Alla Triennale di Milano, una rassegna in 15 “stazioni” invita a una nuova progettualità per spazi domestici in continuo cambiamento
MILANO. All’interno delle celebrazioni per i 100 anni della Triennale, nel suggestivo spazio della curva al primo piano del Palazzo dell’Arte, la mostra “Home Sweet Home” rappresenta un interessante momento di riflessione, soprattutto in questo momento storico, sull’idea di casa e di abitare. Il racconto si articola a partire dalla storia dell’istituzione e delle Esposizioni internazionali della Triennale, che diventano il filo rosso che collega le differenti “installazioni” site specific del percorso espositivo.
15 momenti di riflessione per indagare il tema della casa
La mostra a cura di Nina Bassoli è una raccolta di ricerche e progetti che si divide in 15 “momenti di riflessione” per indagare il tema della casa, attraverso i differenti punti di vista dei vari contributori invitati. Fondamentale, in questo articolato racconto, il ricchissimo materiale di archivio (dal 1923 al 2023) recuperato attraverso 5 ricerche realizzate da altrettante storiche dell’architettura: Gaia Piccarolo, Annalisa Metta, Maite García Sanchis, Sex & the City e Imma Forino. Mentre le 10 installazioni hanno visto la partecipazione di studi di architettura e centri di ricerca: Assemble Studio, Céline Baumann, Matilde Cassani, Canadian Centre for Architecture (CCA), Dogma, Maio, Sex & the City, Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Diller Scofidio + Renfro e Lacaton & Vassal Architectes.
Le tematiche legate alla casa e all’abitare nel corso del tempo si sono sviluppate seguendo anche l’economia, le evoluzioni della società, diventando così occasione centrale di dibattito in alcuni frangenti e portando a svariate occasioni di progettualità. In anni recenti ci è voluta una pandemia per riportare di nuovo la casa, il modo di viverla, i suoi spazi, al centro delle riflessioni.
Attraverso linguaggi differenti, l’esposizione non mostra solo una sequenza di oggetti o viste d’interni ma sottolinea le contraddizioni, i cambiamenti della società rispetto a tematiche sempre attualissime tra casa e lavoro (un letto può avere forme e dimensioni diverse dagli standard, come mostra la ricerca curata da “A Section of Now” del CCA), maschile e femminile (come sottolineato dalla ricerca “lLangelo del focolare” del gruppo The Sex & the City che esplora i ruoli contrastanti giocati da uomini e donne negli spazi pubblici e domestici), ambientalismo e attivismo, pubblico e spazio privato (in mostra le cucine collettive “Urban K -Type” del gruppo Maio, che ci parlano di realtà sociali difficili e vicine, dove tuttavia un piccolo gesto progettuale come “il modulo di una cucina” può diventare simbolo di coinvolgimento e futura emancipazione per uomini e donne), il tempo libero e la vita privata, la natura e lo spazio domestico (interessante e rappresentativo lo studio del “Il parlamento delle piante d’appartamento” dell’architetto paesaggista Céline Baumann).
Il percorso della mostra
Per il visitatore il viaggio ha inizio guardandosi in uno specchio posto sopra un lavandino, la riproduzione di uno storico angolo di bagno, simbolo di riti quotidiani e del luogo più privato delle nostre case. La mostra, con busti di donne, letti, cucine e tante straordinarie immagini di archivio, ci conduce attraverso le trasformazioni dei ruoli di genere, l’evoluzione del rapporto con la natura nello spazio domestico, la crescente influenza della tecnologia sulla vita, evidenziando alcuni dei grandi cambiamenti che negli ultimi cento anni hanno trasformato la casa e, quindi, la società.
Una sezione è dedicata alla ricerca di Giovanna Borasi al CCA, che affronta il modo in cui i diversi concetti di famiglia, proprietà e lavoro influenzano il design dello spazio domestico. Differenti concetti di alloggi condivisi sono mostrati attraverso immagini e disegni: tra questi, una Hype House in cui gli influencer risiedono e creano contenuti o, ad esempio, un blocco di alloggi condivisi a Berlino che si rivolge a persone queer e trans discriminate nel mercato degli affitti.
Le installazioni sono scandite da grandi tavoli (oggetti di design decisamente unici perché frutto dell’assemblaggio di diversi pezzi recuperati da precedenti allestimenti di mostre). Raccontano le ricerche d’archivio con fotografie, libri e oggetti, esplorando le declinazioni del domestico e raccontandole attraverso le tante esposizioni, convegni e mostre organizzate dalla Triennale, che ha sempre avuto come sua missione centrale il tema dell’abitare. Il tavolo legato al tema della cucina, spazio un tempo nascosto legato alla preparazione del cibo e quindi principalmente alle donne, è uno di quelli in cui emergono forti i contrasti sociali dell’epoca. La cucina oggi è invece diventata uno dei luoghi più importanti per la convivialità domestica, da mostrare. Nelle fotografie emerge come le donne siano sempre state relegate alla sfera domestica (usate come modelle per mostre “la casa”), con gli uomini invece votati alla sfera pubblica.
Una riflessione interessante è anche quella portata dal collettivo Dogma su una particolare tipologia di abitazione: la Longhouse. Trattasi di case lunghe e strette, selezionate nel corso dell’ultimo secolo e mezzo da tutto il mondo, edifici simili nella forma ma diversi nella costruzione che supportano diversi programmi e modalità di occupazione comune. Un progetto che indaga come la separazione tra spazi per la vita e per il lavoro, tra sfera pubblica, privata e rituale, sia una costruzione culturale relativamente recente e sottolinea le riflessioni sui bisogni sociali di condivisione di tempo e spazio.
Dall’archivio è stata anche estratta un’installazione storica, restaurata per l’occasione: la presentazione di Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio per la Triennale del 1986, “Inside-out: A Window on the Garden”, una scultura che esplora la finestra come soglia che separa dentro e fuori, sottolineando le relazioni tra casa e natura. Il percorso si conclude con un’immagine evocativa, la celebre ristrutturazione dei 530 appartamenti del Grand Parc Bordeaux di Lacaton & Vassal: un lavoro paradigmatico, perché di trasformazione e non di costruzione, dove la casa è vista come un elemento stratificato che si compone di layer che raccontano storie e usi.
Non ci troviamo di fronte a una mostra che vuole proporci soluzioni giuste o fornire risposte ai problemi dell’abitare contemporaneo. Il continuo raffronto tra presente e passato è sicuramente uno stimolante momento di riflessione che sottolinea ancora di più quanto velocemente stiano cambiando la società e il modo di vivere gli spazi domestici e, quindi, l’importanza di una nuova progettualità legata a nuovi bisogni.
Home Sweet Home
12 maggio – 10 settembre 2023
Triennale Milano
A cura di: Nina Bassoli
Allestimento: Captcha Architecture, Margherita Marri e Jacopo Rosa con Luca Monaco
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abitare , casa , mostre , triennale milano
Last modified: 21 Giugno 2023