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Tempo di libri: percorsi ragionati tra carta e architettura (e tanto altro)

Una strenna di 42 titoli organizzati in 7 itinerari tematici

 

Nel periodo dell’anno più intenso tra nuove uscite, ricerche del titolo “giusto” e acquisti dell’ultimo minuto, proviamo a raccontare i mesi più recenti della pubblicistica di architettura (e affini). Abbiamo srotolato un filo rosso che tocca 42 libri e li abbiamo classificati in 7 paragrafi tematici, per cogliere tendenze e novità. Uno spaccato critico del modo di raccontare l’architettura, da leggere per decidere che cosa leggere.

Tra città e paesaggi: dove sta il futuro?

Non può non esserci il racconto del futuro nella prospettiva delle pubblicazioni architettoniche. Il futuro che oggi si ritrova con tanta intensità è legato a doppio filo alle emergenze climatiche ed energetiche che stiamo vivendo. 50 anni fa, era il 1972, il Club di Roma dava alle stampe “The Limits to Growth”, un libro epocale per la sua capacità di delineare un futuro diverso da quello allora ritenuto inevitabile, di crescita continua e di progresso irrefrenabile. Mezzo secolo dopo siamo anima e corpo in quella dimensione d’incertezza e preoccupazione che molti autori architetti dipingono, nelle loro pubblicazioni, in termini anche apocalittici: sopravvivenza, ultima chance, fine del mondo sono termini che sempre più spesso si ritrovano sulle copertine.

Un futuro possibile che s’intreccia con il racconto delle città contemporanee, nelle loro dimensioni che proprio questa fase di passaggio stimola. E che si ritrova in quei paesaggi interni che in Italia affascinano sempre moltissimo, anche per il loro ruolo di potenziali vettori di una rinnovata forma di convivenza civile. Su questo clima culturale in movimento si profila la questione di chi sarà chiamato a plasmare questo futuro, nei prossimi decenni. E, tra i testi che citiamo, merita una sottolineatura quello di Elena Granata, che ha il coraggio di offrire uno scenario alternativo e stimolante: non è architetto, urbanista o paesaggista; l’inventore del futuro ha un ruolo diverso e si chiama placemaker.

 

Survival of the City. Living and Thriving in an Age of Isolation, di Edward Glaeser e David Cutler, Penguin, 2021, 512 pagine, 18 dollari, testo in inglese. Profondamente radicato nella cultura urbana statunitense, il testo ambisce a delineare prospettive di sopravvivenza della città con scritti e una ricca bibliografia. “Cities can die”, le parole che aprono una traiettoria in 10 diversi capitoli, includendo diagnosi dei problemi e stimoli per la rigenerazione: i primi orientati a descrivere le condizioni urbane dopo lo stress-test del Covid, quelli successivi a discutere le sfide per il futuro. L’orizzonte è ottimistico, ci dicono gli autori: l’avventura urbana, iniziata da Socrate e Platone, continuerà anche dopo il 2020.

 

La svolta ecologica. Ultima chance per il pianeta e noi, di Enzo Scandurra, DeriveApprodi, 2022, 128 pagine, 12 euro. Agile pamphlet che stupisce più per quello che non c’è, piuttosto che per quello che c’è. L’autore è un urbanista che racconta, attraverso 7 capitoletti e un’appendice, un punto di vista sulle urgenze ed emergenze ambientali, anche volutamente molto personale, quasi intimo nelle sue pieghe. Non ci sono immagini ma solo testi che vagano tra una visione molto politica e militante e riferimenti scientifici e culturali. Il messaggio è chiaro: non c’è più tempo. Sembra restare invece sullo sfondo cosa possano fare le discipline fisico-spaziali per contribuire ad un futuro diverso.

 

Urbanità. Un viaggio in quattordici città per scoprire l’urbanistica, di Carlo Ratti, Einaudi, 2022, 112 pagine, 15 euro. Da Amsterdam a Singapore, in rigoroso ordine alfabetico, le città mondiali emblema dei processi di sviluppo contemporaneo sono raccontate in saggi brevi che, testi senza immagini, “si collocano a metà tra la scrittura di viaggio, la ritrattistica e il saggio di urbanistica. Un ibrido di generi intenzionale ma non esente da rischi – dal pastiche al pasticcio l’inciampo è breve”, come scritto nell’introduzione. Descrizioni orientate, capaci di sollecitare questioni più ampie, di coinvolgere figure di riferimento internazionale. Occasioni, insomma, per tratteggiare con leggerezza il senso dell’urbanità oggi.

 

Placemaker. Gli inventori dei luoghi che abiteremo, di Elena Granata, Einaudi, 2021, 176 pagine, 16,50 euro. “Non è un designer, non è un architetto: è un inventore di luoghi”. Muove da qua, dall’individuazione di una figura nuova e ibrida, l’intensa ricerca che porta a costruire il profilo del professionista del domani. In un libro solo-testo, diviso in 6 capitoli senza immagini, si raccontano con prosa vivace e mai noiosa frammenti di (belle) storie di un futuro possibile. Sono italiane e internazionali, affondano le radici nell’antichità o nell’oggi. Tutte individuano un’identità specifica di come si deve lavorare sui luoghi del domani. Al lettore la risposta: questo placemaker è forse un super-architetto?

