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Giulia Annalinda NegliaWritten by: Città e Territorio Design

AlUla, il mito che rinasce per la Saudi Vision 2030

AlUla, il mito che rinasce per la Saudi Vision 2030

Prende forma in Arabia Saudita un masterplan grande quanto il Belgio, a servizio di comunità locale e turismo globale, passando per il design

 

ALULA (ARABIA SAUDITA). “Se siamo bravi costruiremo il mito di AlUla”, ha affermato Florian Boje, durante la masterclass tenuta in occasione dell’inaugurazione della mostra “Mawrid: Celebrating Inspired Design” [vedi box al fondo] nel Design Space AlUla, una galleria permanente progettata da Giò Forma con Black Engineering nel cuore dell’AlJadidah Arts District per offrire sale espositive e spazi per laboratori e archivi dedicati al design. L’edificio, progettato in acciaio corten e vetro, è un omaggio ai portali frangivento ampiamente utilizzati negli edifici del quartiere circostante. Un quartiere che è stato oggetto negli scorsi anni di una velocissima azione di set design per conformarlo al suo nuovo ruolo epicentrico rispetto alla valle di AlUla.

Si tratta, in realtà, della ricostruzione di un mito che ha le sue radici in una valle situata a 1.100 km a nord-ovest di Riyadh, racchiusa tra imponenti alture di arenaria rossa e harrats vulcanici, e che comprende i resti di una vasta oasi in terra cruda protetta da mura fondata lungo la Via dell’incenso. Un mito che risale ad un passato lontano, quando l’Old Town di AlUla ancora non esisteva, e quando, invece, Lihyan e Dadan erano le capitali degli omonimi regni, poi passati sotto l’influenza nabatea all’epoca della costruzione di Hegra, la seconda città più importante del regno, dopo Petra, e l’avamposto più meridionale dell’Impero romano, oggi sito Unesco quale Patrimonio mondiale dell’umanità. Si tratta di un mito fondato su di un fiume episodico, il Wadi al-Qura o Wadi dei villaggi, perché, lungo il suo corso, l’uso di sofisticate tecniche di raccolta e regimentazione dell’acqua ha permesso l’insediamento in quelli che sono stati i principali luoghi di sosta lungo i percorsi commerciali provenienti dallo Yemen e lungo quelli religiosi verso La Mecca.

 

Un masterplan grande quanto il Belgio

Un mito che oggi si vuole rilanciare, all’interno della Saudi Vision 2030 attraverso un masterplan di estensione simile alla superficie del Belgio che ha come fulcro proprio il Design Space AlUla, spazio in cui esplorare i processi creativi che influenzano le diverse discipline del progetto, dall’architettura e pianificazione urbana, al design e alla grafica, attraverso la suggestione del paesaggio naturale e culturale della valle.

Il masterplan Journey Through Time di Prior + Partners si articola su di una sequenza di cinque aree distinte (Old Town, Dadan, Jabal Ikmah, Nabataean Horizon e Hegra) che si estendono per 20 km lungo il Wadi al-Qura rinominato “Wadi dell’ospitalità” e delinea un piano volto allo sviluppo delle principali aree storiche della valle. Quindici nuovi epicentri, tra cui musei, gallerie e centri culturali, fungeranno da punti di riferimento dei singoli distretti, mentre la sezione di 9 km della Old Town sarà completamente rigenerata nell’ottica della AlUla Sustainability Charter: al suo interno, il progetto di Prior + Partners in collaborazione con l’altro studio britannico Allies and Morrison per l’AlUla’s Cultural Oasis District, che costituisce il cuore del masterplan, prevede il restauro dell’interfaccia col palmeto dell’AlJadidah Arts District e la trasformazione dell’Old Town in un museo a cielo aperto in cui ospitare hotel e strutture commerciali. Una tramvia a basse emissioni di carbonio lunga 46 km collegherà l’aeroporto internazionale di AlUla ai cinque poli ripercorrendo il tracciato della ferrovia dell’Hegiaz, costruita dagli Ottomani per favorire il viaggio dei pellegrini verso la Mecca.

Ciascun polo offrirà un’accoglienza e un’atmosfera peculiare, diversificata e su misura, da hotel e resort ecoturistici a lodge di lusso e fattorie nei canyon scavate nella roccia arenaria. Tra questi il resort progettato da Ateliers Jean Nouvel, scavato nelle montagne della Riserva naturale di Sharaan; l’Azulik Eco Resort di Roth Architecture, che richiama forme organiche cristallizzate create dal vento sul fondo del wadi e integra spazi museali a spazi di ospitalità nell’ambiente desertico; e il Chedi Hotel progettato da Giò Forma con Black Engineering nel sito Unesco di Hegra, trasformando i resti della stazione ferroviaria storica dell’Hegiaz, del forte e di altri edifici storici in un hotel a sei stelle.

