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Written by: Città e Territorio

Ritratti di città. Vienna verticale

Ritratti di città. Vienna verticale

La capitale austriaca cresce nelle aree al di là del Danubio puntando sugli edifici alti

 

VIENNA. Primi anni cinquanta: con la costruzione di una torre moderna sul bordo del Donaukanal, per la prima volta un edificio osa confrontarsi, seppur a distanza, con le torri del duomo di Santo Stefano. Anche per questo motivo il severo Ringturm (Erich Boltenstern, 1953-55, 73 m di altezza) ha finito col diventare il simbolo della ricostruzione post-bellica e un elemento caratteristico nella silhouette viennese.

Oggi la situazione è molto cambiata. La città si allarga a macchia d’olio, soprattutto al di là del Danubio, e si sviluppa velocemente in altezza. Se guardiamo le statistiche, dal 2000 ad oggi il numero e la dimensione degli edifici a torre è fortemente cresciuto ed è tuttora in aumento. La concentrazione delle torri si verifica soprattutto in alcune aree, allineate su un asse che attraversa la città in diagonale.

 

Wienerberg

Arrivando da sud, per primo ci accoglie il gruppo di torri della Wienerberg City. Fra esse non ci sono solo gli edifici direzionali delle Twin Towers (Massimiliano Fuksas, 2001, 138 m) ma anche alcune torri residenziali che, nonostante la notorietà dei loro autori (Albert Wimmer 2004; Coop Himmelb(l)au, 2004; Delugan Meissl, 2005), si presentano come edifici del tutto privi di relazioni con il tessuto urbano. La grande tradizione dell’edilizia sociale ad alta densità degli anni ’70 (Harry Glück, Alterlaa, 1968-85) risuona fra queste torri solo come debole eco.

 

Donaukanal

Ancora sul Donaukanal, a poca distanza dal Ringturm, troviamo un’altra area caratterizzata dalla concentrazione di edifici alti, algide sedi di istituti bancari e assicurativi. Ad essi si aggiunge il deludente volume della Design Tower (Jean Nouvel, 2010, 75 m) con il suo Sky bar alla moda.

 

Donau City

Il vero cuore della Vienna verticale è situato al di là del Danubio, nella Donau City. Attorno agli uffici dell’ONU (Johann Staber, 1973-79, 120 m) si è sviluppato un quartiere in forte espansione. Per connetterlo al fiume e alle grandi infrastrutture, un masterplan degli anni ’90 ha previsto la realizzazione di una gigantesca piastra cava (Donauplatte) che oggi copre un tratto autostradale di oltre 2 km. Qui sorgono gli uffici della Andromeda Tower (Wilhelm Holzbauer, 1995, 103 m), la residenziale Mischek Tower (Delugan Meissl, 2000, 108 m) e la Ares Tower (Heinz Neumann, 2001, 100 m); vi è inoltre – in costruzione – la lussuosa torre dei Danube Flats (A01 architects, 2021, 150 m) e, soprattutto, vi s’innalza la spettacolare superficie rigata della DC1 Tower (Dominique Perrault, 2014, 220 m), maggiore torre della città e 17° in Europa per altezza. La gemella DC2, dello stesso architetto, è rimasta solo sulla carta. La DC3 (Dietrich Untertrifaller, 100 m) è invece in cantiere; contiene alloggi per studenti con celle modulari di un metallo brunito di dubbio gusto. A poca distanza si erge anche la candida torre modernista Neue Donau (Harry Seidler, 2002, 120 m) con la sua curiosa cuspide. A giudizio di molti esperti, Donau City costituisce il peggior risultato dell’urbanistica viennese e, se si guardano le tristi torri residenziali lungo la Wagramer Straße, è ben difficile dare loro torto.