 

Paesaggio civile. Storie di ambiente, cultura e resistenza, di Serenella Iovino, Il Saggiatore, 2022, 280 pagine, 22 euro. Il paesaggio siamo noi. Un viaggio appassionato, tra le pieghe dell’Italia, in 4 tappe, a cercare non tanto il (bel) paesaggio, quanto invece quelle comunità e società che i paesaggi li hanno costruiti e li abitano. Bello e brutto, bene e male, virtù e vizio sembrano sovrapporsi in questo racconto (che muove da Napoli, città di origine dell’autrice che oggi vive e insegna negli Stati Uniti, dove la prima versione del testo è stata pubblicata) che è anche e soprattutto un ritratto dell’Italia. In cui le varie forme della natura, i suoi usi e abusi, sono cartine al tornasole di un processo da ricominciare.

 

I paesi invisibili. Manifesto sentimentale e politico per salvare i borghi d’Italia, di Anna Rizzo, Il Saggiatore, 2022, 168 pagine, 17 euro. L’occhio da antropologa culturale dell’autrice ci conduce in un viaggio alla ricerca di quei piccoli borghi che paiono vittima di processi di abbandono senza prospettiva d’invertire la rotta. Ma dove storie attive di resistenza offrono inaspettate occasioni per i circa 13 milioni di abitanti che in quei luoghi vivono. Libro personale e nostalgico, si sviluppa in 6 capitoli che sono una progressiva focalizzazione tematica di un percorso che si chiude con un titolo, Siamo già altro, capace di far riflettere su trasformazioni, mimesi e resilienze di questi frammenti di storia territoriale.

 

Contro i borghi. Il Belpaese che dimentica i paesi, a cura di Filippo Barbera, Domenico Cersosimo e Antonio De Rossi, Donzelli, 2022, 200 pagine, 18 euro. Della serie Riabitare l’Italia, raccoglie gli scritti di una trentina di studiosi quale dotta risposta alla borgomania. Si schiera contro la tendenza diffusa che vede nella valorizzazione (anche, se non soprattutto, turistica) dei piccoli paesi interni una risposta efficace e politicamente corretta all’abbandono. La raccolta di saggi (con pochi diagrammi) prova a delineare una prospettiva diversa, sicuramente più vera, certamente meno accattivante, lontana dal borgo come “luogo senza contesto, senza abitanti, senza relazioni umane”.

 

Casa dolce casa: abitare in un’epoca di (ri)pensamenti

La questione, diciamolo, rischia di essere ormai stantia e perfino scontata e noiosa. Come e cosa diventa la casa dopo il Covid. Ne hanno parlato tutti, anche chi forse non ha nemmeno tanto da scrivere sull’argomento, e non solo su libri e volumi. L’onda sembra non fermarsi, nemmeno in quello che pare il tramonto della pandemia, con qualche variazione sul tema che pare però indirizzare il dibattito perlomeno lungo strade di maggiore efficacia e potenziale impatto sul modo in cui si progetta l’abitare. Innanzitutto, con una maggiore contestualizzazione del contesto, anche per quanto riguarda gli approcci assolutamente teorici.

Un filosofo molto contiguo ormai alle questioni architettoniche come Emanuele Coccia non si è tirato indietro su questo punto, mettendo nel suo titolo una parola, felicità (Alain de Botton non è passato per caso) che orienta proprio gli spazi domestici della contemporaneità. Ciò che emerge come potenziale e promettente campo sono invece le (tante) luci che si stanno accendendo su una particolare famiglia di housing, quello delle case popolari; o quartieri pubblici, come da alcuni titoli. Se il rinnovato interesse verso la casa sfocia non solo in generiche riflessioni ma in racconti che sappiano costruire prospettive di aggiornamento critico e di trasformazione di un patrimonio residenziale così malmesso come quello italiano, avrà avuto un senso anche leggere tante non imperdibili pagine sulla casa post-Covid.

 

Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità, di Emanuele Coccia, Einaudi, 2021, 144 pagine, 15 euro. Il libro ha l’ambizione di riportare l’alloggio al centro della riflessione della filosofia. “Dimenticare la casa è stato un modo, per la filosofia, di dimenticare sé stessa”, scrive l’autore aprendo una riflessione che va al cuore del luogo intimo per eccellenza, descritto come la nuova pietra filosofale. Lo fa con 12 saggi (senza immagini) che, a proposito di contiguità con l’architettura, sembrano costruire il percorso ideale e rinnovato del progetto domestico: Traslochi, Amori, Bagni, Cose di casa, Armadi, Gemelli, La polvere bianca, Social media, Camere e corridoi, Animali domestici, Boschi e giardini, Cucine. Regolamento d’igiene in salsa filosofica.

 

La casa 4.0. Nuove frontiere dell’abitare. (Ri)Progettare la propria casa, di Chiara Tonelli, Maggioli, 2022, 264 pagine, 34 euro. A dispetto del titolo, l’autrice, docente di tecnologia, pubblica un testo molto tecnico, quasi da manuale. “L’esigenza di cambiare la propria casa è emersa con forza”, scrive nell’introduzione. E allora il testo è uno svolgimento didascalico di modi per questo cambiamento possibile, con box, schede e riferimenti eterogenei. Contiene moltissime foto e qualche disegno, ed è strutturato in 3 capitoli i cui titoli sono orientati in maniera interessante: semantica, grammatica, sintassi. L’obiettivo è progettare, e non solo raccontare, la casa 5.0 (come da titolo dell’ultimo paragrafo).

