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Arianna PanarellaWritten by: Design Reviews

Tra blocchi di marmo e manici di scopa, il 1962 dei fratelli Castiglioni

A Milano, la Fondazione Achille Castiglioni celebra con una nuova mostra un anno cruciale nella produzione dei designer

 

MILANO. Con l’ironico sguardo che la contraddistingue, la Fondazione Achille Castiglioni ha allestito la nuova mostra “1962, blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie” (fino al 26 dicembre).

 

Il 1962, un anno importante

Protagonisti sono i progetti messi a punto dai fratelli Castiglioni nel 1962 e i preziosi materiali di archivio che raccontano in modo sempre nuovo i progetti di architettura, di allestimenti e industrial design.

Sono passati 60 anni da quando lo Studio Castiglioni ha aperto l’attività di progettazione e ha realizzato i primi progetti di design. Un anno, il 1962, che segna il loro lavoro ma irrimediabilmente anche la storia del design. Attraverso il delicato e raffinato allestimento di Marco Marzini la mostra racconta, negli spazi dell’ex studio ora Fondazione, gli straordinari progetti che definiscono il 1962: le lampade Relemme, Taccia, Toio, Ventosa e Arco (tutte per Flos), il contrappeso per lampade a sospensione, l’interruttore a pedale, il cucchiaio per barattoli Sleek (Alessi), la macchina per il caffè Pitagora per Cimbali e la seduta Giro (oggi fuori produzione, di cui è disponibile un unico esemplare realizzato da Bruno Longoni per l’allestimento di Lorenzo Damiani per la VI edizione del Triennale Design Museum), ma anche un anno in cui lo studio Castiglioni ha firmato numerosi allestimenti e progetti di architettura.

Non una semplice rassegna di oggetti, perché come sempre il valore aggiunto della Fondazione è quello di raccontare, attraverso mostre temporanee, qualche cosa in più: quelli progettati dai Castiglioni non sono semplici oggetti “di moda” o “iconici”, ma dietro di essi c’è tutto il mondo del progetto e della ricerca. Perché c’è sempre un motivo per una forma o una scelta progettuale. Tutto ciò Marzini lo racconta con ironia fin dall’ingresso della Fondazione, dove le pesanti basi di marmo della lampada Arco giocano sospese con delle scope, per sottolineare, qualora non fosse ancora chiaro, il perché di quel foro all’interno della base.

 

Nella sala dei tecnigrafi, un bosco di Arco

E proprio a quest’ultima è dedicata la stanza dei tecnigrafi, con un allestimento che dà vita ad un “bosco” fatto di Arco (dalla versione originale nata nel 1962 come la stessa azienda Flos, alla più recente) e che disegnano uno spazio percorribile tra disegni e fotografie d’archivio, oltre a blocchi di marmo che mostrano le diverse fasi di lavorazione della base in marmo bianco di Carrara, dal blocco di cava all’oggetto levigato e smussato. L’allestimento enfatizza i “fori”, con una cascata di scarti in marmo e con la carta forata posta sulle due finestre che filtra la luce esterna in un gioco che rimanda anche alla celebre calotta della lampada, probabilmente tra le più imitate al mondo. In mostra, con un raffronto molto divertente, ci sono infatti anche le fotografie delle numerose copie di Arco e i film che hanno contribuito a renderla celebre in tutto il mondo. Un racconto ironico ma importante per sottolineare che questa lampada che ha rivoluzionato il mondo dell’illuminazione è unica perché non è solo forma, ma nasceva per risolvere una problematica: adattandosi senza intralciare, illuminare uno spazio in cui non si poteva inserire o non si voleva un lampadario a soffitto. È il simbolo dell’essenzialità, della progettualità e di una certa filosofia industriale, mentre oggi viene spesso inserita ovunque semplicemente come oggetto d’arredo.

 

Gli allestimenti nella sala riunioni

Nella stanza delle riunioni dello studio Castiglioni è presentata una selezione di progetti di architettura e di allestimenti realizzati nel 1962: il Padiglione Rai per la XXXX Fiera di Milano, dedicata al tema “La radio e la televisione per lo sport”, con l’intervento grafico di Pino Tovaglia e le pareti esterne di Fulvio Bianconi; per la stessa fiera il Padiglione Montecatini, dedicato al “Polipropilene” con intervento grafico di Max Huber e Heinz Waibl, un allestimento delicato e suggestivo che è stato riproposto sul soffitto della stanza con la riproduzione della lampada, vista sempre e solo nelle fotografie dell’epoca, realizzata con un sottile foglio rettangolare arrotolato a cono seguendo le misure indicate sui disegni; lo stand Autovox al Salone dell’auto di Torino, con un gioco di ombre cinesi sullo sfondo dell’allestimento; l’allestimento generale della XXVIII Mostra nazionale della radio e della televisione al Palazzo dello sport di Milano. Ma anche l’edificio residenziale di via Stoppani, la tomba Falzoni (progettata insieme al padre, lo scultore Giannino Castiglioni) e il raffinatissimo negozio Gavina a Milano, purtroppo andato perduto.

Perché disporre di un ricco materiale d’archivio può non essere sufficiente: questa mostra insegna quanto sia importante anche saper raccontare e guardare oltre. La curiosità diventa uno strumento indispensabile per conoscere il mondo straordinario che si nasconde dietro ai progetti dei Castiglioni. Non si tratta, semplicemente, di visitare una mostra, ma d’imparare a lasciarsi meravigliare.

Immagine di copertina: © Francesca Ferrari

 

 

 

1962, blocchi di marmo, manici di scopa e altre storie”

Fondazione Achille Castiglioni
Piazza Castello 27, Milano
fino al 26 dicembre 2022
fondazioneachillecastiglioni.it/1962-blocchi-di-marmo-manici-di-scopa-e-altre-storie

 

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 20 Luglio 2022