Due mostre a Palazzo Te e Palazzo Ducale celebrano i preziosi oggetti d’uso dell’officina rinascimentale e il riallestimento dei cicli pittorici
MANTOVA. Se il design come lo intendiamo oggi è un concetto che prende forma alla fine dell’Ottocento e si afferma nei primi del Novecento con la scuola del Bauhaus, la storia dell’arredamento coincide con quella dell’uomo e dell’abitare: utensili, suppellettili e mobili sono stati prodotti con finalità pratiche secondo le conoscenze tecnologiche e il gusto dell’estetica del tempo.
Giulio Romano “designer”
La mostra “Giulio Romano. La forza delle cose” a Palazzo Te ci racconta un lato diverso di uno dei grandi artisti e architetti del Rinascimento e ci guida tra gli oggetti d’uso quotidiano della corte dei signori della Mantova rinascimentale. L’esposizione svela Giulio Romano (1499-1546) non in versione di pittore o architetto, bensì di “designer”. Il suo genio anche nella realizzazione di oggetti era noto fin dal passato, tanto che Giorgio Vasari citò per ben due volte nelle sue Vite la spettacolare credenza nella Sala di Amore e Psiche a Palazzo Te. Ed è da questo mobile che prende spunto un progetto espositivo, curato da Barbara Furlotti e Guido Rebecchini, per celebrare la creatività di Giulio Romano come designer di oggetti di alta rappresentanza.
Armi, vasi, brocche, piatti, anfore, centrotavola, statuette, pinze, posate, coppe e saliere realizzati in materiali preziosi e decorati attraverso forme in cui s’integrano motivi classici ed elementi naturali, espressione del raffinato gusto della corte mantovana che ha contributo in modo determinante a plasmarne un’immagine di assoluto splendore in competizione con le grandi corti internazionali: Mantova era l’avamposto del design europeo. Dopo la morte di Giulio Romano (e soprattutto dopo la vendita da parte del figlio della raccolta dei suoi disegni a Jacopo Strada, orefice mantovano diventato antiquario imperiale), la circolazione dei suoi progetti s’intensificò a scala continentale, ed è il motivo per cui l’eco delle sue soluzioni immaginifiche si avverte in molti oggetti prodotti alla corte di Spagna, a Fontainebleau o a Praga nel secondo Cinquecento.
L’esposizione raccoglie opere provenienti da numerose istituzioni internazionali accanto ai dipinti, i disegni e le bozze che li hanno ispirati e descrivono come l’artista avesse trovato proprio in queste realizzazioni la dimensione ideale per esprimere la sua vena più fantasiosa, libera e originale.
Incaricato dai sovrani di realizzare preziosi oggetti d’uso, Giulio Romano, artista completo nell’accezione rinascimentale del termine, nel Cinquecento escogita svariate soluzioni per unire gli elementi funzionali con quelli ornamentali, coesistenza che ancora oggi caratterizza il design. Egli realizza molti oggetti che, al pari di un’opera d’arte, ostentano la ricchezza e il potere del committente ma sono al contempo innovativi; oggetti in cui la forma, la decorazione e la funzione rappresentano un’unità inscindibile, dove gli elementi decorativi si trasformano in componenti strutturali e funzionali. Soluzioni, complesse ed estrose, che conferiscono magicamente vita a oggetti inanimati.
Essendo prevalentemente realizzata in argento, la quasi totalità di queste creazioni è andata perduta, trasformata in moneta o in altri oggetti. Per fortuna rimangono però le bozze e i disegni preparatori, custoditi dai Gonzaga, così da mantenere l’esclusiva sui lavori dell’artista. Mentre da Praga arriva l’eccezionale prestito di fogli sciolti provenienti dal Codice Strahov, un ricco album di progetti di Giulio Romano, appartenuto a Jacopo Strada, qui esposto per la prima volta dopo un accurato restauro. Accanto a questi, in mostra, altri disegni di Giulio Romano o di artisti coevi, oltre a dipinti di pregio come lo straordinario disegno di un vaso di Michelangelo.
