso e articolato di architetture iconiche e progetti infrastrutturali che ne ridisegnano a velocità impressionante carattere e perimetri. Tuttavia, se osservata più da vicino nella sua grana fine – a partire dai progetti cosiddetti “ordinari” – svela anche la capacità di ridefinirsi proprio a partire da una dimensione dell’abitare quotidiano. È infatti a questa scala minore che l’architettura cessa di essere riconducibile unicamente a edifici appariscenti alla ricerca della propria unicità, ponendo invece maggiore enfasi sul disegno di suolo, sul contatto con l’acqua e sul progetto della vegetazione come parti integranti del disegno di spazio, restituendo una dimensione “selvatica” alla città.

Nello specifico, alcuni quartieri a sud del centro appaiono oggi particolarmente significativi per la capacità di proporre una città contemporanea immersa nella natura, una nuova visione di residenzialità dove gli spazi domestici si ampliano oltre la soglia delle singole abitazioni, divenendo spazi d’incontro e relazione. Da una parte Enghave Brygge, Teglholmen, Sluseholmen – esito del masterplan di Daniensen Architecture, supportato dagli studi By & Havn e Soeters Van Eldonk Ponec Architecten – in direzione di Sydhavn, attraversati dalla nuova linea della metropolitana.

 

La rigenerazione di Kongens Enghave, tra nuova metropolitana e verde

L’area interessata dall’arrivo dell’infrastruttura di trasporto, ex cuore industriale di Copenaghen, sta attraversando una fase di rinascita. Infatti, un motore chiave di questa trasformazione è il prolungamento meridionale della linea M4, inaugurata il 22 giugno 2024, che si estende 4,5 km attraverso cinque nuove stazioni, da Fisketorvet a Ny Ellebjerg, ben integrate nel paesaggio: un attento disegno urbano che pone al centro la qualità dello spazio pubblico e la tutela della biodiversità è la base del progetto di studio SLA per le aree esterne di prossimità. Le nature-based solutions dei progettisti diventano lo strumento per ridisegnare una città più verde, resiliente e a misura non solo d’uomo.

Giardini aperti, corridoi verdi e un’accurata vegetazione autoctona divengono elementi cardine nel ridisegno urbano, che mira a plasmare una città dove l’uomo e la natura s’incontrano in armonia. La vegetazione diventa protagonista, favorendo l’interazione sociale, la mobilità sostenibile e il benessere generale della comunità, in una dimensione di scoperta pedagogica per gli abitanti di ogni età. La tutela della biodiversità è valore fondamentale, con la predisposizione di habitat per favorire il proliferare di flora e fauna locali all’interno del tessuto urbano.

 

Più comunità, più biodiversità

Ciò che sta avvenendo nell’area a sud di Copenaghen non è, dunque, solamente una trasformazione urbana di carattere speculativo, ma una vera e propria sperimentazione dell’abitare. In questa zona i nuovi complessi residenziali pongono in discussione la linea di confine tra lo spazio pubblico e la sfera privata, che si fa sempre più labile, producendo forme di vicinato e comunità più coese. L’accesso alla natura e allo spazio pubblico di qualità permette l’instaurarsi nei cittadini di un senso di appartenenza al luogo, favorendo pratiche di cura spontanee che perdurano nel tempo.

Inoltre, il progetto architettonico affronta, alle varie scale, la necessità di ripensare l’equilibrio tra diverse specie – oltre a quella umana – all’interno del tessuto consolidato, riportando a forme di coesistenza che nel tempo si erano perse. La ricchezza della vegetazione crea un humus che favorisce l’insediarsi di una nuova fauna urbana, generando oasi fondamentali per la salvaguardia della biodiversità. La relazione con la natura viene esplicitata anche dalla presenza costante di pontili in legno che non solo permettono l’attracco delle imbarcazioni, ma diventano vere e proprie spiagge artificiali, ulteriori punti di ritrovo e socialità per gli abitanti.