Si tratta di un masterplan dinamico, che è stato recentemente ampliato verso sud, arrivando ad inglobare l’area di Khaybar, dove anche lo studio di Foster + Partners è stato chiamato a progettare una rete paesaggistica di piccoli interventi che contribuiranno ad uno sviluppo olistico della regione; un masterplan che si sta modificando con l’interazione degli esperti di varie discipline che lavorano per la Royal Commission for AlUla (RCU) per rivelarne la storia e che si sta implementando con alcune architetture iconiche che, amplificando i caratteri del luogo, ambiscono a trasformare la valle in uno dei nuovi poli turistici della Saudi Vision 2030.

 

Spazi inclusivi per la comunità

Una narrazione che ha l’obiettivo di realizzare spazi inclusivi per la comunità locale, ma che mira soprattutto a raggiungere un’audience più ampia, attraverso i social che intercettano la comunità globale. Ne è esempio la Maraya Concert Hall (progetto di Giò Forma con Black Engineering, MMG KSA e GAP Progetti), un teatro polivalente che, con 9.740 mq di pareti riflettenti, è l’edificio a specchi più grande del mondo (già ufficialmente Guinness World Record), che si fonde con l’ambiente circostante riflettendo le texture naturali e i colori mozzafiato di AlUla. In grado di ospitare concerti ed eventi in un’area di enorme valore archeologico e paesaggistico, all’interno della quale si mimetizza completamente riflettendo il paesaggio circostante, il suo valore per le condivisioni in rete è stato stimato in diversi milioni di dollari all’anno. Sono numerosissime anche le condivisioni delle immagini delle opere esposte nel Wadi AlFann per la terza edizione del Desert X AlUla, in programma dal 9 febbraio al 23 marzo, anch’esso parte dell’AlUla Arts Festival.

 

 

 

Una mostra per fare il punto su design, architettura, pianificazione

Mawrid: Celebrating Inspired Design“, curata da Sara Ghani e inaugurata durante l’AlUla Arts Festival, filtra, attraverso il prisma dei paesaggi culturali e naturali di AlUla, le pratiche creative del nord-ovest dell’Arabia Saudita nell’ecosistema internazionale del design. L’allestimento a cura di Atelier Brückner nel Design Space AlUla, uno spazio dinamico realizzato per esporre i progetti che contribuiranno alla creazione dell’identità futura di AlUla, introduce una narrazione che intreccia opere recenti che spaziano dal design, all’architettura fino alla pianificazione urbana, presentandone il procedimento creativo e la realizzazione.

I progetti in mostra includono il citato teatro polivalente di Maraya progettato da Giò Forma e Black Engineering; i piani per la ristrutturazione di Madrasat Addeera, il primo centro artistico e di design di AlUla, realizzati dallo studio Hopkins Architects; l’Azulik Eco Resort progettato da Roth Architecture; la ristrutturazione della Moschea Ammar Bin Yasser da parte dello studio SAL Architect; e l’AlUla’s Cultural Oasis District Masterplan, progettato da Prior + Partners in collaborazione con Allies and Morrison.

La mostra include anche i progetti finalisti della seconda edizione dell’AlUla Design Award (Imane Mellah, Teeb, Sara Kanoo e Shaddah Studio) e una rappresentanza dei partecipanti alla prima edizione dell’AlUla Design Residency (bahraini-danish, Hall Haus, Studio Leo Orta, Studio Raw Material e Leen Ajlan), oltre al progetto di visual identity per il Design Space AlUla realizzato da Pascal Zoghbi dell’agenzia 29Letters di Madrid con Clara Sancho Studio, che trae ispirazione dalle antiche iscrizioni a Jabal Ikmah e dai caratteristici portali frangivento di AlJadidah.

Il programma inaugurale, che si è svolto tra il 15 e il 17 febbraio 2024, ha incluso presentazioni, masterclass e laboratori incentrati sul ruolo del Design Space AlUla come punto di scambio ecosistemico di conoscenze sull’innovazione, la conservazione del patrimonio, la materialità contestuale e la pianificazione urbana integrata. Il programma ha incluso le relazioni di Paul Cocksedge (focalizzata su di un pensiero progettuale che pone al centro esperienze d’interazione che hanno un effetto positivo sulle persone) e di Bruno Moser per Foster + Partners (incentrata su di un approccio sostenibile e olistico al progetto urbano, basato su piccoli interventi che possano avere un impatto a grande scala). La mostra rimarrà aperta fino all’1 giugno 2024.

Autore

  • Giulia Annalinda Neglia

    Laureata in Architettura nel 1999, è professoressa associata di Architettura del paesaggio presso il Politecnico di Bari, dove ha coordinato numerosi gruppi di ricerca in lavori sul campo e studi in Medioriente e Nord Africa. Autrice di oltre 150 pubblicazioni, tra cui 6 monografie e 3 curatele, ha ricevuto borse di studio da enti di ricerca internazionali (tra cui DAAD e Fondazione Max van Berchem) ed è stata borsista di post-dottorato presso l’Aga Khan Program for Islamic Architecture del Massachusetts Institute of Technology. Socia ICOMOS e AIAPP, svolge attività di consulenza scientifica per società ed enti internazionali tra cui UNESCO, UN-Habitat e ICOMOS

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Last modified: 5 Marzo 2024