E dove l’eredità storica non ha aiutato, Palazzo Te si è avvalso delle competenze tecnologiche attraverso la collaborazione con Factum Foundation e Factum Arte. Senza avere la pretesa di sostituire gli originali perduti, alcune riproduzioni ci aiutano a comprendere il grande impatto visivo delle creazioni di Giulio Romano e le ragioni della sua fama internazionale come designer di oggetti per la tavola. Sono state realizzate le ricostruzioni tridimensionali di quattro progetti: due brocche per Ercole e Ferrante Gonzaga, una saliera e la bizzarra pinza a forma di becco di anatra. Un progetto che ribalta la pratica del “digitalizzare per conservare” in “digitalizzare per rianimare”: tramite le scansioni dei disegni, Factum Arte è riuscita a ridare vita agli oggetti andati perduti, restituendo la maestria e complessità del suo lavoro di “designer”.
A Palazzo Ducale il riallestimento di Pisanello
Nel frattempo, il vicino Palazzo Ducale ospita una grande mostra su Antonio Pisano detto Pisanello (1395-1455), in occasione dei 50 anni dall’esposizione sullo stesso artista curata da Giovanni Paccagnini, con la quale fu presentata una delle più importanti acquisizioni nel campo della storia dell’arte nel XX secolo: la scoperta nelle sale di Palazzo Ducale del ciclo decorativo di tema cavalleresco dipinto a tecnica mista intorno al 1430-33 proprio da Pisanello.
L’esposizione “Pisanello. Il tumulto del mondo” a cura di Stefano L’Occaso, fa parte di un programma a lungo periodo per la valorizzazione dell’opera e della sala dedicata all’artista, insieme all’attigua Sala dei papi. È stato infatti ripensato in maniera permanente l’allestimento dell’intero ambiente (100 mq in tutto tra affreschi e sinopie) per migliorare la fruizione. Il progetto vuole restituire una leggibilità completa delle pitture, strappate e ricollocate oltre cinquant’anni fa, grazie a un nuovo sistema d’illuminazione e a una pedana sopraelevata che per la prima volta pone il visitatore a distanza ravvicinata dalle pareti (fino a oggi il pavimento si trovava a una quota più bassa di ben 110 cm rispetto a quando l’opera fu realizzata). L’intervento permanente nella sala del Pisanello si avvale del supporto alla progettazione del Politecnico di Milano, polo territoriale di Mantova, con la supervisione di Eduardo Souto de Moura. Un intervento minimalista ed elegante, non soltanto di carattere funzionale-estetico ma anche filologico, in quanto ripristina la quota pavimentale originaria che consente al tempo stesso di ristabilire il rapporto tra l’osservatore e il ciclo pittorico.
La parte temporanea dell’allestimento della mostra, con importanti prestiti, è di Archiplan Studio. Il progetto è partito dall’analisi dei materiali utilizzati per lo strappo nella Sala dei papi, cercando quindi di mantenere una relazione con l’importante recupero artistico, utilizzando per l’allestimento materiali quali ad esempio il legno, la garza e il tessuto trattato come un intonaco. Un allestimento contemporaneo per capolavori della classicità che, come per le strutture in legno dei piani superiori, valorizza le opere senza imporsi.
Immagine di copertina: foto Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te
“Giulio Romano. La forza delle cose”
A cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini
Mantova, Palazzo Te
8 ottobre – 8 gennaio 2023
Catalogo Marsilio Arte, a cura di Barbara Furlotti e Guido Rebecchini
“Pisanello. Il tumulto del mondo”
a cura di Stefano L’Occaso con la collaborazione di Giulia Marocchi e Michela Zurla
Mantova, Palazzo Ducale
7 ottobre – 8 gennaio 2023
Catalogo Electa , a cura di Stefano L’Occaso
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allestimenti , arte pittorica , eduardo souto de moura , lombardia , mostre
Last modified: 2 Novembre 2022