 

Pop Housing. Nuovi immaginari per le case popolari, a cura di Fabio Ciaravella, Lettera Ventidue, 2021, 256 pagine, 28 euro. Da Catania a Bolzano, 9 tappe di un percorso che ha il merito di svincolare la casa popolare da una narrazione troppo spesso appiattita su problemi ed emergenze. Belle immagini a colori fanno da sfondo a storie di rigenerazione, di comunità, di nuovi e inattesi orizzonti, raccontati da autori diversi. Sempre sul crinale tra architettura e sociologia, tra edifici e spazi condivisi, il volume non ha paura di affrontare autentici totem del dibattito (tra gli altri lo Zen, il Corviale, il Villaggio Matteotti di Terni) per convincerci che “c’è del bello nelle case popolari”.

 

Storie di quartieri pubblici. Progetti e sperimentazioni per valorizzare l’abitare, a cura di Anna Delera e Elisabetta Ginelli, Mimesis, 2022, 378 pagine, 35 euro. Una quarantina i saggi, in prevalenza di autori accademici, eterogenei tra loro per approccio, illustrano un ricco percorso tra luoghi (più o meno noti) in cui l’edilizia pubblica ha costruito pezzi di città italiane. Molti di qualità architettonica, altrettanti caratterizzati da fragilità. Le storie sono il punto di partenza per tragitti lungo sperimentazioni possibili, anche con il coinvolgimento di giovani generazioni in esperienze formative, illustrate con numerosi schemi e diagrammi in bianco e nero.

 

Tra simili. Storie incrociate dei quartieri italiani del secondo dopoguerra, di Filippo De Pieri, Quodlibet, 2022, 304 pagine, 22 euro. La pubblicazione ricostruisce nel dettaglio alcuni episodi della vivace stagione edilizia italiana del secondo dopoguerra, nella convinzione che l’osservazione di storie apparentemente marginali possa gettare nuova luce sulle narrazioni consolidate della storia. Si ripercorrono così le vicende di 5 complessi residenziali in contesti diversi (Brianza, Reggio Emilia, Roma, Pesaro, Torino), mettendo a fuoco le analogie che attraversano i processi progettuali, il ruolo degli abitanti e delle figure professionali coinvolte, i meccanismi di costruzione di un immaginario inconfondibile, legato all’abitare.

 

Orizzonti dell’America urbana. Scenari politiche progetti, di Anna Laura Palazzo, RomaTrE-Press, 2022, 160 pagine, scaricabile gratuitamente. Vincitore del Premio INU Letteratura Urbanistica 2022, il volume ricostruisce quasi un secolo di politiche federali di sostegno alla casa a prezzi accessibili negli Stati Uniti, esito di negoziazioni tra potere centrale e autonomie locali e del contributo di un’ampia platea di attori privati. Le azioni promosse dalle agenzie governative, spesso integrate con operazioni di rinnovo di aree urbane degradate, sperimentano un’interessante commistione tra politiche di sostegno per la casa, occupazione e iniziative imprenditoriali, coerente con un contesto culturale più sensibile alle libertà individuali che non alla rivendicazione dei diritti.

 

Racconti d’interni: non solo arredamento

Quando parliamo di architettura degli interni ci riferiamo ad un ambito complesso che riguarda lo spazio domestico, l’arredamento, il restauro, la scenografia e la museografia. La casa però da sempre è il luogo dove tutti gli architetti si sono cimentati almeno una volta e hanno sperimentato. La casa è uno spazio finito e racchiuso, ma sempre in rapporto con ciò che sta intorno: arredi fissi e mobili, comfort ambientale, luce naturale e artificiale, colori e materiali sono alcuni degli elementi che concorrono a definire uno spazio che si compone anche di bisogni, aspirazioni e stili di vita. Il tema degli interni è stato visto da molti grandi progettisti come luogo ideale della ricerca progettuale, legata alla sperimentazione di nuove forme e tecniche compositive. Le avanguardie storiche si cimentarono con nuovi linguaggi attraverso una progettazione orientata all’integrazione di architettura, arte, fotografia, grafica e lettering: una modalità progettuale che è durata nel tempo e che parla un linguaggio comune a quello dell’allestimento.

Accanto alla funzione primaria dell’abitare, allo spazio interno compete un ulteriore ruolo: quello del raccogliere, del preservare e del mettere in mostra funzioni esercitate inizialmente nello stesso spazio domestico, prima di diventare ambito privilegiato degli spazi museali. I titoli qui segnalati vogliono proprio sottolineare che il mondo dell’interior design non è solo arredamento, come molte pubblicazioni fai da te vogliono farci credere. Abitare, esporre, allestire e comunicare sono ingredienti fondamentali di ogni interno. Questi volumi sottolineano l’importanza della progettazione e degli interni come racconti composti d’infiniti dettagli, con rigore ma anche leggerezza e qualche libertà poetica.

 

Racconti d’interni. Case d’autore del Novecento, di Chiara Dal Canto e Lorenzo Pennati, Mondadori Electa, 2022, 224 pagine, 65 euro. Le case d’autore preservate nel tempo diventano oggi preziose testimonianze e un modo per studiarne gli artefici. Una rassegna di 10 opere firmate da grandi nomi dell’architettura e del design del secondo Novecento italiano: interni straordinariamente quasi immutati, che ancora parlano di chi li aveva concepiti e, spesso, abitati: Mollino, Scarpa, Sottsass, Aulenti, solo per citarne alcuni. Le belle foto d’insieme ci accolgono in questi spazi, mentre quelle di dettaglio (oggetti, scorci, materiali) ci mostrano la sensibilità progettuale dei grandi maestri.