 

Da corti a oasi urbane

Spingendoci più addentro, osservando le corti residenziali, spicca la presenza d’interessanti spazi semi-pubblici che favoriscono una nuova dimensione di convivialità: piccole corti trasformate in oasi grazie all’innesto d’una folta e ricca vegetazione, composta da specie autoctone e rustiche a bassa manutenzione. La morfologia variabile dei suoli – con dune che riducono i venti e movimentano il paesaggio, piazze d’acqua e rain garden per convogliare le acque, nonché semplici spazi forestati (tiny forest) che definiscono ambienti immersivi come filtro per le abitazioni – consentono di estraniarsi dalla vita urbana. I percorsi interni sono arricchiti da piccoli elementi di arredo che invitano alla sosta, offrendo diversi livelli di privacy. 

Questi spazi accessibili ma “conclusi”, protetti, integrati nel contesto collettivo attraverso sentieri e ciclabili, offrono aree giochi per bambini dal design originale, in cui la scoperta della natura s’intreccia con la dimensione ludica. Non si tratta di elementi d’arredo standardizzati, bensì di percorsi che includono tronchi, piccole pareti per arrampicarsi e casette tra le fronde degli alberi. 

La natura completa armoniosamente le facciate degli edifici multipiano grazie a dispositivi esterni, come i vasi integrati che si estendono oltre il profilo dell’edificio. Questa soluzione non solo aggiunge valore estetico, ma favorisce anche un ambiente più armonioso e vivibile.

 

Cool, ma ancora elitario

Sono presenti anche tipologie più minute, come duplex e triplex, che si affacciano da un lato su strada, e dall’altro presentano un accesso diretto a un lago artificiale con spiaggia o a un pontile su un canale. Queste superfici d’acqua, con livelli interni diversificati e chiusi, consentono l’utilizzo durante tutto l’anno poiché non comunicanti direttamente con l’acqua del canale. Si tratta di una tipologia residenziale – seppur profondamente elitaria – che sperimenta una relazione unica con il contesto, trasformando la vita urbana in un’esperienza simile a quella di una villeggiatura in campagna.

Osservando realtà come questa – in cui l’equilibrio tra uomo e natura torna al centro del progetto architettonico e urbano, in cui infrastrutture e spazi dell’abitare non si pongono in antitesi – ci s’interroga non soltanto sul compito fondamentale del progettista verso ideali di sostenibilità, ma sul ruolo che lo spazio pubblico dovrebbe sempre più rivestire in una dimensione civica, sociale e pedagogica dell’esperienza di città.

Immagine di copertina: residenze su un lago artificiale balneabile (© Silvia Lanteri e Maicol Negrello)



Autori

  • Silvia Lanteri

    Architetta e PhD, è docente di composizione architettonica e urbana presso il Politecnico di Torino, dove attualmente svolge attività di ricerca come assegnista postdoc presso il Dipartimento di Architettura e Design. Membro dell'Istituto di Architettura Montana, da anni prende parte ad attività integrata di ricerca e progettazione presso il Politecnico di Torino e il Politecnico di Milano, a cavallo tra la scala architettonica e quella urbana. I suoi disegni sono pubblicati in numerosi libri e riviste internazionali, quali World Architecture/Shijie Jianzhu, China City Planning Review, Urban Design, Territorio

  • Maicol Negrello

    Nato a Biella (1990), è architetto e assegnista post doc, dottore in Architettura, con un'esperienza di ricerca in Stati Uniti e Canada sull'integrazione dell'agricoltura hightech nel costruito. Laureato in Architettura al Politecnico di Torino, ha perfezionato i suoi studi presso la Tallinn University of Technology e il CCA di Montréal. Attualmente vicepresidente di OrtiAlti e consigliere del direttivo dell'Osservatorio del Biellese-Beni comuni e Paesaggio, è stato visiting researcher presso l'ETSAB di Barcellona. Esperto in nature-based solutions e co-progettazione, è co-fondatore del collettivo Selvaticus, che lavora sui temi della coesistenza tra architettura e natura, premiato in Europan 17 Norway e Sweden. Collabora con diverse realtà locali per lo sviluppo dei territori marginali del Biellese

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Last modified: 3 Luglio 2024