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Daniele ManciniWritten by: Città e Territorio

Prossima Apertura Aprilia: c’è vita collettiva nella “buca Toscanini”

Prossima Apertura Aprilia: c’è vita collettiva nella “buca Toscanini”

Inaugurata piazza della Comunità Europea, frutto di un progetto di riqualificazione realizzato da Orizzontale e Adlm Architetti attraverso un patto sociale solidale

 

Prendete l’iniziativa. Mettetevi al lavoro e soprattutto cooperate
non ostacolatevi gli uni con gli altri e non cercate il guadagno a scapito di altri

(Richard Buckminster Fuller, Manuale Operativo per Nave Spaziale Terra,
a cura di Snyder Jaime, 2018, Il Saggiatore, p.63)

 

APRILIA (LATINA). “Prossima Apertura” è un progetto di trasformazione e rigenerazione urbana per il quartiere Toscanini. È un tipico quartiere di case economiche e popolari costruito come tanti negli anni ottanta nella più generica periferia d’Italia ma lasciato, già da allora, orfano della piazza che per anni è rimasta una voragine, un grande vuoto da colmare, la cosiddetta “buca Toscanini”. Un vuoto non solo fisico, ma anche emotivo e sociale: è il risentimento collettivo per la promessa non mantenuta di servizi pubblici progettati e mai realizzati, la rancorosa sfiducia verso le istituzioni di governo e di gestione del territorio.

La strategia d’intervento di “Prossima Apertura” riscatta il rimosso collettivo dell’incuria, dell’abbandono e del colpevole disinteresse per la dimensione pubblica. La voragine è stata riempita con interventi di riorganizzazione spaziale e architettonica progressivi, coinvolgendo i cittadini del quartiere in un processo di appropriazione partecipato e collaborativo. Questo ha permesso un lento ma inesorabile processo d’identificazione collettiva nello spazio in costruzione.

La piazza viene costruita grazie a un patto sociale solidale. Gli abitanti del quartiere si appropriano del “vuoto”, lo abitano trasformandolo non solo con interventi permanenti o trasformazioni temporanee, ma anche con momenti di socialità, incontri spontanei o programmati. Riconoscersi nello spazio significa prendersene cura. Perché viene percepito non come altro da sé, ma come parte della propria identità. “Prossima apertura” ha interpretato questi bisogni con una strategia lungimirante in felice sinergia con l’amministrazione locale e i suoi uffici tecnici, i quali hanno reso possibile il passaggio dall’idea al progetto rimanendo garanti di tutti i cittadini.

 

La “buca Toscanini”: da no man’s land a common ground

Il percorso parte da lontano. Nel 2016 il quartiere Toscanini viene inserito fra le periferie degradate d’Italia sulle quali il MiBACT e il Cnappc bandiscono un concorso d’idee, vinto da un gruppo interdisciplinare di progettisti, psicologi ed esperti di comunicazione e arte urbana che lavorano in sinergia con i tecnici comunali. Il progetto riguarda anche la riorganizzazione di aree limitrofe al quartiere, coinvolte da percorsi ciclopedonali e altri servizi leggeri di vicinato come il vivaio e la compostiera.

Dopo un periodo d’incubazione, s’inizia nel 2019, programmando non solo le fasi del cantiere ma anche laboratori di autocostruzione, eventi di socializzazione, azioni di arte urbana e ricerca operativa psicosociale. La “buca Toscanini” diventa il common ground; la no man’s land viene trasformata in un’opportunità dove incontrarsi e riconoscersi, attivarsi per riscattarsi da un futuro già scritto. Il cantiere procede per fasi. Il progetto apre progressivamente, liberando lotti funzionali prima che il tutto venga completato. La comunicazione è gestita tramite i canali social che danno sempre lo stato dell’arte dell’andamento dei lavori e informano dei laboratori di creatività partecipata.

