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Martha PollakWritten by: Reviews

Emerging ecologies, il futuro anteriore del green

Emerging ecologies, il futuro anteriore del green

Al MoMA una mostra, co-curata dall’Istituto Emilio Ambasz, sul rapporto tra architettura e ambientalismo in 150 progetti tra anni trenta e novanta

 

NEW YORK. La mostra “Emerging Ecologies: Architettura e l’ascesa dell’ambientalismo”, accuratamente presentata al MoMA, è divisa in tre sale ed è accompagnata da un catalogo riccamente illustrato, Architettura e l’ascesa dell’ambientalismo: una guida sul campo di Matthew Wagstaffe con introduzione di Carson Chan.

Disegni, studi preparatori e fotografie di progetti completati si allineano sulle pareti; i modelli sono posizionati su piedistalli, liberi e collocati vicino ai disegni corrispondenti. Il lavoro di questi profeti e protagonisti dell’architettura è presentato come innovativo e coraggioso, intento a limitare gli interventi architettonici collegandoli strettamente ai fenomeni naturali. Si tratta della “prima mostra dell’Istituto Emilio Ambasz per lo studio congiunto dell’ambiente costruito e dell’ambiente naturale” e presenta circa 150 opere dagli anni trenta agli anni novanta che affrontano questioni ecologiche e ambientali urgenti.

In una sequenza storica continua, in mostra spiccano i progetti di Gaetano Pesce, Emilio Ambasz, Fondazione Cosanti, Richard Buckminster Fuller, James Wines, Frank Lloyd Wright e dello studio Eames con Kevin Roche e John Dinkeloo, tutti caratterizzati da composizioni magistrali di notevole impatto visivo.

 

Pesce, Ambasz e Soleri

La sorprendente sezione di Gaetano Pesce per una chiesa ipogea (1974-77) interra in modo convincente l’edificio in un contesto di grattacieli simile a Manhattan.

Il lavoro di Ambasz, rappresentato da tre composizioni, ha chiare masse e geometrie. Il suo Salone Internazionale a Fukuoka (1990) elabora il sogno di un edificio “ecologico”. Anche se nel progetto iniziale lungo l’edificio a gradoni scendeva una cascata, nella versione realizzata è stata sostituita da rampe diagonali e scale ora appena visibili tra le terrazze verdi dove la vegetazione si è completamente sviluppata. Questa “montagna magica”, o ziggurat, velata di verde ha una forte presenza architettonica, con elementi potenti che demarcano un asse centrale. Il progetto incarna con successo la sua poesia verde e il “simbolismo ambientale”; da allora ha influenzato numerosi progetti di successori che cercano di mitigare i requisiti energetici di un edificio per uffici.

La Fondazione Cosanti è rappresentata dal concetto di “arcologia” proposto da Paolo Soleri per il suo progetto Arcosanti, una città fantastica e tecnologicamente elaborata nel deserto. Meccanicamente sofisticato, il progetto per Phoenix (1969) cerca di prevenire lo sprawl urbano proponendo un ambiente sovradimensionato all’interno di un grande edificio unico.

 

James Wines con SITE, Buckminster Fuller e Cambridge 7 Associates

La bucolica periferia di James Wines e SITE (1981) inserisce all’interno di un’alta struttura in acciaio e cemento una molteplicità di case il cui progetto è lasciato agli abitanti-proprietari. Un’intelligente critica agli edifici urbani convenzionali, il progetto di Wines accoglie una pluralità di soluzioni a bassa tecnologia all’interno di uno schema ordinato.

I “sistemi di gestione della ricerca” di Buckminster Fuller, che amalgamano tecnologie contemporanee con un modo meno invasivo di abitare, sono presentati attraverso una serie elaborata di disegni, fotomontaggi e modelli. Il suo Dymaxion per Ocean World (1982) include considerazioni sulla nave spaziale Terra e avverte di un imminente aumento delle temperature, pienamente confermato nel XXI secolo. In questa catastrofe ecologica Fuller emerge come una Cassandra che getta previsioni funeste sul futuro del pianeta.