 

Private Portraits of Living. Porta Nuova – Milano. Projects by COIMA Image & GioPagani, Skira, 2022, 164 pagine, 40 euro, testo in italiano e inglese. A Porta Nuova troviamo non solo architetture ma anche appartamenti, raccontati dai progettisti – gli studi COIMA Image e GioPagani – che presentano il loro modo d’intendere l’abitare attraverso il dialogo di testi e fotografie in grande formato. Come interpreti dell’haute couture dell’abitare hanno realizzato ambienti su misura con finiture di pregio, dettagli sofisticati e attenta ricerca materica, dove non mancano i riferimenti alla storia dell’architettura e l’attenzione alla sostenibilità.

 

Biblioteche domestiche – Home libraries, di Mauro Cenci, Metilene, 2022, 184 pagine, 28 euro, testo in italiano e inglese. Opere d’arte, oggetti di design o vere e proprie architetture, le librerie – o, meglio, le biblioteche domestiche – sono una parte rilevante dei nostri interni. Il volume racconta di libri, librerie e lettori in una vertigine intima che ci riporta alla Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges. Una selezione di 35 biblioteche appartenenti a intellettuali e artisti, evidenziando il legame tra i luoghi, i libri e coloro che abitano quotidianamente quegli spazi. Ogni dettaglio, ogni fotografia è l’inizio di una storia intima che parla anche di architettura e design.

 

Una stanza tutta per sé. Dove scrivono i grandi scrittori, di Alex Johnson, illustrazioni di James Oses, L’Ippocampo, 2022, 192 pagine, 19,90 euro. Gli scrittori amano i rituali. C’è chi ogni mattina rifà la punta alle matite e chi sorseggia caffè, ma la cosa più propizia alla scrittura pare disporre di un posto speciale. Le stanze degli scrittori sono viste come luoghi pieni d’incanto. Una rassegna di 50 scrittori con i loro luoghi ideali in cui scrivere: attici, torri medievali, sale da biliardo, vasche da bagno, stanze d’albergo, isole private. Un invito a sbirciare dietro le quinte, svelandoci i metodi di lavoro e le curiose manie, per dimostrare che l’ambiente che ci circonda mentre lavoriamo non è per nulla secondario.

 

Dream houses. Interior Design Cubes, di Chiara Savino, 24 Ore Cultura, 2022, 304 pagine, 39,90 euro. Grafica accattivante e 200 illustrazioni per una selezione di case dai caratteri forti. Antropomorfismo, forme organiche ispirate al mondo animale, deformazione, accostamenti inconsueti che portano il sogno nella dimensione quotidiana. Attraverso l’uso di specchi che rimandano al tema del doppio, di oggetti insoliti e stranianti, arazzi, rivestimenti e trompe-l’oeil, lo spazio tradizionale viene scardinato, perde le sue coordinate trasformandosi in non-luogo, un labirinto che allude alla complessità della mente umana.

 

Stanze Bolognesissime. Catalogo ragionato degli interni della Dotta, di Alvar Aaltissimo, Corraini, 2022, 120 pagine, 14 euro. Prezzi folli e condizioni pessime. Bologna è l’emblema dell’universitario fuorisede. Dopo il successo di Case Milanesissime, il format si replica offrendo una serie di opzioni abitative assurde, con tanto di foto e annuncio. Posti letto con materassi in verticale dentro una doccia, stanze ricavate negli atri dei palazzi o con letti accatastati, prezzi che variano in base allo spessore del materasso, appartamenti con un buco in mezzo, seminterrati senza bagno e sottotetti adatti a studenti di bassa statura. Proposte immobiliari fantasiose ma, ahinoi, non così distanti dalla realtà.

 

Pierluigi Cerri, allestimenti. Idee, forme, intenzioni, di Yuri Mastromattei e Lola Ottolini, Skira, 2022, 180 pagine, 45 euro. Cerri, architetto e designer da poco scomparso, ha progettato oltre 100 allestimenti espositivi. Una selezione di 32 interventi, studiati e ridisegnati (50 immagini a colori, 140 in bianco e nero), che restituisce questo specifico aspetto della sua opera. Emerge il saper definire una forma di comunicazione col visitatore capace di suggerire nuovi punti di vista e di svelare l’essenza del tema o dell’oggetto. Oltre all’intreccio tra linguaggi provenienti da arti visive, scrittura e multimediale che definiscono strutture espositive in grado di restituire racconti sempre chiari.

 

Tutto scorre, il design resta?

Che cos’è il design oggi? Esiste ancora o si è talmente esteso nelle sue pratiche da aver perso ogni identità, fino a identificarsi con un concetto, un po’ generico, di progetto. Fino a qualche anno fa, si ragionava sulla sua presenza solo in pochi paesi industrializzati. Oggi, ed è evidente dalle letture che proponiamo, si fa design in tutto il mondo e i paesi emergenti, dalla Cina all’India al Brasile, investono nella ricerca e nella produzione, considerati un plus non solo per le aziende ma anche per i sistemi-paese nella loro globalità, di fronte all’acuirsi della competitività internazionale indotta dalla globalizzazione. Le pubblicazioni selezionate evidenziano come oggi si parli (e si scriva) moltissimo del design prodotto nel periodo compreso tra gli anni venti e settanta. Idee e progetti di quel cinquantennio sono ancora attuali e capaci d’influenzare la produzione contemporanea. Si progettava meglio? Una domanda che viene spontaneo porsi sfogliando queste pagine. Ma design significa anche progettazione di artefatti visivi, informativi e comunicativi, virtuali. Molto quindi è anche grafica, perché non compriamo più solamente oggetti. Di fronte a tale scenario in rapida trasformazione, queste pubblicazioni esprimono un pensiero critico e possibilità d’interpretazione di un processo che coinvolge a pieno titolo il senso stesso del Made in Italy.

