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Arianna PanarellaWritten by: Città e Territorio

Ritratti di città. Basilea: griffata, dinamica e felice

Ritratti di città. Basilea: griffata, dinamica e felice

La grande trasformazione di una piccola città che continua a proporre progetti innovativi e vanta le opere di 12 premi Pritzker

 

Basilea, una città dalle piccole dimensioni nella parte nord-ovest della Svizzera, immediatamente confinante con Francia e Germania, ha probabilmente il numero di architetti di talento per metro quadrato più alto di qualsiasi altro paese in Europa. Negli ultimi 20 anni ha compiuto una trasformazione tale da renderla non solo una città internazionale, ma anche una meta d’eccellenza per gli amanti dell’architettura contemporanea, luogo perfetto per “lezioni en plein air”, perché è davvero raro trovare uno skyline firmato da 12 premi Pritzker.

Lo studio di architettura “locale” che più ha contribuito alla trasformazione dell’immagine urbana è quello di Herzog & de Meuron, che per Basilea ha redatto oltre trenta progetti ed ha saputo declinare varie forme di linguaggio, per istituire un dialogo tra contemporaneo e città storica. Qui, in un territorio caratterizzato da diverse lingue, l’architettura diventa così una coreografia di segni fatta di arte, musica, luce, vuoto, massa, superficie, stratificazione e materialità.

 

Attorno alla stazione ferroviaria

I primi elementi caratterizzanti la nuova immagine possono essere visti già arrivando alla stazione dei treni. La torre Meret Oppenheim (2019), di Herzog & de Meuron, attira gli sguardi sulla facciata con i suoi elementi mobili che danno un effetto di costante cambiamento. L’edificio, a uso misto (appartamenti, uffici, bar e ristoranti), è situato nel quartiere Gundeldinger e fa parte del complesso Südpark, progetto di ampliamento del 2002 che riconnette questa parte della città divisa dalla ferrovia.

Recano sempre la firma del noto studio celebrato dal Pritzker nel 2001 l’ormai storica Central Basel SBB Switch Tower (1999), cabina di manovra in rame, e il più recente palazzo di vetro di Elsässertor (2005) che, con la sede della ferrovia francese, marca l’estremità occidentale della stazione.

Di fronte si specchia il bianchissimo edificio a uso commerciale Euregio Office Building (1998), a firma dello statunitense Richard Meier. Nelle immediate vicinanze si trova la Casa Peter Merian (2000), di Zwimpfer Partner, con la sua facciata verde smeraldo. Il progetto ha coinvolto circa 30 artisti, tra cui Donald Judd, Beat Zoderer, Pipilotti Rist, Brigitte Kowanz, Renée Levi, Claude Lévèque, Markus Müller e molti altri. Il risultato dimostra come arte e architettura possono felicemente dialogare.

In neanche cinque minuti a piedi dalla stazione incontriamo anche Mario Botta, con la Bank for International Settlements (1998), concepita come una grande scultura rotonda rivestita da pietra bicolore.

 

Dalle sponde del Reno

Osservando la città dal fiume, sono molti gli elementi che ne segnano lo skyline. Con i suoi 205 metri, la torre per uffici Roche (B2), attualmente ancora in costruzione, sarà l’edificio per uffici più alto della Svizzera. La prima torre Roche (B1, 2015), è alta 178 metri ed è un segno forte nel paesaggio, anche in questo caso a firma di Herzog & de Meuron.

Altri elementi che segnano il panorama architettonico sono la torre fieristica (2003), alta 105 metri, dello studio Morger + Dettli e Daniel Marques, parte di un progetto più ampio di riqualificazione. La sostituzione del padiglione 1 con un edificio moderno e la realizzazione di nuove aree espositive ad opera di Herzog & de Meuron (2013) sono stati i primi elementi di questa strategia, seguiti dalla continua costruzione di nuovi padiglioni e dalla riqualificazione della Messeplatz come punto focale del quartiere di Kleinbasel, generando un nuovo spazio pubblico coperto, illuminato dall’alto da una suggestiva apertura circolare.

E ancora, lo stadio da calcio St. Jakob-Park (2001) e la St. Jakob Tower (2008) sempre di Herzog & de Meuron. Soprattutto per chi arriva in auto, quest’ultima diventa il segno d’ingresso in città, per via della sua forma e della superficie completamente vetrata.

 

In “periferia”

Vicino al confine francese, nel quartiere di St. Johann, il Campus Novartis (altro grande gruppo farmaceutico presente in città), è stato realizzato con la partecipazione dei più noti architetti. Più che un campus farmaceutico, una sorta di parco delle meraviglie per gli appassionati di architettura: sebbene normalmente non sia accessibile al pubblico, l’ente Basilea Turismo vi organizza visite guidate. Qui si trovano riunite le opere di Tadao Ando, David Chipperfield, Diener & Diener, Frank O. Gehry, Adolf Krischanitz, Vittorio Magnago Lampugnani, Peter Märkli, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa (studio Sanaa), Alvaro Siza, Eduardo Souto de Moura. I primi lavori sono iniziati nel 2005, con un progetto a lungo termine che vede un orizzonte di pianificazione fino al 2030, prevedendo nuovi edifici a firma di altri nomi noti che daranno vita ad una vera e propria “città nella città”.

