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Arianna PanarellaWritten by: Reviews

Angelo Mangiarotti: quando le strutture prendono forma

Triennale Milano celebra con una monografica una figura chiave della contemporaneità italiana, accompagnata dalla terza mostra dedicata a Ettore Sottsass

 

MILANO. A dieci anni dalla scomparsa del maestro Angelo Mangiarotti (1921-2012), la Triennale ha inaugurato una delle più ampie ed esaustive retrospettive che ripercorre la sua lunga attività.

La mostra “Angelo Mangiarotti. Quando le strutture prendono forma”, a cura di Fulvio Irace, con Francesca Albani, Franz Graf (sezione architettura), Luca Pietro Nicoletti (scultura), Marco Sammicheli (design), è un omaggio alla figura che ha contribuito a creare il volto della Milano moderna e che ha ideato anche alcuni dei pezzi più influenti nella storia del design.

Architetto, ma anche un po’ ingegnere, designer, artista, Mangiarotti è una personalità poliedrica che ha saputo lasciare il segno in ognuno di questi campi in oltre 60 anni di carriera. La retrospettiva ripercorre, attraverso materiali che includono progetti e documenti, molti dei quali inediti, le sperimentazioni e la ricerca nei campi dell’architettura, del design, della scultura e della progettazione infrastrutturale.

Si evidenzia come Mangiarotti abbia saputo affrontare ogni problema progettuale come parte di una problematica più ampia. Non solo un progettista che si è concentrato sui materiali e sulle tecniche di prefabbricazione, ma il suo lavoro contiene una vena creativa e una espressività plastica e scultorea che lo collocano nel mondo dell’arte, e non solo in quello dell’architettura e del design.

I suoi progetti possono essere letti a diversi scale: un oggetto può essere la maquette di un’architettura, così come un giunto o un nodo possono essere viste quali sculture di raffinata bellezza. Sapeva passare con naturalezza dal disegno di un vaso alla struttura di una stazione.

Il progetto di allestimento è stato sviluppato da Ottavio Di Blasi & Partners e vede la partecipazione di Renzo Piano, che ha conosciuto Mangiarotti negli anni milanesi del Politecnico e della 14° Triennale (1968).

Il percorso espositivo prende avvio dal grande corridoio d’ingresso, dove si snoda una timeline, ispirata alla caratteristica atmosfera dello studio dell’architetto: una lunga parete colorata, dove immagini e disegni dei suoi progetti principali si dispongono ad illustrare il suo composito universo creativo. Nella parete di fronte, una quadreria schiera una folta serie di suoi disegni di mano, per raccontarne la grande capacità espressiva e l’importanza che il disegno riveste nel suo processo ideativo. Il percorso, senza divisioni forzate tra confini disciplinari, rendere omaggio alla puntuale maniera di inquadrare il tema dello spazio, che caratterizza le opere dell’architetto milanese.

Grandi tavoli definiscono le aree tematiche della mostra: il design, i dettagli, l’architettura, l’arte che attraverso modelli di studio, prototipi, realizzazioni e frammenti di lavoro, restituiscono al visitatore l’atmosfera da laboratorio del suo atelier, grazie anche alle pareti in legno che definiscono lo spazio. Tutt’attorno si distende un paesaggio da cui emergono presenze scultoree, a testimoniare la profonda vena artistica che caratterizza tutta la sua vita.

Fanno da sfondo all’ambiente quattro gigantografie in bianco e nero che illustrano le opere più significative relazionate con i disegni e i modelli esposti sui tavoli. In mostra anche un film originale intitolato Un Angelo su Milano: Mangiarotti e la città, prodotto da Muse Factory Projects, fondata da Francesca Molteni.

Oltre al catalogo, a cura di Fulvio Irace ed edito da Electa, la mostra è accompagnata da un podcast, a cura di Carlo Pastore e Giorgio Terruzzi, un album tematico sulle architetture milanesi di Mangiarotti e una guida illustrata per i più piccoli. Nell’occasione, Triennale Milano ha organizzato una serie di tour per il pubblico dedicati alla scoperta dei principali progetti realizzati da Mangiarotti nella città di Milano durante la sua carriera.