 

Venini. Luce 1921-1985, a cura di Marino Barovier e Carla Sonego, Skira, 2022, 640 pagine, 75 euro. Un catalogo immancabile che illustra il lavoro della famosa vetreria veneziana nel campo dell’illuminazione dal 1921 al 1985. Ambienti, oggetti e architetture illuminati dai lampadari e da altre invenzioni luminose. Un lungo percorso che s’intreccia con le vicende storiche, politiche ed economiche italiane, mostrando fertili relazioni internazionali. Grandi sculture luminose che hanno disegnato spazi pubblici: dall’installazione nei teatri, agli alberghi, alle esposizioni nazionali e internazionali, la loro presenza si è evoluta caratterizzando le architetture collettive.

 

Il design degli architetti 1920-2000, di Fiorella Bulegato e Elena Dellapiana, Electa, 2022, 256 pagine, 30 euro. Architetto o designer? La produzione del Novecento italiano evidenzia coincidenze e distanze di approcci tra le due figure. Emergono visioni che si compongono di varie declinazioni sulla concezione dell’oggetto: dal pensarlo come struttura, composizione di elementi e contenitore di meccanismi, fino alle riflessioni sulla natura dei materiali, sulla funzione o sullo spazio. Il libro, diviso in 4 sezioni temporali, dedica a ogni protagonista una scheda che approfondisce gli oggetti con disegni e fotografie fornendo un quadro sull’evoluzione dell’architetto/designer nel rapporto con la produzione.

 

Abecedario. La grafica del novecento, di Sergio Polano e Pierpaolo Vetta, Electa, 2022, 248 pagine, 30 euro. Non una sistematica storia della grafica contemporanea, bensì un ideale approccio a un mondo legato all’arte e all’architettura. Un volume fondamentale per i designer, ma anche per gli appassionati di grafica dove s’incontra chi ha contribuito a trasformare la grafica e i modi della comunicazione visiva nel Novecento, da Behrens a Huber, passando per il Bauhaus. Non si trascura l’opera di progettisti della comunicazione visiva ancora attivi, da Ed Fella a Erik Spiekermann, e del progressivo ampliamento del campo della progettazione digitale alla grafica e alla comunicazione.

 

Affetti e oggetti. Cenni di un’antropologia famigliare alla Castiglioni, di Carlo e Livia Castiglioni, Corraini, 2022, 148 pagine, 26 euro. Dal lavoro simbiotico in studio con il fratello Pier Giacomo all’eredità artistica del padre Giannino, dai rocamboleschi viaggi in macchina ai pranzi di famiglia, altrettanto movimentati, fino ai progetti inediti: c’è tutto in questa biografia atipica, corredata d’immagini e documenti d’archivio. Un racconto intimo che non segue un percorso logico né cronologico, dove tutto parla di Achille Castiglioni e dell’effetto straordinario che il suo lavoro continua ad avere: allestimenti e oggetti capaci di entrare davvero in contatto con i loro fruitori, di suscitare emozioni, d’ispirare comportamenti nuovi.

 

Il design e l’invenzione del Made in Italy, di Elena Dellapiana, Einaudi, 2022, 320 pagine, 25 euro. Un saggio sull’immaginario del Bel Paese all’estero e quindi del concetto di Made in Italy. Definizione abusata che contiene le cose più diverse: oggetti e arredi per la casa, abiti, scarpe e borse, auto e motocicli, cibi raffinati o in scatola, ma anche atmosfere e stili di vita. L’autrice s’interroga su una formula che ha comunicato e amplificato il prodotto italiano fin dalle esposizioni universali del XIX secolo, mettendo a fuoco categorie che arricchiscono la semplice accezione del fatto in Italia. Nel suo passaggio da artigianato artistico a prodotto industriale, il design ha contribuito a modellare una vera “categoria dello spirito”.

 

XXX-Y. 30 Anni di Fuorisalone 1990-2020, Milano Design Stories, Electa, 2022, 512 pagine, 55 euro. Manifestazione unica nel suo genere ed evento simbolo della città di Milano, il Fuorisalone celebra i 30 anni con un libro che ne ripercorre la storia attraverso un percorso organizzato in ordine cronologico per decenni: un grande apparato d’immagini, ricordi, aneddoti e progetti, con gli eventi più memorabili che ne hanno segnato la nascita e lo sviluppo. Un fenomeno totalmente spontaneo che ancora oggi rappresenta un modello culturale, spettacolare e di mercato, copiato nel mondo. Un libro che racconta storie di design ma anche della città diventata simbolo di creatività.

 

Il design è come un panda? Il design italiano 1980-2020, di Giovanni Lauda, Lettera Ventidue, 2021, 188 pagine, 22 euro. “Il design va quindi verso l’estinzione? È una specie protetta? Il design è come un panda, sorridente, ben nutrito e amato da tutti, ma fragile e a rischio di scomparire perché genera pochi cuccioli?”. Questa stimolante domanda chiude un libro che – attorno ad una copertina in bianco e nero pandesco – costruisce una narrazione in 8 capitoli riccamente illustrati con immagini a colori. Un racconto con numerosi riferimenti e citazioni, agile e semplice nella scrittura, che unisce progressione cronologica con affinità tematiche e che affida ad Andrea Branzi un breve ma prezioso atto conclusivo.