Un altro importante campus, precedente all’altro, è quello di Vitra a Weil am Rhein (giurisdizionalmente in Germania, ma a pochissimi minuti dal centro di Basilea). Iniziato nel 1981, a seguito di un incendio che distrusse la maggior parte dell’insediamento produttivo, il campus non è semplicemente un museo aziendale, ma una “collezione” unica di architettura contemporanea voluta da una delle più grandi aziende produttrici di mobili. Un insieme di edifici progettati con il tempo negli ultimi 35 anni da Nicholas Grimshaw, Zaha Hadid, Tadao Ando, Frank Gehry, Herzog & de Meuron, Sanaa, Alvaro Siza, solo per citarne alcuni.

Rimanendo sempre in “periferia”, Dreispitz è il quartiere oggetto del masterplan (2003 – in corso) di Herzog & de Meuron che coinvolge diversi architetti. Si gira tra strade larghe, rigorosamente a griglia, lungo binari ferroviari dismessi e arricchiti da fiori e da una vegetazione un po’ selvaggia. Qui troviamo un edificio con appartamenti e archivio (Herzog & de Meuron, 2014), un edificio residenziale progettato da Bjarke Ingels Group (2016), la Scuola d’arte e design progettata da Morger + Dettli (2014) e la sede della HeK, Haus der elektronischen Künste (la Casa delle arti elettroniche), allestita in un ex deposito dagli architetti Alban Rüdisühli e Christoph Ibach (2014).

 

Arte e musei

Basilea è inoltre una città votata all’arte e, grazie anche a donatori privati, ha realizzato musei ormai imperdibili. Il monumentale Schaulager di Herzog & de Meuron (2003) a Münchenstein, in periferia, presenta una tipologia ibrida tra spazio di archiviazione e spazio espositivo, dalle soluzioni e forme innovative, sia all’interno che all’esterno: un vero e proprio highlight architettonico.

La Fondation Beyeler (1997) è invece uno dei più importanti musei elvetici di arte moderna e contemporanea. Progettata da Rpbw a Riehen dove, tenendo conto dell’amore per la luce naturale di Ernst Beyeler, Renzo Piano ha concepito un tetto quale “macchina per la luce zenitale”, in grado tuttavia di non danneggiare  le opere d’arte. Sarà invece la mano di Peter Zumthor a firmarne l’ampliamento, di prossima inaugurazione.

Il Musso Tinguely (1996) è un’imponente architettura in arenaria rossa, ideata da Mario Botta e dedicata alla vita e all’opera dell’illustre scultore svizzero dei metalli Jean Tinguely.

La Basilea del futuro riesce a fondersi bene anche con quella storica del centro, tra vicoli medievali, dimore signorili in stile classico. Per la direzione di Herzog & de Meuron è stato notevolmente ampliato il Museum der Kulturen (2010), uno dei musei etnografici più importanti in Europa, attraverso un magistrale intervento sull’esistente edificio storico. Mentre è del 2016 l’ampliamento, ad opera degli architetti Christ & Gantenbein, del Kunstmuseum Basel, che ospita la più grande e importante collezione d’arte della Svizzera. Il nuovo edificio, ubicato di fianco alla sede storica, progettata e terminata tra il 1931 e il 1936 da Paul Bonatz e Rudolf Christ, è unito al volume preesistente soltanto tramite un ampio spazio sotterraneo: “fuori terra” i due volumi risultano divisi, separati da una strada urbana. Nonostante esteriormente dichiari appieno la propria contemporaneità, il volume aggiunto si richiama “all’ingombrante vicino” nell’altezza e nella gamma cromatica.

 

Il legame con l’arte contemporanea

Per cogliere l’anima della città, basta andare per le strade e ritrovare ovunque la passione per l’arte. Nella zona detta Schänzli, ma anche lungo le vie che vanno verso est, dalla stazione fino allo Schwarzwaldbrücke, è possibile ammirare le opere degli esponenti nazionali e internazionali della street art. Anche gli hotel, i ristoranti e gli altri luoghi per l’aggregazione che stanno nascendo o che vengono restaurati, mantengono il legame con l’arte contemporanea. Un legame, quello tra arte e architettura, forte e unico, se si pensa che Basilea concentra su una superficie davvero piccola oltre 40 musei.

L’ex birrificio Warteck (2014), ad esempio, ospita atelier di artisti e designer, ma anche ristoranti e bar, permettendo così di accedere a spazi dedicati a cultura, arte, artigianato e gastronomia. La sala caldaie con l’imponente torre, sorta intorno al 1900, è oggi la sede di Liste, la fiera d’arte moderna. Proposte alternative nell’ambito dell’enogastronomia si trovano anche alla Markthalle, gli spazi del vecchio mercato costruito nel 1929 e ripensato da Diener & Diener nel 2012.

La vecchia casa del popolo, Volkshaus, è stata trasformata nel 2012 da Herzog & de Meuron in una birreria contemporanea con bar e stanze. E sempre al medesimo duo si deve, nel 2020, la ristrutturazione dello Stadtcasino, edificio del 1824 che vanta una delle migliori sale da concerto grazie alla sua acustica. L’esterno è completamente in legno, mentre l’interno si caratterizza per velluti rossi, lampadari di cristallo e soffitti a specchi, in un riuscito mix tra passato e futuro.

Se Basilea è uno straordinario catalogo di architetture, è logico che qui si trovi anche il Museo svizzero dell’architettura (SAM), storico edificio ristrutturato nel 2004 dagli architetti Miller & Maranta.

Una città che non vuole smettere di crescere, continuando a proporre progetti innovativi in campo urbanistico e, soprattutto, rivelandosi sede di sperimentazioni architettoniche per le grandi firme internazionali.

Immagine di copertina: © Arianna Panarella

 

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 9 Giugno 2021