La Dolphin Embassy di Ant Farm (1975) suggerisce una bizzarra simbiosi di energie umane e animali che controllano il meccanismo di guida della loro stazione di ricerca galleggiante. Il loro allestimento, animato da filmati video e fotografie di delfini che nuotano sotto le sedie da lavoro, suscita ilarità tra i visitatori.

L’impressionante Tsuruhama Rain Forest Pavilion a Osaka di Cambridge 7 Associates (1993-95) segue la famosa cupola geodetica di Fuller, ma offre anche un’invenzione: il passaggio tra le chiome degli alberi, una soluzione ingegneristica ora spesso abbracciata per un parco che è anche uno zoo e un aviario. In questo progetto, così come in quello di Fuller, “la natura sopravvive entro i limiti controllati dell’ambiente costruito”. Il precedente Ecopolis (1992) di Wolf Hilbertz era andato ancora più in là nella sua “fantasia speculativa di migliorare i processi naturali”.

 

Studio Eames con Kevin Roche e John Dinkeloo e Frank Lloyd Wright

Lo studio Eames con Kevin Roche e John Dinkeloo offre un eccezionale progetto per lo US National Fisheries Center and Aquarium (1966-71, non realizzato). Situato sopra un ipogeo contenente le vasche, circonda con una serra-ventaglio un’apertura centrale di collegamento con i livelli inferiori e l’acqua. Il disegno suggerisce un affascinante giardino all’inglese; il modello rivela chiaramente le geometrie essenziali del progetto, con molti spazi a pianta centrale a forma di croce greca che ricordano la chiesa di Giuliano da Sangallo a Prato.

Il gesto conclusivo della mostra è il sorprendente modello della villa Falling Water di Frank Lloyd Wright (1937), collocata sopra una cascata “naturale” in un contesto simile a quello di una cava. Il modello, realizzato nel 1984, celebra questo progetto unico dell’architetto il cui concetto di architettura organica illustra la controintuitiva idea che le case e il loro contesto naturale dovrebbero essere contigui. Immersa tra acqua e rocce, Falling Water ci porta a ritroso fino alla chiesa interrata di Pesce.

La rivoluzionaria casa solare (Dover Sun House di Eleanor Raymond e Maria Telkes, 1948) e la faraonica diga Norris (a cura della Tennessee Valley Authority, 1933, la più grande infrastruttura di controllo dell’acqua nella storia degli Stati Uniti) completano questa stimolante esposizione, altamente informativa ed esteticamente accattivante.

In una nota di tragicommedia storica, l’illustrazione della casa Raymond-Telkes sulla copertina di “Popular Science” (1949) mostra non solo la parte superiore in vetro della casa attraverso cui sarebbe stata catturata l’energia solare, ma anche un interno domestico convenzionale dell’era post-bellica completo di una collezione di fucili sopra il caminetto.

Tuttavia, sebbene alcune proposte siano datate o bizzarre, l’evoluzione estetica dell’architettura ambientale è saldamente posizionata e rivelata in “Emerging Ecologies” attraverso le opere di rinomati professionisti, scelti per il loro contributo all’ambientalismo, senza un enfatizzato accento sulle innovazioni stilistiche dei loro progetti.

Immagine di copertina: © Jonathan Dorado

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Emerging Ecologies: Architecture and the Rise of Environmentalism
17 settembre 2023-20 gennaio 2024

The Museum of Modern Art, New York
A cura di: Emilio Ambasz Institute for the Joint Study of the Built and Natural Environment (Department of Architecture and Design, con Matthew Wagstaffe, Dewi Tan, Eva Lavranou)
moma.org/calendar/exhibitions/5609

 

Autore

  • Martha Pollak

    Nata in Transylvania (1951), ha conseguito la laurea in architettura all'Università Cornell e il dottorato al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge. Insegna Storia dell'architettura presso il Dipartimento di Storia dell'arte dell'Università dell'Illinois a Chicago. Ha pubblicato libri sui trattati di architettura italiani, su Torino nel Seicento e sull'urbanistica barocca. Già curatrice delle recensioni per il «Journal of the Society of Architectural Historians», è corrispondente del Giornale dell'Architettura dal 2003.

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Last modified: 8 Novembre 2023