 

Erdberg

Più a sud ancora, seguendo il fiume in direzione dell’aeroporto, troviamo un altro complesso di torri residenziali, il Triiiple (Henke Schreieck, 2021, 112 m), che presenta dei caratteri urbani più interessanti. Formato da tre edifici alti, il Triiiple scavalca con una piazza verde la strada sottostante per creare una sorta di giardino pensile. La qualità del progetto lo distanzia nettamente dai vicini grattacieli (Marina Tower, Austro Tower, Orbi Tower) realizzati nell’ex area dismessa di Town Town.

 

In centro

Perfino le aree prossime al centro storico, tutelato dall’Unesco, non sono immuni da questo diffuso anelito alla verticalità. Nel 1990 Ortner & Ortner progettano una torre proprio di fronte ai musei imperiali e alla reggia asburgica. L’idea naufraga, ma gli architetti ci riprovano qualche anno dopo con la City Tower, nonostante forti opposizioni e le minacce Unesco di cancellare Vienna dalla lista dei patrimoni dell’umanità. Nonostante le riduzioni imposte al progetto, la torre realizzata (87 m) costituisce una forte cesura verso il 3° distretto. La storia si sta ripetendo ancora con il progetto per l’Heumarkt, opera di uno sconosciuto architetto brasiliano, che ha portato quasi a una crisi politica locale. Di fronte alla modestia di quest’ultimo progetto, a poco serve appellarsi al rispetto delle prospettive storiche – la celebre vista del Canaletto dal Belvedere – per valutare l’inserimento dei nuovi volumi. La verità è che la città si trova sempre più in difficoltà nel regolamentare le spinte speculative e nel contenere la diffusa tendenza a costruire in altezza.

 

Chi costruisce Vienna?

La provocatoria questione posta, già 15 anni fa, da un urbanista attento come Reinhard Seiß (Urban+) su chi veramente costruisca Vienna, sembra insomma ancora di scottante attualità. Nel quadro disegnato dalla programmazione urbanistica (STEP 2025), la città ha elaborato apposite linee guida dedicate agli edifici alti. Il documento definisce un metodo di valutazione integrata dei progetti, partendo dalla suddivisione del territorio urbano in sei zone omogenee. Nonostante lo sforzo prodotto è evidente, tuttavia, il ricorso a criteri troppo generici per poter essere incisivi.

La costruzione di edifici alti si presenta molto remunerativa dal punto di vista immobiliare e assicura un forte ritorno d’immagine. Questo aspetto è evidente soprattutto nei casi in cui le torri sembrano voler segnare, in modo astratto e monumentale, gli ingressi alla città. Più in generale, è l’idea stessa di un quartiere verticale che, nonostante la migliore progettazione degli spazi pubblici, non può che produrre effetti alienanti al livello della strada. L’utopia modernista della città verticale, staccata dal suolo, naufraga a contatto con le necessità quotidiane della gente che in quei quartieri ci deve vivere davvero. Anche se in alcuni casi gli edifici a torre riescono a generare un certo effetto-città, è indiscutibile che nella maggioranza degli esempi ci troviamo in presenza d’interventi edilizi sostenuti da forti interessi finanziari più che da una visione urbanistica d’insieme. I disastrosi effetti delle bolle immobiliari globali dovrebbero essere di per sé sufficienti ad ammonirci sulla pericolosità, sociale ed economica, di questa linea di tendenza. Le case, insomma, come i boschi, conviene che restino orizzontali…

 

Autore

  • Gianluca e Laura Frediani

    Gianluca Frediani è architetto e docente universitario. Ha insegnato presso l'Università di Ferrara e la TU Graz. È autore di articoli, saggi e monografie su diversi temi della progettazione architettonica e urbana. Laura Frediani si è laureata in Architettura presso la TU Vienna. Nel 2017 ha vinto il Pfann-Ohmann-Preis con un progetto di trasformazione urbana per il centro storico della capitale austriaca. I loro interessi si focalizzano sulle intersezioni fra architettura, arte e città.

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Last modified: 4 Giugno 2021