Progettato da Olimpia Presutti, Ignazio Servetto e Simonpietro Salini, un nuovo polo bibliotecario attraverso cui recuperare il nesso intellettuale-urbano
VITERBO. Se si cercasse una fonte comune tra le voci riunite il 26 maggio attorno all’iniziativa “Una biblioteca a Viterbo” per presentare alla comunità il progetto del nuovo polo bibliotecario della provincia etrusca, è la corrispondenza cultura uguale bellezza. “Bellezza di curiosità e solidarietà”, evocata da Carlo Piano che aiuta il progetto a prendere corpo; “bellezza come movente di coagulo tra storia e modernità” è l’incipit di Paolo Pelliccia, commissario straordinario alla Biblioteca consorziale di Viterbo e proponente del progetto, nel prologo della sua lettera a Renzo Piano, inviata il 10 settembre 2020, quando l’unificazione delle due biblioteche pubbliche della città – la Biblioteca provinciale Anselmo Anselmi situata in un edificio fuori dalle mura, e la Biblioteca comunale degli Ardenti ordinata in un palazzo quattrocentesco successivamente alterato – comincia a tratteggiarsi in opera da costruire.
È il momento della bellezza visionaria, quando un nuovo spazio immaginato per i libri si palesa sfogliandosi del degrado di un insieme eterogeneo di brani urbani adiacenti ma tra loro disgregati che svettano come episodi di dimenticanza e disamore per il centro storico: dai lacerti post bellici, dal non-luogo di una piazza oscurata da un caotico parcheggio, dal vuoto soffocato dalla bruttura dell’oblio e dal maltrattamento del costruito. “Anziché riempire gli squarci lasciati dalla guerra”, racconta Pelliccia, “le ferite andavano ricucite, lasciandole visibili ma rimarginandole con nuovo senso civico”. E se si cercasse la fonte del progetto, ci s’imbatterebbe nel “desiderio di bellezza” che salda l’allucinazione alla lettura del sito disegnato da tre giovani architetti, Olimpia Presutti, Ignazio Servetto e Simonpietro Salini. Lettura dell’architettura, disegnata viaggiando molto, lavorando, studiando molto. Dalle loro biografie si dispiega, esemplificando un po’, il progetto di architettura contemporaneo come insieme nomade di vasi comunicanti che attinge e riversa esperienze, sguardi, vocaboli, segni, alfabeti, suoni.
Disegnato e non ancora costruito, la biblioteca come luogo dell’elaborazione del pensiero miscela, ingloba e disarticola gli spazi della cultura fuoriusciti dalle pagine dei libri: sala della musica, sala dell’esposizione delle collezioni delle pagine preziose, che raccontano la storia della biblioteca ripercorse dal critico letterario Lorenzo Abbate, sala del cinema e dei laboratori, piazze come sale-orto dello stare insieme con i libri all’aperto, sala con un soffitto a cassettoni trasparente che fa entrare il cielo, guida di luce culminante nelle terrazze da cui si comprende il paesaggio viterbese, millenario nel coltivare cultura.
Le tavole architettoniche raccontano il progetto per “Una biblioteca” come promenade di libri per attraversare e recuperare il nesso intellettuale-urbano. Lo esprime chiaramente tra i due edifici – quello nuovo e quello preesistente – l’innesto del volume centrale che funge da cerniera. In copertina, un dedalo-arcipelago che unisce un tratto di mare fantasmagorico aperto dall’illustratore Luca Serafini: il primo mattone è formato, e non poteva essere che un bel libro per “Una biblioteca”. bibliotecaviterbo.it
Immagine di copertina: Piazza Verdi verso Piazza Campoboio
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Last modified: 15 Giugno 2022