Un’importante rassegna che conferisce il giusto posto nella storia a una figura chiave dell’architettura e del design italiani del XX secolo.

Immagine di copertina: © Melania Dalle Grave, DSL Studio

 

“Angelo Mangiarotti. Quando le strutture prendono forma”

27 gennaio – 23 aprile 2023
Triennale Milano
In collaborazione con Fondazione Angelo Mangiarotti e la partecipazione di Renzo Piano
A cura di: Fulvio Irace con Francesca Albani, Franz Graf (sezione architettura), Luca Pietro Nicoletti (sezione scultura), Marco Sammicheli (sezione design) e il supporto di Giulio Barazzetta
Progetto di allestimento: Ottavio Di Blasi & Partners

 

 

Ettore Sottsass: terzo atto della trilogia

All’interno del Palazzo dell’Arte continuano le celebrazioni per un altro maestro. Dopo le mostre “Struttura e colore” (3 dicembre 2021 – 12 giugno 2022) e “Il calcolo” (15 luglio 2022 – 8 gennaio 2023), va in scena “La Parola”, il terzo progetto del ciclo espositivo dedicato a Ettore Sottsass (1917-2007).

La mostra, a cura di Marco Sammicheli con Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsass e l’art direction di Christoph Radl, si concentra sull’uso, vario e costante, della parola e della narrazione nella produzione del grande architetto e designer italiano.

L’esposizione, come le due precedenti, è allestita all’interno di Sala Sottsass, dove da gennaio 2021 si trova l’installazione permanente di Casa Lana: l’interno di una residenza privata progettata da Sottsass a metà anni sessanta a Milano, ricostruito fedelmente in Triennale e accessibile al pubblico grazie alla donazione di Barbara Radice Sottsass.

Sono esposti disegni, oggetti, scritti e opere inedite che rappresentano l’essenza dell’originale vena narrativa di Sottsass. La mostra lascia emergere la molteplicità di forme in cui la parola è presente nella sua opera: elenchi, descrizioni, confessioni, diari, corsivi, racconti, riviste, manifesti, fanzine, articoli, interventi, conferenze e recensioni. Tutte tracce utilizzate per accompagnare i momenti e i movimenti delle sue opere.

Dal taccuino al quadro, dal retro di una carta da lettera agli schizzi, ogni supporto poteva diventare base per raccontare qualcosa che iniziava con le parole, continuava con un disegno, terminava di nuovo con le parole oppure una fotografia. Possedeva il dono raro di una scrittura chiara e ricca d’intense suggestioni. Introduce con cura parole, concetti e immagini che ancora incantano e ci conducono nel suo immaginario intimo di spazi, oggetti e vicende umane.

La parola che si fonde all’arte visiva e al progetto può essere per Sottsass metafora, condensazione, stratificazione di esperienze e simboli. È un tramite tra la grammatica visiva e quella poetica, un modo per approfondire, immaginare, scoprire e, soprattutto, per continuare a cercare.

L’uso della parola in Sottsass è molto arcaico: la sua scrittura, quasi sempre in stampatello maiuscolo, definisce uno stile calligrafico, sempre comprensibile, trasmettendo quindi un codice espressivo accessibile. Si tratta di un’arte verbale e visuale dove la fusione della parola, la sua manipolazione, l’accostamento a disegni e oggetti antepone, aggiunge o altera i concetti alle rappresentazioni e i processi alle forme. La mostra offre quindi la possibilità di esplorare un altro aspetto di un grande maestro.

“Ettore Sottsass. La Parola”20 gennaio – 2 aprile 2023Triennale Milanoa cura di: Marco Sammicheli con Barbara Radice e Iskra Grisogono di Studio Sottsassart direction: Christoph Radl

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 11 Febbraio 2023