 

Altrove: la Cina è vicina

Sta a Torino (fronte Politecnico) ma guarda a Oriente, la China Room che pubblica nel 2022 tre libri a indagare e illustrare processi di urbanizzazione, progetti emblematici e industrie culturali e creative. Sono ormai passati gli anni della “Cina da scoprire” (quanti, anche nel campo dell’architettura, i professionisti e gli studiosi che si sono cimentati con questa complessa e multiforme realtà geografica e culturale), ma il paese più popoloso del mondo continua ad attirare. Proprio perché vi si ritrovano condizioni limite, capaci di stimolare attenzione, sperimentazione e forme particolari di creatività. Così, i volumi che raccontano luoghi e dinamiche, riflessioni e strategie, sembrano sviluppare un approccio simile: le grandi fotografie (molte, a colori, decisamente suggestive) ritraggono scenari d’impatto, mentre schemi e diagrammi (ancora più dei progetti) cercano un’interpretazione del dato fisico-spaziale. Senza evidentemente mai poter penetrare in profondità gli aspetti socio-politici. Ma l’interesse principale – i tre libri, pur di autori italiani, sono in inglese e di case editrici internazionali – è esattamente nella costruzione di un racconto affascinante proprio perché ancora, paradossalmente, esotico o comunque straniante: le grandi pianure centrali tra fiumi, nuove città e infrastrutture, il percorso di concretizzazione di un progetto di recupero (tra 2017 e 2019) nell’area industriale di Shougang a Pechino, le sequenze di recenti trasformazioni verso usi culturali e creativi che stanno modificando molti paesaggi urbani. Anche cinesi.

 

The Enriched Field: Urbanizing the Central Plains of China, di Leonardo Ramondetti, Birkhäuser, 2022, 240 pagine, 58 euro, testo in inglese. Lungo, intenso e molto illustrato, il libro scandaglia la provincia di Henan (45 milioni di abitanti) nella transizione da spazio agricolo ad ambito urbano infrastrutturato. Con processi rapidissimi, capaci di (s)travolgere luoghi e paesaggi, verso un enriched field, come da titolo. La ricerca – che il giovane autore presenta con testi, immagini e schemi – ha come primo obiettivo l’esplorazione di questi luoghi della trasformazione (nel capitolo centrale dei 3) attraverso un procedimento molto rigoroso: mappe e dati; politiche piani e progetti; artefatti e strutture.

 

The Story of a Section: Designing the Shougang Oxygen Factory, di Michele Bonino, Edoardo Bruno, Alessandro Armando, Giovanni Durbiano, ORO Press, 2022, 220 pagine, 40 dollari, testo in inglese, archivio sinottico in italiano. Il recupero di un edificio industriale per le Olimpiadi invernali di Pechino 2022. La sezione, nel titolo, esprime il rapporto tra nuovo e antico e si costruisce come un progressivo processo di studio, di conoscenza, di affinamento. Tra gli aspetti più stimolanti della pubblicazione (manuale di costruzione) è l’integrazione di disegni e schizzi (circa 300) con un racconto che è diario di progetto e di un’interazione culturale di due anni sull’asse Torino-Pechino.

 

Fun Mill. The Architecture of Creative Industry in Contemporary China, di Maria Paola Repellino, ORO Press, 2022, 248 pagine, 35 dollari, testo in inglese. Didascalica e ben costruita, la ricerca presentata illustra il boom delle industrie culturali creative come (inaspettato) fattore di trasformazione urbana. I casi-studio vengono raccontati nella loro dimensione architettonica, urbana e sociale (Lu Adong, nella postfazione, parla di sperimentalismo reattivo), con lunghi testi descrittivi e un bell’archivio fotografico che impreziosisce la pubblicazione offrendo paesaggi e comunità sorprendenti. Il capitolo centrale traccia gli approcci possibili con tre chiavi: Collecting icons, Shifting scales, Bounding borders.

 

 

Donna, quando l’architettura è al femminile

La storia del design, dell’arte, dell’architettura al femminile esiste da sempre

, lo si può vedere in maniera forte e chiara, ma questa parte dalla storia è stata per molto tempo trascurata. Le donne sono molto più determinanti per i grandi cambiamenti nel mondo in cui viviamo di quanto sia stato dato loro credito. Portare alla ribalta alcune biografie di progettiste o artiste, che in precedenza non avevano ricevuto l’attenzione che meritavano, serve così a colmare lacune importanti in tutte le arti. Eppure, sono ancora poche le pubblicazioni dedicate al lavoro delle designer, architette o artiste. I libri che dichiarano di raccontare l’intera storia del design nel ventesimo secolo tendono ad includere una percentuale incredibilmente bassa di donne. Per questo promuovere il lavoro delle donne pare operazione necessaria e condivisibile. I libri selezionati raccontano con diverse modalità la creatività al femminile, il mondo della progettazione, le difficoltà, ma anche il loro ruolo di muse ispiratrici. Sono le storie, alcune forti, di paladine di una professionalità che vogliamo vedere affrancata dal secolare dominio maschile.

 

Donne architetto nel Movimento Moderno, di Carmen Espegel, Marinotti, 2021, 224 pagine, 26 euro. Questo saggio, di una studiosa spagnola, riscrive la storia dell’architettura contemporanea per collocare in modo adeguato quelle progettiste che hanno contribuito alla fortuna del Movimento Moderno. Partendo da alcune esperienze esemplari, si racconta la transizione delle donne da semplici assistenti a professioniste, che si nota durante la modernità e, in particolare, dopo il primo conflitto mondiale, in seguito al radicale cambiamento dei costumi sociali. Sono anche descritti diversi modelli abitativi influenzati dai segni lasciati dalla condizione storica della donna.

