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Carlo BerizziWritten by: Reviews

Quelle scuole rivoluzionarie di Alice Hallgarten

Quelle scuole rivoluzionarie di Alice Hallgarten

In mostra la storia visionaria delle due scuole rurali umbre della Montesca e di Rovigliano, che anticipano il modello formativo Montessori

 

CITTÀ DI CASTELLO (PERUGIA). Fino al 23 giugno nella Manica Lunga della Pinacoteca Comunale è aperta la mostra “Alice a Bruxelles – Le scuole rurali della Montesca e di Rovigliano all’Esposizione universale del 1910. Dalle origini a Maria Montessori” che, a partire dalla ricostruzione dello stand dedicato alle scuole rurali della Montesca e di Rovigliano all’Esposizione universale del 1910, ripercorre le origini delle scuole rivoluzionarie nate dall’iniziativa di Alice Hallgarten (1874-1911).

La mostra, allestita da Giacomo Pirazzoli, docente di Progettazione architettonica all’Università di Firenze, e curata da Cristina Caracchini, docente di Italiano e letteratura comparata della Western University in Canada, è organizzata in un unico ambiente analogicamente immersivo in cui il visitatore si ritrova proiettato nello spazio e nel tempo dell’Esposizione di Bruxelles alla scoperta della storia visionaria delle due scuole destinate ai figli dei contadini dell’Alta valle del Tevere, nate per contrastare l’analfabetismo e promuovere un processo di emancipazione della comunità.

 

Un nuovo modello formativo

Nel 1901 Hallgarten fondò la prima scuola all’interno della dimora della Montesca, dove viveva assieme al marito, il barone Leopoldo Franchetti. Ispirata dal movimento delle “scuole nuove” che si stava diffondendo in tutta Europa, Hallgarten sperimentò nuovi modelli educativi e pedagogici; se da un lato l’intento era quello di dare un’istruzione ai figli dei mezzadri che lavoravano le loro terre, dall’altro c’era la volontà di promuovere nuove forme di apprendimento che potessero essere diffuse in tutto il territorio italiano, come di fatto poi avvenne.

Il modello formativo promosso da Hallgarten nelle due scuole umbre, alla Montesca e successivamente a Rovigliano, era di natura esperienzale, antidogmatica e ricomprendeva insegnamenti occasionali ovvero offerti da situazioni specifiche tramutate in opportunità didattiche; tra questi, ad esempio, il corso di esperienze botaniche, che coniugava saperi tecnici sulla coltivazione grazie a piccoli orti, ad aspetti di natura fisica e chimica come lo studio della produzione di anidride carbonica o i principi della capillarità dei liquidi. Per avvicinare i bambini all’arte venne invece introdotto un sistema di prestiti di copie di quadri famosi, spesso visti dal vero durante le brevi gite scolastiche, che gli scolari potevano tenere nelle loro case per un breve periodo. Sono inoltre documentate visite di studio a luoghi d’arte ma anche agli stabilimenti della Buitoni o alle nuovissime centrali elettriche; anche gli ospiti dei baroni in visita alla Montesca diventavano occasioni d’insegnamento di storia, geografia, scienza, economia o letteratura.

Per comprendere la portata innovativa dei metodi didattici della Montesca basti pensare che all’interno della riforma dei programmi didattici del 1923, voluti dal ministero di Giovanni Gentile, furono ricomprese molte attività volute da Hallgarten tra cui il soggetto del mese, il diario di scuola e il calendario, chiamato appunto “Calendario della Montesca”.

 

In mostra, lo stand dell’Esposizione universale di Bruxelles

La mostra descrive questa incredibile vicenda riproponendo lo stand dell’Esposizione di Bruxelles del 1910 attraverso un meticoloso lavoro di ricerca, realizzato a partire da tre fotografie dell’epoca e da alcuni oggetti originali, ai quali vengono aggiunti oggetti d’epoca ma provenienti da altre collezioni, oltre a oggetti ricostruiti secondo le indicazioni della curatrice.

All’ingresso, sul lato corto della sala, una foto d’epoca dell’Esposizione rimanda alla parete contrapposta, dove è riproposto l’allestimento del 1910. Alcune teche occupano longitudinalmente il centro dello spazio espositivo, presentando oggetti e documenti rilevanti, mentre sei sagome a grandezza naturale, che rappresentano le amiche di Hallgarten, disposte in ordine sparso accolgono i visitatori mischiandosi con loro; al soffitto, sei pannelli con immagini d’epoca descrivono la vita della scuola, mentre sul lato lungo tre video integrano contenuti multimediali. I materiali utilizzati per l’allestimento sono pannelli di OSB scialbato con velatura di grigio, teche di plexiglass e pannelli in forex.

Lo spazio che si percepisce entrando nella sala è dinamico: una messa in scena che invita a percorrerlo velocemente per arrivare alla parete finale dove l’immagine dell’ingresso diviene tridimensionale e ricca di oggetti sui quali si ferma lo sguardo. Il grande effetto iniziale, ludico e di chiaro impatto, lascia ora spazio all’approfondimento, allo studio delle cornici che contengono i materiali didattici: una specie di wunderkammer in cui sono raccolti semi, foglie, piccoli oggetti della natura, una carta altimetrica realizzata dagli studenti, una serie di libri, quaderni, registri e disegni attraverso i quali è possibile comprendere in modo esperienziale, come sarebbe piaciuto a Hallgarten.

Tornando indietro, la sala acquisisce un nuovo significato: i retro delle immagini appese e delle sagome a terra accolgono testi descrittivi e citazioni di Hallgarten. Le teche rivelano altri preziosi oggetti, tra cui la documentazione relativa agli incontri con Maria Montessori, il cui Metodo della pedagogia scientifica del 1909 fu finanziato e pubblicato per la prima volta dai baroni Franchetti, ai quali Montessori dedicò il libro “che è stato da loro voluto e che per opera loro esce oggi alla vita del pensiero battezzando nella letteratura scientifica le Case dei bambini”.

L’allestimento è stato pensato per essere riadattato in una sala della Villa Montesca, dove diverrà parte di un percorso permanente per dare testimonianza di queste vicende poco note ma di grande rilevanza.

 

“Alice a Bruxelles – Le scuole rurali della Montesca e di Rovigliano all’Esposizione Universale del 1910. Dalle origini a Maria Montessori”
fino al 23 giugno 2024
Pinacoteca Comunale, Città di Castello (PG)

Autore

  • Carlo Berizzi

    È professore associato di Progettazione Architettonica e Urbana presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Pavia. Nell’ateneo pavese è coordinatore del laboratorio di ricerca AUDe - Architecture and Urban Design, docente dei corsi di Progettazione Architettonica nel Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Edile-Architettura, Direttore del Museo della Tecnica Elettrica. La sua ricerca si concentra sulle trasformazioni urbane, sugli spazi aperti e sui modelli abitativi innovativi. Per AUDe (aude.unipv.it) coordina dal 2018 la ricerca “Case mobili per il turismo sostenibile” e dal 2020 “il progetto degli spazi pubblici in relazione ai cambiamenti climatici”.

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Last modified: 21 Maggio 2024