Mostra, catalogo e premiazioni per la prima edizione del Premio internazionale promosso dalla Comunità montana di Valle Camonica
VIONE (BRESCIA). Riservato a interventi di rigenerazione realizzati in piccole località dell’arco alpino e organizzato dalla Comunità montana di Valle camonica nell’ambito delle attività di VioneLab, il Premio internazionale “Architettura minima nelle Alpi” ha registrato una partecipazione (per numero e distribuzione geografica) superiore alle aspettative (87 candidature), raccogliendo un repertorio di progetti esemplari e significativi per qualità e varietà. Li accomuna la volontà di curare e rigenerare il patrimonio storico diffuso, nel rispetto dei valori e dei parametri dei luoghi e, pur provenendo da contesti alpini diversi (italiano, svizzero, austriaco e sloveno), la necessità di preservare e innovare con spese ridotte e impatto limitato, recuperando e integrando il preesistente. Una tendenza che assume i risvolti di un desiderio condiviso.
Parole d’odine: recuperare, migliorare
Composta da Armando Ruinelli (presidente), Attilio Cristini, Luca Gibello, Sergio Pascolo e da chi scrive (curatore dell’iniziativa), la giuria ha operato secondo i criteri comunicati nel bando, valutando il rapporto tra qualità raggiunta e risorse impiegate, la relazione architettonica tra l’esistente e il nuovo, l’innovazione e sostenibilità ambientale ed energetica, il valore in termini di rigenerazione, la replicabilità dell’intervento e il suo dialogo urbanistico e ambientale con il contesto. Molti progetti hanno recuperato corpi edilizi abbandonati o fatiscenti, spesso di carattere rurale; altri hanno migliorato la funzionalità di edifici sottoutilizzati o di strutture e spazi urbani mediante riconversioni interne, ammodernamenti o piccoli ampliamenti, ma sempre in economia di spazi, risorse e gestioni. La giuria ha scelto di selezionare non tanto edifici iconici, quanto operazioni sensibili e pratiche di rigenerazione sostenibile, nelle quali l’intelligenza interpretativa di progettisti e committenti ha saputo restituire dignità a luoghi degradati o dimenticati, in una prospettiva di sviluppo compatibile.
Quattro premi e nove menzioni per 87 candidature
In ragione dell’elevato numero di candidature e della qualità dei progetti, interpreti di diverse accezioni di “minimalismo”, la giuria ha allargato il campo delle selezioni assegnando due riconoscimenti per ogni sezione e numerose menzioni, così da offrire un ampio panorama dello stato dell’arte, integralmente documentato nel catalogo bilingue in italiano e inglese.
Nella sezione “Architettura minima per le comunità” sono stati valutati positivamente quegli interventi esemplari per la capacità di rigenerare volumi esistenti e d’innescare dinamiche di evoluzione abitativa comunitaria e sociale. I due progetti premiati riguardano la riqualificazione di un fabbricato adibito a spogliatoio presso il campo di calcio di Verzegnis (Udine), a firma di Federico Mentil e Fabio Di Qual, e il centro polivalente e residenza per artisti di Antonio De Rossi, Laura Mascino, Matteo Tempestini, Edoardo Schiari, Maicol Guiguet a Moncenisio (Torino) che riabilita un’ex casermetta militare secondo l’ormai collaudato dialogo tipologico – il principio della “scatola nella scatola” -, per configurare un presidio culturale in terra di confine. Per questa categoria sono state inoltre assegnate 5 menzioni a un centro culturale a Cosio Valtellina (Sondrio) di Marco Ghilotti, al percorso pedonale storico a Gemona del Friuli (Udine) di Sandro Pittini, alle ricomposizioni memoriali di alcuni alpeggi in Val Malvaglia (Svizzera) di Martino Pedrozzi, alla riqualificazione dei centri storici di Tre Ville e Borgo d’Anaunia (Trento) dello studio franzosomarinelli, alla centraline e depositi idroelettrici a Ledro e Roncone (Trento) dello studio Nexus!Associati.
Nella sezione “Architettura minima per la persona” sono stati apprezzati quegli interventi capaci di concepire una conservazione aggiornata dei valori culturali delle civiltà alpine ponendosi, tuttavia, come riconoscibili azioni contemporanee. I progetti premiati, entrambi inerenti ex edifici rurali, sono la maison Gaudin dei vallesani Savioz Fabrizzi Architectes a Anzère Le Grillesses (Svizzera), che con una riconversione elegante e accurata preserva un alpeggio ottimizzandone lo spazio con un intervento privo di orpelli. Gli fa eco, in una versione ancora più spartana, il ciabot Ninin di Studio Ellisse a Gorzegno (Cn) che, in sintonia con i principi costruttivi tradizionali dei fienili e stalle, produce una delicata qualità architettonica con risorse locali e il minimo impatto ambientale. Sono state inoltre assegnate 4 menzioni: a una piccola abitazione in pietra ricavata in un alpeggio in Val di Rezzalo (Sondrio), a firma di Giacomo Menini; al recupero del Tabià Colmean a Canale d’Agordo (Belluno), di Barbara Sandri e Andrea Smaniotto; alla trasformazione di un pollaio in microcamera con servizio, di studio Bergmeisterwolf a a Bressanone (Bolzano); al restauro di un caseggiato già in parte residenziale a Zgornje Gorje (Slovenia) di Matej Gašperič.
Agenda
Il 27 aprile, presso il Palazzo della cultura di Breno avranno luogo le premiazioni, con presentazione dei progetti vincitori, del catalogo e l’apertura della mostra. Dal 5 al 7 luglio, i progetti premiati e menzionati saranno discussi in incontri e tavole rotonde svolti nei tabià di Vione nell’ambito di Vionelab, progetto pluriennale di rigenerazione della piccola comunità alpina e di recupero strutturale, architettonico, energetico e funzionale dei suoi edifici storici.
Immagine di copertina: “Da cosa nasce cosa”, di Federico Mentil e Fabio Di Qual a Verzegnis (UD) – © Alessandra Bello
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alpi , architettura alpina , aree interne , lombardia , premi , recupero
Last modified: 24 Aprile 2024