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Isabella DaidoneWritten by: Forum

Palermo, una moschea per adeguarsi alle sfide odierne

Il Ramadan come occasione per promuovere l’integrazione con i 20.000 musulmani residenti. I casi di alcuni progetti recenti di moschee in Europa

 

PALERMO. Il mese di Ramadan appena iniziato, nono mese del calendario islamico, si conclude a fine aprile e la comunità musulmana sta preparando le celebrazioni in città. Un momento significativo, durante il quale i fedeli si astengono dal cibo e dalla bevanda dall’alba al tramonto, pregano e ambiscono alla totale purificazione spirituale. Per la festa che segna la fine del digiuno, già da diversi anni, la comunità si riunisce a pregare al Foro Italico, luogo naturalmente orientato verso la Mecca.

Si stima che attualmente risiedano a Palermo circa 20.000 musulmani provenienti da Maghreb, Egitto e Bangladesh, una presenza storica e significativa. A fine anni novanta è stata inaugurata la moschea, ricavata dalla trasformazione dell’ex chiesa di San Paolino dei giardinieri; scelta per la sua assenza d’iconografie cattoliche e favorevole posizione che, tuttavia, non può accogliere, per dimensioni, la totalità dei fedeli.

In altre città europee, l’introduzione di luoghi di preghiera per le nuove comunità ha rappresentato un chiaro esempio d’integrazione. Tra questi emerge il caso tedesco, che proietta l’Europa, da sempre interessata da movimenti migratori, in una dimensione di multiculturalità. In maniera più significativa, la Sicilia, isola al centro del Mediterraneo e porta d’ingresso per le nuove comunità, ha necessità di adeguarsi alle sfide multiculturali del presente. Proprio in questi luoghi la religione dovrebbe diventare elemento di aggregazione per unire le diverse appartenenze nazionali, senza cancellarle.

Negli anni ottanta l’opinione pubblica ha iniziato a prestare attenzione alla questione con convegni e dibattiti nelle università. Nello specifico, la Facoltà di Architettura di Palermo ha prodotto, e continua a produrre, progetti sul tema del centro islamico, della moschea e delle abitazioni. Occasioni in cui la didattica ha promosso lo studente in qualità di progettista partecipatore, capace di ascoltare e scrutare le esigenze dei possibili committenti stranieri; scelta motivata dalla necessità di avere spazi adeguati per la preghiera per le comunità musulmane residenti.

 

Nuove moschee in Germania, Regno Unito, Francia

Negli ultimi vent’anni, in alcune città europee sono state realizzate moschee per accogliere e soddisfare le esigenze delle comunità musulmane locali. Tuttavia, questi progetti spesso incontrano l’opposizione di alcuni settori della popolazione che temono che la loro costruzione possa portare a un aumento dell’immigrazione musulmana e ad un cambiamento culturale.

Uno dei progetti più noti è la moschea di Colonia, Masjid al-Haram, completata nel 2017 dopo anni di controversie e proteste. È considerata un importante centro culturale per tutti i musulmani tedeschi e può ospitare fino a 1.200 fedeli. Il progetto, firmato da Paul Böhm in stile ottomano, combina elementi tradizionali e moderni ed è articolato in quattro sezioni principali: area di preghiera, centro culturale, biblioteca e sala per eventi. È stata accolta positivamente dalla comunità musulmana locale e ha contribuito a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso nella città. Allo stesso tempo ha generato diverse controversie a causa delle dimensioni della sua cupola e delle sue torri. Due rampe tortuose partono dalla strada, avvolgono la cupola, alta 35 metri e circondata da quattro torri come i quattro pilastri dell’Islam, conducendo alla piazza superiore. All’interno si rilevano dettagli in ceramica decorata e monogrammi dorati, mentre le volte fondono luci e ombre restituendo, con linguaggio ottomano, chiarezza e dinamismo orientale. Böhm è stato accusato di avere cercato di cristianizzare luoghi di culto musulmani, con riferimento alla forma sinusoidale della cupola a sei cerchi e ai minareti, o ancora alla porta d’ingresso dove sono raffigurati uomini e donne.

