Una mostra lo celebra con oltre 150 opere presso l’ADI Design Museum a Milano
MILANO. Semplicità delle forme, linee minimaliste e simmetriche, gioco di pieni e vuoti, utilizzo di materiali naturali, l’artigianato che si combina con l’arte e l’arte con la vita quotidiana. Tutto questo è il design giapponese, celebrato in una ricca mostra negli spazi dell’ADI Design Museum, curata da Rossella Menegazzo, esperta di storia dell’arte e cultura giapponese dell’Università degli Studi di Milano, e con il progetto grafico e di allestimento dell’acclamato designer nipponico Kenya Hara.
Oltre 150 opere che esplorano le origini della semplicità nel design giapponese, mostrando la meticolosa attenzione per i dettagli, l’unicità di ogni pezzo nel rispetto della tradizione, ma anche la fusione tra quest’ultima e la tecnologia moderna e la ricerca ingegneristica sui materiali riciclati. Per il fascino e la forte carica etica che gli appartiene, il design giapponese ha avuto terreno fertile in occidente con una produzione che ha investito diversi campi: dall’elettronica, alla moda, all’interior design.
L’esposizione offre un’importante occasione per guardare al rapporto tra design e artigianato, attraverso un’ampia prospettiva data dal gran numero di oggetti di diverso genere che raramente è possibile ammirare insieme, molti dei quali mai esposti in Italia. Dai nomi che hanno segnato la storia del design giapponese dagli anni sessanta fino agli esponenti meno conosciuti, a livello internazionale, delle generazioni più recenti.
Equilibrio e semplicità
Essenzialità delle forme, povertà di materiali, aderenza alle imperfezioni della natura e insieme cura dei minimi particolari. Lontano dalla razionalità che caratterizza la modernità occidentale, tale semplicità trova fondamento innanzitutto nel pensiero animista e shintoista che sottende tutta la cultura nipponica.
A questi pensieri si è aggiunto, a partire dal XIII secolo, quello buddhista proveniente dalla Cina, in particolare lo zen, che ha integrato un ulteriore concetto legato al vuoto, in ragione del quale sottrarre diventa importante quanto riempire. Una “filosofia” del design che ha trovato espressione attraverso i materiali naturali e poveri come carta, legno, metallo, tessuto e, oggi, anche quelli di scarto organici.
Sono tanti i pezzi iconici in cui lo stretto legame tra designer e artigianalità – una saggezza tramandata nei secoli – si rivela peculiare per l’equilibrio sottile e fluido tra natura, materia, uomo, artificio, tecnica e tecnologia.
L’allestimento in 20 visioni
Nell’allestimento questo concetto di semplicità viene indagato attraverso 20 visioni declinate in altrettante parole chiave che accomunano la ricerca generazionale (Aria, Naturale, Trasparente, Primitivo, ecc.) che aiutano la comprensione della mostra.
Kenya Hara ha concepito il percorso espositivo come un viaggio immersivo attraverso una ideale “foresta”. Ogni struttura “albero” ospita opere che incarnano una qualità specifica, accostamenti inediti di lavori diversi, combinando opere di designer e artigiani per esplorare ogni parola chiave. Lampade, sedute, gioielli, stoviglie o abiti sono manufatti delicati dal fascino misterioso e sofisticato, spesso vere e proprie opere d’arte. Raffinatezza e unicità che rende subito internazionalmente riconoscibile la provenienza.
Peccato che, nel passeggiare nella delicata foresta di Hara, collocata su una pedana al centro dello spazio espositivo principale del museo, si venga distratti dall’allestimento permanente ai lati, dedicato ai Compassi d’oro. Un allestimento e una grafica così essenziali meritavano di essere goduti senza sovrapposizioni che, per stile e linguaggio, raccontano altro.
Immagine di copertina: © Yuki Seli
ORIGIN of SIMPLICITY. 20 Visions of Japanese Design
ADI Design Museum
23 marzo – 9 giugno 2024
a cura di: Rossella Menegazzo
progetto di allestimento e grafico: Kenya Hara
Il design giapponese in libreria
Rossella Menegazzo e Stefania Piotti, WA. L’essenza del design giapponese (Ippocampo, 2015, € 39,90). WA è un termine che indica la simbiosi dell’uomo e della sua azione nel plasmare il materiale. Ciò che distingue designer, artigiani e artisti orientali da quelli occidentali è il rapporto con la materia: per gli occidentali la materia sta a rappresentare un’idea, mentre per i giapponesi la materia prima è presenza del divino, un mezzo attraverso il quale le forze naturali si manifestano e l’uomo ne deve far uso con rispetto. Un volume carico d’ispirazione e cura per l’oggetto, indispensabile per leggere il design giapponese contemporaneo, dove il “viaggio” inizia già dalla rilegatura tradizionale, dalla qualità della carta e dalla grafica.
Rossella Menegazzo, IRO. L’essenza del colore nel design giapponese (Ippocampo, 2022, € 39,90). Inizialmente adottati nell’abbigliamento per indicare il rango, i colori tradizionali hanno visto i loro significati espandersi nel corso del tempo fino a includere oggi ogni sorta di oggetto di design. Il libro stesso è un’opera di design editoriale: la rilegatura giapponese lo rende un vero oggetto d’arredo, con stampa in alta definizione. Consigliato per gli amanti dell’interior design.
Penny Sparke, Japanese Design (5 Continents Editions, 2009, € 15,00). Attraverso i lavori selezionati dalla collezione del Museum of Modern Art di New York, il libro permette un primo assaggio sul mondo del design giapponese ripercorrendone lo sviluppo dalla rinascita artigianale del paese all’inizio del Novecento fino agli straordinari oggetti di alta tecnologia, specialità dei designer nipponici sin dalla metà del secolo.
Naomi Pollock, Design giapponese dal 1945 (Dumont, 2020, € 59,00). Un’esaustiva rassegna dal secondo dopoguerra: ottanta designer e centinaia di oggetti provenienti dai più diversi ambiti della vita presentati in dettaglio e accompagnati da saggi. Il manuale prende in esame mobili, illuminazione, stoviglie e tessuti fino ad elettrodomestici e imballaggi, compresi gli oggetti dei designer nipponici più noti.
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allestimenti , giappone , libri , Milano , mostre
Last modified: 10 Aprile 2024