Visita alla nuova mostra del Vitra Design Museum a Weil am Rhein, che ragiona sulla transizione ecologica
WEIL AM RHEIN (GERMANIA). Il Design Council ha appena pubblicato il Green Design Skills Gap Report, che esamina quanto i designer siano “preparati” per affrontare la crisi climatica. Solo il 43% dei progettisti afferma di sentirsi pienamente pronto per soddisfare la domanda crescente relativa alla progettazione ambientale. L’energia è il principale motore trainante della nostra società. È invisibile, ma inevitabilmente una parte importante anche della politica. Tutti gli edifici, le infrastrutture e i prodotti legati alla generazione, distribuzione e utilizzo dell’energia sono creati dall’uomo. Di conseguenza, il design gioca un ruolo chiave nell’attuale transizione verso le energie rinnovabili.
“Transform! Designing the Future of Energy”
La nuova mostra al Vitra Design Museum evidenzia la crescente consapevolezza circa il ruolo vitale che il design può svolgere nella transizione dai combustibili fossili e dalle emissioni di carbonio, mentre si cerca di ridurre gli impatti dannosi dell’uomo sull’ambiente naturale. Come può il design spingerci verso un futuro alimentato da energie rinnovabili? La risposta sembra risiedere nella sinergia tra ingegno scientifico e progettazione incentrata sull’uomo, dove i progettisti fungono da mediatori, traducendo tecnologie complesse in soluzioni accessibili che s’integrano perfettamente nelle nostre vite.
La visita
La mostra si apre con un focus sull’uomo, per poi allargare lo sguardo ad esaminare i nostri oggetti quotidiani, le nostre città e l’intero panorama energetico.
Nella prima sezione, “Human Power”, attraverso una selezione di volantini e cartelli di protesta internazionali, riflette sull’evoluzione delle politiche energetiche e la capacità di ogni individuo d’influenzarle: dai manifesti storici a favore dell’energia nucleare alle proteste contemporanee contro la dipendenza dai combustibili fossili, la rassegna ripercorre l’evoluzione delle nostre politiche energetiche e il potere dell’attivismo individuale. I visitatori sono poi invitati a scoprire il proprio potenziale nella produzione di energia pedalando, così da vedere quanto tempo occorre per garantire elettricità sufficiente per attività comuni come preparare il caffè, navigare in rete o fare una doccia calda.
Non è solo una questione di attivismo, si tratta anche d’innovazione. La seconda sezione della mostra è infatti dedicata al tema “Energy Tools” e presenta prodotti, prototipi ed esperimenti per vivere off-grid (ovvero non essere fisicamente collegati alle utenze tramite fili, tubi o cavi; le case off-grid dipendono completamente dalle proprie fonti di energia, che spesso possono essere rinnovabili come il sole e il vento). Dall’abbigliamento alimentato a energia solare alle cucine a idrogeno e ai lampioni stradali alimentati dal vento, i designer stanno sperimentando nuovi modi per sfruttare l’energia rinnovabile nella nostra vita quotidiana come il lampione “Papilio” (2021) di Tobias Trübenbacher, una turbina eolica scultorea che diventa lampione stradale completamente alimentato dal vento. “Solar Shirt” (2015), della stilista olandese Pauline van Dongen, integra celle fotovoltaiche in una maglietta, generando elettricità per caricare lo smartphone di chi la indossa. Le celle fotovoltaiche vengono utilizzate anche sulla “Covestro Sonnenwagen” (2019), un’auto da corsa a energia solare, mentre “Sono Motors” (2016) installa pannelli solari su autobus e camion di grandi dimensioni per contribuire a ridurre le emissioni di carbonio. Ci sono anche storici esempi come “Solar Do-Nothing Machine” (1957), concepita da Charles e Ray Eames, uno dei primi utilizzi dell’enegia solare che impiegava la tecnologia fotovoltaica per movimentare una scultura cinetica.