 

La donna, la libertà, l’amore. Un’antologia del surrealismo, di Paola Dècina Lombardi, Electa, 2022, 608 pagine, 25 euro. Per i surrealisti la donna era musa e desiderio, sogno oppure oggetto del possesso, oltre che fattore di confronto artistico con una concezione maschilista. Che sia rappresentata come fiore o frutto, bambina o donna fatale, strega o fata, la figura femminile domina l’immaginario e la poesia. Tra amore romantico d’ascendenza cortese e spirito di fronda trovano spazio eros, humour e gioco, sofferenza dell’abbandono, disincanto. Il libro propone un’ampia rassegna di versi, inchieste, prose poetiche e testi (in gran parte inediti in Italia) che coinvolge i big del surrealismo.

 

The Women Who Changed Architecture, di Jan Cigliano Hartman, Princeton Architectural Press, 2022, 360 pagine, 57 euro. Biografia collettiva, cita 122 architette (dall’Ottocento ad oggi, di 28 paesi) concentrandosi su quelle rivoluzionarie con forte impatto nel campo dell’architettura. Un libro ben progettato, nei contenuti e nella grafica, in un mix di biografie e fotografie, che ha il merito di porre l’attenzione su un tema importante, quello delle progettiste e del loro lavoro. Alcuni nomi sono familiari come Eileen Gray, Charlotte Perriand, Florence Knoll e Zaha Hadid, ma molti altri sono assai poco noti, inaspettatamente considerando l’impressionante livello del contributo culturale.

 

La dea stanca. Vita di Lina Bo Bardi, di Zeuler Rocha Mello de Almeida Lima, Johan & Levi, 2021, 400 pagine, 40 euro. Biografia dedicata a una delle poche donne che hanno radicalmente segnato la storia dell’architettura mondiale. Italiana naturalizzata brasiliana, originale e autorevole architetta del XX secolo, è stata anche una designer, curatrice e scenografa. Il volume è corredato da 41 foto in bianco e nero e 10 disegni acquarellati e cerca di far emergere una figura diversa dall’immagine stereotipata di avventuriera che ha cercato fortuna lontano dall’Italia. Una ricostruzione basata su fatti storici documentati restando fedele alla voce autorevole della protagonista.

 

Grandi artiste al lavoro. Stranezze, manie e rituali quotidiani, di Mason Currey, Beat, 2022, 384 pagine, 13 euro. Excursus, non esaustivo, sulla produzione artistica femminile e sul complesso sistema di sacrifici, compromessi, umiliazioni, con cui una donna artista ha dovuto e talvolta deve ancora fare i conti. Spunto utilissimo per riflettere sulla questione femminile, tanto da un punto di vista storico che attuale. Un libro stratificato, approcciabile con modalità differenti, anche dal punto di vista del metodo di lettura che può essere casuale, in base alla propria curiosità. Un ideale punto di partenza per approfondire alcune figure e integrare con nuove letture.

 

Tra le righe: linguaggi, guide, teorie, prosopografie

Prendiamo a prestito il titolo di uno dei libri presentati in questa sezione per un percorso fortemente interdisciplinare. Traiettorie in cui l’architettura è al centro (ma non sempre, e non necessariamente) di una narrazione complessa e stratificata. Che costruisce relazioni e rapporti, anche in luoghi specifici, più che affrontare temi e nodi. Ad emergere è il racconto delle interazioni possibili, che assume forme molto diverse, per certi versi antitetiche e contraddittorie. Le pubblicazioni ne sono la dimostrazione lampante: da quella di natura accademica, colta e quasi orgogliosamente altera, alle rassegne di Luigi Prestinenza Puglisi il quale, con approcci e grafiche cangianti e mutevoli, riesce a costruire straordinarie mappe in cui le relazioni sono tra i nomi di architetti, con le storie che sanno esprimere, con le loro parabole e con i loro progetti. Mappe geografiche di luoghi che prendono le forme di guide di architetti per architetti. Per finire con due volumi che pongono già nel titolo una parola, frugalità, che di architettonico avrebbe ben poco, se seguissimo pedissequamente i sentieri consolidati. Invece la si ritrova (e illustra) in architettura e fuori architettura (appunto, l’interdisciplinarietà come metodo di riferimento) come nuovo e inatteso fattore di sbilanciamento. Il percorso trasmette e comunica il progressivo, e ormai inarrestabile, ampliamento di campo della pubblicistica disciplinare. Tra sovrapposizioni e ibridazioni, il libro di architettura (ammesso esista ancora, come catalogazione possibile) interpreta lo spirito del tempo e si dedica quasi principalmente a indagare e proporre le connessioni.

 

Tra le righe dell’architettura. Lingua, stile, testo, a cura di Alessandro Armando, Giovanni Durbiano, Costanza Lucarini e Raffaella Scarpa, Mimesis, 2022, 378 pagine, 30 euro. Volume non di semplice lettura, ha un’ambizione alta: delimitare, come modello di studio, un’interazione interdisciplinare tra linguistica e architettura. La trattazione (ricerca nel Politecnico di Torino) avviene con la giustapposizione di 16 saggi scientifici (limitate le immagini, ricchissime le note e i riferimenti bibliografici) che tracciano l’evoluzione della storia della lingua dell’architettura. I testi sono firmati da linguisti e storici della lingua, ma anche da progettisti e storici dell’architettura. Occasioni d’incontro, tra le righe.