Sempre a Colonia, è in costruzione nel distretto di Meinau la moschea Eyyûb Sultan, con due minareti e una capienza di 2.750 persone.

Nel Regno Unito nel 2019 è stata realizzata la moschea di Cambridge per ospitare 1.000 fedeli, opera dello studio Marks Barfield Architects. Un tetto verde caratterizza la struttura e integra l’edificio nel paesaggio circostante, pur con la presenza di pannelli solari. È considerata un’architettura ecologica per l’uso di materiali, in particolare per la struttura in legno, e per l’attenzione alle culture albore scelte accuratamente. Il progetto è stato approvato dal Consiglio comunale nel 2012, nonostante le obiezioni e le controversie che ha suscitato, grazie alla sua enfasi sulla sostenibilità e l’energia verde, rendendola la prima eco-moschea d’Europa.

Una nuova moschea è stata inaugurata a Strasburgo nel quartiere Heyritz nel 2012, per ospitare circa 3.000 persone. Il progetto di Paolo Portoghesi è stato commissionato dopo un concorso internazionale di architettura al quale parteciparono anche Mario Botta, Jean-Michel Wilmotte e Zaha Hadid. La struttura è caratterizzata da una grande cupola, alta 24 m e impostata su un diametro di 17 m. Gli interni sono caratterizzati da decorazioni in gesso e piastrelle smaltate in stile marocchino. Gli esterni invece combinano la pietra bianca dell’Atlante con l’arenaria dell’Alsazia.

 

A Palermo, un’occasione per promuovere solidarietà e integrazione

Questi sono solo alcuni esempi di moschee in Occidente realizzate dal 2000 in poi. Ognuno di essi riflette il contesto culturale e sociale in cui è stato costruito e cerca di conciliare la tradizione islamica con le esigenze della società contemporanea. Tali esperienze sono spesso osteggiate da una parte della società, che teme un aumento dell’immigrazione musulmana e, soprattutto, un cambiamento culturale.

In Italia ci sono stati progetti che hanno incontrato l’opposizione di alcuni settori della popolazione. Tuttavia, ci sono anche molte comunità musulmane ben integrate che hanno bisogno di luoghi di culto adeguati e che si sono impegnate in progetti di costruzione di moschee. Una realtà contemporanea che richiede una continua trasformazione nell’interpretazione dello spazio architettonico, dove osservazione, ascolto e interpretazione sono parti del percorso conoscitivo del progetto di architettura.

Perciò il Ramadan a Palermo deve rappresentare un’occasione preziosa per promuovere la solidarietà e l’integrazione, proprio perché l’evento in sé è caratterizzato da un forte senso di comunità tra i musulmani. Un’occasione da non perdere per tornare a parlare della necessità di costruire una moschea d’Occidente, impegno costante per costruire una società multiculturale e inclusiva.

Immagine di copertina: la Cambridge Central Mosque, Cambridge 2019

 

Autore

  • Isabella Daidone

    Nata nel 1984 a Palermo, è architetta, dottore di ricerca e doctor europaeus in Composizione architettonica e urbana presso l’Università di Palermo. Segnalata al "Premio Bruno Zevi 2014" per la tesi di dottorato "Spazio e Società. Giancarlo De Carlo e la base sociale dell’architettura". Vincitrice della borsa di studio "Erasmus Placement", presso l’Université Paris IV - Sorbonne. Vincitrice del “Premio Bergamo di Architettura 2011” IV edizione. Premiata a Expo Milano 2015 al concorso "Experia" organizzato dal Politecnico di Milano, da Rai Expo e dal Padiglione Italia. Ha partecipato in qualità di relatore a numerosi seminari. Ha svolto l’incarico di Docente a contratto di “Fondamenti di progettazione architettonica, urbana e del paesaggio” presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo. Ha pubblicato articoli e progetti in volumi e periodici di rilevanza anche internazionale che danno conto di un’attività di ricerca intenta ad approfondire l'impatto dell'architettura sulla società, ovvero l'interazione tra città, spazio e abitanti

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Last modified: 5 Aprile 2023