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Arianna PanarellaWritten by: Reviews

Roberto Sambonet, un metodo per il futuro

Roberto Sambonet, un metodo per il futuro

1.300 tra oggetti, disegni, dipinti e documenti alla Triennale Milano per il centenario della nascita del designer e artista

 

MILANO. Dopo Alessandro Mendini, un’altra importante mostra è stata inaugurata negli spazi della Triennale: “Roberto Sambonet. La teoria della forma” a cura di Enrico Morteo e con progetto di allestimento di Daniele Ledda, XyComm. L’esposizione, la più ampia mai realizzata, ne celebra il centenario dalla nascita attraverso 1.300 oggetti, disegni, dipinti e documenti in gran parte inediti, provenienti principalmente dall’Archivio pittorico Roberto Sambonet.

 

Un designer che sfugge al consueto profilo del designer italiano

Sambonet (Vercelli 1924 – Milano 1995) sfugge al consueto profilo del designer italiano, non è architetto e ha sempre rivendicato fortemente la sua identità e la sua formazione da artista. A Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera per poi, nel 1942, iscriversi alla facoltà di Architettura del Politecnico, ma abbandona presto gli studi per dedicarsi alla pittura. Due anni più tardi si trasferisce in Brasile, per un soggiorno che durerà fino al 1953. Rientrato in Italia, viene chiamato da La Rinascente: è all’interno dell’azienda che si avvicina all’attività grafica che, seppur cominciata in Brasile con la progettazione di volantini per il MASP, si arricchisce ora della collaborazione con Bruno Munari, Max Huber, Albe Steiner. Per La Rinascente Sambonet lavora come designer e come promotore culturale di esposizioni e mostre-mercato. L’attività cartellonistica si estende anche ad altre aziende ed eventi, come le mostre della Triennale di Milano, la Pirelli, la Richard-Ginori o la Sambonet, l’industria paterna di stoviglie e oggetti da tavola, per la quale Roberto realizzerà la celeberrima Pesciera, oggi nella collezione permanente del MoMA a New York; è inoltre curatore grafico per Feltrinelli ed Einaudi. Nel 1956 vince il Premio Compasso d’Oro, primo di quattro. Nel 1957 partecipa alla Triennale di Milano, e dallo stesso anno fino al 1960 è art director della rivista “Zodiac” edita da Olivetti. Gli ultimi anni li passerà tra Milano e New York, dedicandosi al design, alla pittura e all’attività espositiva.

 

Formazione culturale, schemi e le forme del mare in tre sezioni

La mostra è composta da tre sezioni, ciascuna organizzata da una serie di sottostrutture tematiche. La prima ripercorre gli snodi cruciali della formazione culturale e indaga alcuni aspetti peculiari del suo modo di procedere, costruendo inattese associazioni formali nell’accostamento di disegni e oggetti.

Un aspetto importante della ricerca di Sambonet sono i viaggi, la scoperta di culture e tradizioni differenti; un’esperienza di cui egli lascia tracce visibili in tutti i suoi progetti, in ogni forma. Dalla Svezia alla Cina, dalla Francia alla Thailandia, dalla Grecia al Messico, al Perù, all’India, Sambonet gira il mondo, accumula ricordi e oggetti: raccoglie bastoni da passeggio, cappelli, maschere, sassi. Particolarmente importanti sono i suoi primi soggiorni brasiliani, tra il 1948 e il 1953. In mostra anche gli intensi volti che disegna nel manicomio di Juquerì nel 1952, in cui ferma la malattia mentale con il suo gesto estremamente pulito e sintetico.

La seconda sezione parte da uno schema da lui stesso impostato. Si tratta dell’ultima ipotesi espositiva immaginata per narrare il suo lavoro, riassunta in un gruppo di circa 200 fotocopie di grande formato (27 x 54 cm), tirate con inchiostro rosso, che descrivono un viaggio scandito da sei categorie tematiche: strutture circolari, ortogonali, triangolari, organiche, psicologiche, cromatiche. Oggetti molto diversi tra loro che stanno insieme perfettamente; non sono lontani gli uni dagli altri, non ci sono legami fissi bensì indissolubili. Per questo motivo è normale vedere affiancate alle chine che analizzano le geometrie dei riflessi sul mare, i triangoli in acciaio progettati per l’azienda di famiglia (1966) o quelli in cristallo disegnati per Baccarat (1971), perché i disegni non sono strettamente correlati all’oggetto ma sono parte del processo interpretativo della realtà. Egli ama la luce che studia nelle sue rifrazioni, nelle leggi fisiche che la regolano. Si tratta di un importante dato ripreso anche nell’allestimento della “curva” dell’edificio di Giovanni Muzio che ospita l’esposizione: i teli bianchi che accompagnano la bellissima luce che filtra dalle finestre diventano basi di esposizione dei suoi progetti.

In mostra anche molti dei ritratti ad amici che Sambonet realizza negli anni: veloci caricature in punta di penna, acquerelli di studio, veri e propri ritratti ad olio, in grado di andare al di là del ritratto e mostrare pensieri ed emozioni.

Nell’ultima sezione della mostra i grandi quadri dedicati alla superficie del mare: egli lo scompone osservandone i movimenti, la sequenzialità delle onde, il loro ritmo, le geometrie che l’acqua disegna. Forme nascoste che fa riemergere nei disegni, negli acquarelli, nella grafica e poi negli oggetti. La mostra si chiude sulla collaborazione con “il Sole 24 Ore”, in cui le sue passioni per i gusti e i sapori del mondo sono pretesti per narrare, incontri, scoperte, esplorazioni.

 

Un metodo per il futuro

Questa esposizione non è una semplice raccolta di oggetti per temi (il design, la pittura, la grafica), ma un racconto complesso che mostra il suo metodo, un modo di lavorare che viveva dell’interdisciplinarità e delle contaminazioni. Le mostre non servono solo per ricordare un progettista ma forse anche per portare qualcosa in più nel futuro, in questo caso un metodo progettuale in cui la matematica, l’arte, l’architettura, il design, la filosofia vivono costantemente insieme in ogni progetto.

Immagine di copertina: foto Delfino Sisto Legnani – DSL Studio @ Triennale Milano

 

Roberto Sambonet. La teoria della forma
17 maggio – 8 settembre 2024

Triennale Milano
A cura di: Enrico Morteo
Allestimento: XyComm, Daniele Ledda con Caterina Caredda e Alessandro Daniele
In collaborazione con: Archivio Pittorico Roberto Sambonet
Catalogo a cura di Enrico Morteo, edito da Electa

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 22 Maggio 2024