 

Architetti d’Italia, di Luigi Prestinenza Puglisi, Luca Sossella Editore, 2022, 462 pagine, 30 euro. L’ordine non è alfabetico (si comincia con Renzo Piano, si finisce con Cesare Ligini) perché questo racconto di 109 profili di critici e progettisti (viventi e non) non vuole essere sistematico. Anzi, è la raccolta di brevi articoli pubblicati per circa 4 anni, dal 2017, su Artribune.com, cimentandosi quindi con la dimensione dell’informazione on-line, a portata di social. In questo senso è un modo nuovo, inclusivo, di raccontare l’architettura. Ogni ritratto porta con sé, oltre ad alcune immagini di progetti, una prosa vivace e mai banale e, soprattutto, un aggettivo a sintetizzare la figura stessa. Al lettore attento scoprire chi è l’inarrivabile o il trombone.

 

Supermostra ’22. Osservatorio dell’architettura italiana, a cura di Ilaria Olivieri e Luigi Prestinenza Puglisi, Lettera Ventidue, 2022, 144 pagine, 18 euro, testi in italiano e inglese. Catalogo dell’evento Supermostra (allude a Superarchitettura, 1966), è un testo che si propone come osservatorio, particolarmente promettente perché “stiamo vivendo proprio in un’epoca di scarsa felicità trascinati da forze e flussi immateriali di cui non abbiamo il controllo”. 22 è anche il numero dei progetti presentati. Tutti recenti e recentissimi, non conosciutissimi (è il valore aggiunto), illustrati con tante foto, qualche disegno, biografie, ricchi approfondimenti. E parole chiave (con tanto di #) proposte come trama della copertina rossa.

 

Architectural Guide. Verona and Lake Garda, di Sergey Nikitin-Rimsky, Dom Publishers, 2022, 336 pagine, 38 euro, testo in inglese. Bell’esempio di guida architettonica internazionale ma dedicata all’Italia, ricchissima d’immagini a colori. Strutturata per schede, individua percorsi possibili (4 urbani, oltre a due fuori porta, sul Garda e in Valpolicella) e affida anche ad approfondimenti (ci sono QR code per ognuno dei 211 progetti raccontati) il rapporto tra luogo e lettore. Cerca di vincere – proprio con la qualità dell’immagine e la profondità delle informazioni – la solita noiosità delle guide turistiche. Da leggere e consultare sul posto (le mappe sono chiare ed efficaci) o a casa, prima o dopo la visita.

 

Vercelli littoria. L’architettura nel ventennio fascista, a cura di Francesca Albani e Matteo Gambaro, Interlinea, 2022, 152 pagine, 30 euro, testo in inglese. Articolato intorno a tipologie ed edifici rappresentativi, il libro si posiziona a mezza via tra l’approfondimento storico e la guida. La città è vivisezionata a raccontare le tracce dell’architettura del periodo della dittatura fascista. Il ricchissimo apparato iconografico (tutte foto in bianco e nero) restituisce non solo gli elementi fisico-spaziali dei progetti dell’epoca ma anche la comunità che li ha realizzati, vissuti e animati. Simboli, eventi e figure dialogano con la città offrendo uno spaccato di grande interesse storiografico e di archivio.

 

Frugalità in architettura, di Valerio Paolo Mosco, LetteraVentidue, 2022, 124 pagine, 9,90 euro. Elegantissimo, di piccolo formato, prevalentemente bianco, con schizzi omogenei, al tratto, sempre sulla facciata sinistra, il libretto è già di suo emblema e simbolo di frugalità. Ovvero del tema che tratta, primo di 7 che verranno pubblicati (in programma anche kitsch, fragilità, stilizzazione, convenzionalità, nudità, manierismo). Non ha capitoli, né paragrafi, è un unico testo continuo (con citazioni, traiettorie, parentesi e racconti nel racconto) dal quale l’architettura frugale sembra emergere come vera forma contemporanea, capace d’interpretare l’affermarsi di un nuovo paradigma ecologico che richiede misura.

 

Frugalità. Riflessioni da saperi diversi, a cura di Antonietta Iolanda Lima, Poligrafo, 2022, 224 pagine, 23 euro. 37 saggi brevi (mediamente, 4 pagine), affidati a figure diverse (soprattutto architetti e storici dell’architettura, ma anche storici e critici d’arte, artisti, filosofi, musicologi, poeti, antropologi, avvocati), discutono il tema sotto molteplici punti di vista. Ci sono anche i contributi postumi di Giulio Carlo Argan, Riccardo Dalisi, Paolo Soleri. E di Letizia Battaglia, l’unica presente anche con 7 immagini e un brevissimo manifesto. Emerge, secondo la curatrice, uno strumento agile e polifonico che possa guidarci, come una bussola, nel mare della complessità che ci circonda. All’insegna della frugalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

Autore

  • Arianna Panarella e Michele Roda

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), Arianna Panarella si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi. Nato nel 1978, Michele Roda vive e lavora a Como. Unisce l’attività professionale (dal 2005) come libero professionista e socio di una società di ingegneria (prevalentemente in Lombardia sui temi dell’housing sociale, dell’edilizia scolastica e della progettazione urbana) a un’intensa attività pubblicistica. È giornalista free-lance, racconta le tante implicazioni dei “fatti architettonici” su riviste e giornali di settore (su carta e on-line) e pubblica libri sui temi del progetto. Si tiene aggiornato svolgendo attività didattica e di ricerca al Politecnico di Milano, dove si è laureato in Architettura nel 2003.

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Last modified: 21 Dicembre 2022