La mostra guarda anche alla scala della città, presentando alcuni progetti di architettura e mobilità sostenibile. Nella terza parte, infatti, sotto il titolo “Transformers” vengono presentati una serie di progetti. L’edificio Powerhouse Brattørkaia a Trondheim firmato da Snøhetta (2018), che produce più del doppio dell’energia che consuma, reimmettendo il surplus in una microrete locale. Il Plus Energy Quarter P18 a Bad Cannstatt, sviluppato da Werner Sobek con AktivHaus (2021), caratterizzato da un sistema di riscaldamento autosufficiente, grazie ad una combinazione di pompe di calore, collettori termici fotovoltaici e ventilazione controllata degli spazi abitativi interni. O, ancora, la Day After House di Takk Architecture (2021), che dimostra come le soluzioni high-tech non siano obbligatorie per migliorare l’efficienza energetica degli edifici esistenti: grazie ad un’intelligente configurazione spaziale, con diverse zone climatiche, e all’utilizzo di materiali isolanti naturali, questo appartamento non richiede quasi alcun riscaldamento supplementare.
L’ultima sezione, “Future Energyscapes”, invita infine i visitatori a immaginare il futuro dei nostri paesaggi energetici. Tutte le forme di produzione, distribuzione e stoccaggio di energia lasciano un’impronta spaziale, sia attraverso l’estrazione delle materie prime necessarie, sia per la costruzione e il funzionamento degli edifici, sia per la generazione o trasformazione di energia, o per le infrastrutture necessarie per immagazzinarla e distribuirla. In mostra vengono presentate Energiebunker ad Amburgo o “Hot Heart”, la proposta pionieristica di Carlo Ratti Associati per lo stoccaggio intermedio dell’energia termica nella città di Helsinki. E ancora, altre idee visionarie per la futura produzione di energia: dai modelli di turbine eoliche progettati dagli studenti dell’ECAL/Losanna per l’isola canadese di Fogo, all’ipotetica “Eneropa” progettata dal think tank olandese AMO di Rem Koolhaas. Esposti anche esempi di predecessori storici: dall’idea di Herman Sörgel di un’enorme massa terrestre alimentata da energia idroelettrica, al progetto “Atlantropa” (1927), o al “World Game” (1961) di Richard Buckminster Fuller, all’idea di gestire tutte le riserve e risorse energetiche mondiali attraverso una rete informatica globale.
Dal punto di vista allestitivo, le prime tre sezioni, oltre a non raccontarci nulla di straordinariamente nuovo, si presentano quasi come una fiera sul tema. Fa invece eccezione l’ultima sezione, la quale indaga il tema energia/paesaggio con un allestimento che, attraverso una grafica essenziale, stabilisce un interessante rapporto con l’articolato spazio concepito da Frank Gehry, alludendo alla complessità degli Energyscapes e riportandoci quindi all’interno di un percorso museale.
Morale della favola
L’esposizione sottolinea che l’energia è una delle più grandi sfide del nostro tempo, ma anche una delle più grandi opportunità per rimodellare il nostro mondo. Quindi, la trasformazione dei sistemi energetici deve comprendere qualcosa di più della semplice espansione delle fonti energetiche rinnovabili. La progettazione intelligente degli oggetti di uso quotidiano e l’implementazione di progetti urbani e infrastrutture visionari sono cruciali. La mostra però evidenzia che la strada è ancora molto lunga: il cambiamento non può essere solo tecnologico, è necessaria anche una trasformazione culturale e sociale.
Immagine di copertina: © Vitra Design Museum, foto Bernhard Strauss
“Transform! Designing the Future of Energy”
a cura di Jochen Eisenbrand
Allestimento: EMYL
Fino all’1 settembre 2024
Vitra Design Museum
www.design-museum.de
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Tag
cambiamento climatico , compatibilità ambientale , energia , germania , mostre , vitra
Last modified: 29 Marzo 2024