Bernard Desmoulin firma un progetto non invasivo di restauro e ampliamento per un edificio storico e stratificato
PARIGI. Ignorato nel Rinascimento, “schiacciato” fra epoche a lungo considerate più gloriose, dimenticato e infine riscoperto nel XIX secolo, il Medioevo è stato protagonista di una sorta di ribaltamento storico, cui si deve anche un’evoluzione nella percezione della sua produzione artistica. A raccontare cos’è accaduto in una fase che abbraccia oltre mille anni, dal 12 maggio contribuisce il rinnovato Musée de Cluny – Musée du Moyen Âge situato nel cuore di Parigi.
Fra i più antichi musei della capitale francese, e il solo nel paese interamente dedicato al periodo medioevale, vanta una collezione d’eccezione composta da migliaia di opere, tra le quali il celebre ciclo di arazzi fiamminghi della fine del XV secolo “La dama e l’unicorno”.
Dopo 20 mesi di chiusura per lavori, il museo completa così un importante progetto di ammodernamento e restituisce al pubblico un “Medioevo di nuova generazione”. È un invito a tornare indietro nel tempo, attraverso un suggestivo percorso che va dal I al XXI secolo attraverso le terme gallo-romane, l’«hotel» degli abati del XV secolo, fino ad arrivare all’ampliamento odierno firmato dall’architetto Bernard Desmoulin.
Una trasformazione intrapresa da lontano
La riapertura arriva dopo un lungo percorso, intrapreso nel 2011 con l’obiettivo di migliorare la fruibilità sia fisica che culturale del sito, un programma di non semplice gestione a causa della pandemia, ma anche per le problematiche tecniche legate alla storicità del sito.
Grandi opere, per un importo di 13 milioni, sono state necessarie per completare la più grande trasformazione del museo dalla sua fondazione nel 1843, che ha visto il parziale restauro degli edifici, in particolare delle terme romane e della cappella gotica, la realizzazione di una nuova reception per una migliore visibilità del museo, e la predisposizione di nuovi spazi pubblici: una biglietteria più capiente, una libreria-negozio riorganizzata, spogliatoi, spazi per attività didattiche, di accoglienza gruppi e una caffetteria. Tutto questo cercando di rendere gli spazi accessibili alle persone a mobilità ridotta e apportando una revisione totale del percorso di visita con una rinnovata selezione di opere.
Grazie a questa nuova presentazione delle opere, il museo soddisfa la sua missione principale, ovvero quella di rendere comprensibile il Medioevo a un pubblico dalle aspettative e conoscenze variegate. Il nuovo progetto museografico segue un filo cronologico che mira a chiarire l’evoluzione delle forme, i momenti di rottura, le innovazioni e le differenze estetiche dal nord al sud dell’Europa.
Un edificio stratificato che non si tradisce
Il museo è il risultato di una somma architettonica unica. Alla fine del XV secolo la residenza degli abati di Cluny, una delle più antiche residenze private di Parigi, era annessa alle terme gallo-romane risalenti al I-II secolo. Divenuto museo, lo stabilimento fu dotato a fine Ottocento di un’aggiunta in stile a opera dell’architetto Paul Boeswillwald.
Questi diversi strati sono ora uniti in un riuscito dialogo con l’architettura contemporanea attraverso la nuova reception e gli spazi ad essa collegati. Il museo ha subito un vero cambiamento, ma preservando il suo patrimonio e senza stravolgere la sua immagine, garantendo l’accessibilità fisica di tutti i suoi spazi e rendendo così la visita estremamente scorrevole e piacevole.
Gli architetti e le imprese incaricate dei lavori hanno dovuto trovare soluzioni per risolvere molteplici sfide in un quadro costituito da numerosi vincoli. Un sito complesso che combinava un substrato archeologico di epoca romana all’impianto medievale e all’estensione del XIX secolo, con una struttura di collegamenti simile a un labirinto cosparso d’insidie, totalmente inaccessibile alle persone a mobilità ridotta. Pur rispettando i vincoli della Soprintendenza, il museo dispone ora di una nuova scala e tre ascensori per compensare le interruzioni di livello. Inoltre, anche il restaurato edificio romano del frigidarium è ora integrato nel percorso di visita.
In armonia con il contesto
Il progetto, selezionato a seguito di un concorso nel 2014, come ci ha raccontato Desmoulin, non è stato di semplice realizzazione perché il nuovo edificio e stato costruito accanto all’area interessata dai resti romani e perché è stato necessario definire le funzionalità della nuova reception/biglietteria in uno spazio relativamente piccolo, 16 m x 16 m, e in un ambiente urbano ad alta visibilità.
Il risultato del nuovo intervento però non è invasivo bensì in armonia, visto il particolare collage architettonico del sito. Anche le lastre di rivestimento in metallo tutte diverse, nelle dimensioni e nei rilievi (che riprendono in chiave moderna un motivo decorativo presente nella cappella gotica dell’Abbazia), creano una continuità nel paesaggio urbano e non un distacco. La nuova reception assume così il ruolo di edificio cardine che consente di articolare la circolazione tra i diversi spazi: le antiche terme, l’albergo medievale e il fabbricato ottocentesco.
Preservando il fascino dei suoi spazi e delle sue atmosfere, questo progetto, sia museografico che tecnico, restituisce l’atmosfera originaria propria di ogni ambiente allo sguardo distratto così come all’occhio esperto. Lo fa attraverso un intervento elegante che stabilisce una corrispondenza armonica tra le opere e gli spazi attraverso un percorso chiaramente leggibile, valorizzando la diversità delle architetture e delle collezioni che costituiscono l’identità del museo.
Immagine di copertina: © Alexis Paoli, OPPIC
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archeologia , beni culturali , concorsi , musei , parigi
Last modified: 24 Maggio 2022