 

Azioni e relazioni

Rub Kandy

attiva un workshop di arte urbana dipingendo “cristalli” di colori sulle pareti dei ballatoi delle case popolari, attorno alla piazza in costruzione. Coinvolge i bambini, gli abitanti. Come fosse una residenza artistica, impiega tempo. Il tempo per incontrarsi, superare la diffidenza, lavorare insieme, ed eseguire un’opera collettiva. Alessandro Imbriaco, fotografo, intercetta gli abitanti, li incontra e li fotografa. Stampa i loro ritratti e ne baratta storie e racconti. Nel frattempo, agiscono gli psicologi sociali di NOEO che innescano momenti di dialogo con i residenti. Si concentrano sulla mappatura dei bisogni e delle relazioni dei cittadini tra loro e con lo spazio architettonico. Il gruppo Orizzontale organizza invece incontri di autocostruzione di elementi di arredo urbano nella piazza e favorisce momenti di socialità tra i partecipanti.

 

Una piazza, tre livelli

L’intervento architettonico sulla piazza è predisposto da Orizzontale insieme ad Adlm Architetti e si articola su tre livelli. La quota bassa ospita un’agorà libera. C’è una seduta a nastro che individua un’area verde. Nel giardino, un nastro di legno alla cui costruzione partecipano i residenti. Anche il “tavolo rotondo”, senza capotavola, proprio in prossimità del giardino è autocostruito. La piazza bassa è la prima area ad aprire. La quota intermedia ospita invece il sistema di rampe e aree di sosta e fitness. Le rampe raccordano la quota bassa e la quota urbana della circolazione stradale e degli ingressi alla piazza.

La quota alta è quella del piano di lottizzazione e della circolazione del quartiere. È la quota del playground giallo e nero, vera pietra d’angolo dell’intervento, che misura con la sua geometria perfetta le proporzioni tra i protagonisti della “messa in scena” urbana: gli abitanti con le loro fragilità e i ballatoi come territorio conteso; gli edifici a corte e il vuoto della piazza; gli elementi naturali e quelli artificiali. Il playground è un reticolo cartesiano che incarna tutto il determinismo e la preordinazione del progetto di architettura di “Prossima Apertura”: tutto è purtroppo previsto, prefigurato e pensato, niente sembra essere lasciato al caso, nemmeno il cesto per la pallacanestro che è un’irregolarità curvilinea, un’eccezione fuori posto, a confermare la regola.

Chissà come verrà vissuto nella realtà questo spazio dai cittadini… speriamo che prenderanno ad usare la piazza ed i suoi servizi in maniera imprevista e inaspettata. Ci sarà da aspettarselo!

 

Architettura: Adlm Architetti studio di architettura e urbanistica di Roma (Maurizio Moretti/capogruppo, Marco Di Giorgio, Mauro Zangrilli) e Orizzontale (Margherita Manfra, Roberto Pantaleoni, Stefano Ragazzo, Giuseppe Grant, Nasrin Mohiti Asli)
Ricerca psicosociale: NOEO (Antonio Chimienti, Giorgia Cioccetti, Valentina Nannini, Samuele Cocci)
Fotografia: Alessandro Imbriaco, Alessandro Vitali
Comunicazione: Mara Zamuner
Arte e identità visiva: Mimmo Rubino (Rub Kandy)
Videomaking: Nicola Barbuto

 

 

Autore

  • Daniele Mancini

    Nato nel 1974, è architetto e vive, insegna e lavora a Roma. È dottore di ricerca in Teoria dell’architettura e si occupa i processi di rigenerazione urbana e di strategie di urbanismo tattico. Ha lavorato a Maastricht presso Wiel Arets e a Parigi presso Jakob+MacFarlane. Ha realizzato installazioni alla Biennale di architettura di Venezia, alla prima Biennale di architettura di Pechino, al Victoria&Albert Museum di Londra. La sua attività è stata presentata al MAXXI nel contesto degli Architeture Talks. Nel 2021 prende parte alla Biennale dello spazio pubblico di Roma. È stato docente invitato presso l’Architectural Association di Londra, l’École nationale supérieure d'architecture di Versailles, il Dipartimento di Architettura dell’Università di Nicosia, la Bezael Acadamy for Art and Design a Gerusalemme

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Last modified: 18 Maggio 2021