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Arianna PanarellaWritten by: Interni

La casa ideale

La casa ideale

Luoghi e modi dell’abitare: riconfigurazioni degli spazi e ricerca di un nuovo minimalismo, così è cambiata la casa dopo la pandemia

 

Non c’è nessun posto come la propria casa. Questa espressione è sempre stata vera, ma nell’ultimo anno ha acquisito ancor di più maggiore significato. Quello che un tempo era un luogo in cui tornare dopo una lunga giornata, un bene da esibire e un rifugio dal trambusto del mondo esterno, ora ha molteplici utilizzi. La casa è un ufficio, una scuola, un ristorante, una palestra, una sala giochi e altro ancora. Le restrizioni causate della pandemia hanno costretto milioni di persone ad adattarsi ai propri spazi e a vivere entro i confini di quattro mura. Hanno generato atmosfere surreali e sospese, sia nelle abitazioni, ma anche all’esterno. Mentre la città si fermava, la casa è diventata un contenitore multiuso che ha generato sentimenti ambivalenti, talvolta di conforto, talvolta d’invadenza e collisione. L’isolamento forzato che tutto il mondo ha vissuto ( e continua a vivere) ha dimostrato chiaramente quanto gli ambienti possano influenzare l’umore, il benessere e il modo di vivere e di lavorare. La casa sembra essere diventata sia un rifugio, ma allo stesso tempo anche una gabbia e come fossimo acqua, riempiamo ormai completamente tutto lo spazio a disposizione. Prima della pandemia ricercavamo l’intimità e lo stare insieme a casa, mentre adesso sembra diventato difficile ritrovare la serenità senza gli stimoli e i disagi quotidiani che derivano dal vivere la vita nel mondo e solo dopo, tornare tra le mura domestiche.

La casa ha assunto un nuovo significato

Le nuove esigenze legate all’abitare e allo spazio domestico, sottolineano l’importanza di pensare agli spazi condivisi, da rileggere in un più ampio progetto di revisione urbanistico-residenziale. I luoghi, pubblici o privati, dovranno essere riprogettati nell’ottica primaria della sicurezza personale. Tutto questo sottolinea la profonda rilevanza anche del design, che non riguarda solo la superficie e l’estetica, ma la funzione e il significato. L’interior design è influenzato dalle tendenze, dagli stili di vita e, in generale, dalle peculiarità della società in cui è immerso; ogni nuovo bisogno scatena e implica nuove necessità. Un nuovo modo di abitare è il risultato di un processo di natura complessa, che si nutre di un continuo scambio con l’ambiente esterno. La sperimentazione di nuovi modelli abitativi non dovrebbe comportare ulteriore consumo di suolo, ma l’esperienza della pandemia ci suggerisce soluzioni che riguardano il patrimonio abitativo esistente. Le abitazioni devono essere in grado di soddisfare il benessere fisico e mentale del singolo individuo offrendo, ad esempio, più luce e più spazi verdi, ma anche la possibilità di un accesso più immediato alla rete di servizi così da dilatare il senso dello spazio della casa anche agli immediati dintorni della residenza.

Con la maggior parte delle persone in tutto il mondo che trascorrono molto più tempo a casa, il cambiamento è inevitabilmente avvenuto, la casa ha già assunto un significato completamente nuovo. La pandemia ha quindi plasmato anche la strutturazione ambientale delle nostre case, modificando le configurazioni degli spazi e spostando le tendenze estetiche verso la ricerca di un nuovo minimalismo. Adesso usiamo ogni centimetro del nostro spazio, cerchiamo di apprezzarne tutte le sfaccettature, tutti i suoi angoli e i “raggi di luce” che illuminano gli ambienti. È quindi considerevolmente aumentata la consapevolezza della necessaria divisione tra “dentro” e “fuori”.

Rifunzionalizzazione degli spazi

Nel ridisegnare l’ambiente casalingo l’ingresso si è trasformato in una zona filtro, iniziando a ricevere maggiore attenzione. È diventato, infatti, la zona della casa in cui lasciare a “decontaminare” gli oggetti maggiormente esposti all’esterno, in modo da non compromettere le zone “pulite” all’interno della casa. Per anni le planimetrie aperte come quelle dei loft sono state molto popolari, ma l’attuale situazione ha spinto a preferire layout più tradizionali con stanze che possono essere chiuse per creare aree individuali. Alcune di queste, rispetto ad altre, sono state maggiormente oggetto di riconsiderazione come le zone living che prima erano i luoghi della condivisione e della socializzazione per eccellenza, ora sono spesso il luogo del lavoro, della didattica e dello sport. È evidente quindi la necessità di stanze multifunzionali e fluide dotate di arredamenti minimalisti basati su forme semplici, modulari e in grado di offrire duplici funzioni.  Priorità a materiali antimicrobici e oggetti facili da pulire, tessuti morbidi, colori più chiari e luce più naturale che sono diventati gli elementi richiesti in questi mesi, per creare un’atmosfera serena rispetto all’incertezza e al caos dell’esterno. Trascorrere più tempo nelle proprie case, ha significato anche una crescita nell’investimento per l’acquisto di pezzi di arredamento di qualità che possono resistere a un uso intenso e durare per anni, ma anche un’attenzione ai bagni che diventano simili a spa e luoghi per il relax prendendo spunto dal design per l’ospitalità. Chi può sta approfittando di scantinati e garage sottoutilizzati, per riqualificarli come spazi per allenarsi e altre attività che intrattengono la famiglia. La riscoperta più rilevante è stata quella dei giardini, terrazzi, balconi: uno spazio privato che è diventato l’elemento di connessione tra l’interno ed l’esterno. Non solo però aree esterne, ma anche elementi verdi all’interno delle abitazioni sono diventati protagonisti con piante, orti e serre da interno. 

La pandemia ha portato una grande quantità di stress, al di fuori del controllo delle persone, ma la nostra casa rimane qualcosa che possiamo controllare, rimodulare sulle nostre necessità e che può diventare un rifugio dall’incertezza. Queste tendenze di design dureranno a lungo anche dopo che tutto questo sarà finito perché le persone hanno capito l’importanza di avere uno spazio confortevole, funzionale e riadattatile.

 

Immagine di copertina Working from home (disegno di © Pete Gamlen per “The New York Times” nytimes.com)

Autore

  • Arianna Panarella

    Nata a Garbagnate Milanese (1980), presso il Politecnico di Milano si laurea in Architettura nel 2005 e nel 2012 consegue un master. Dal 2006 collabora alla didattica presso il Politecnico di Milano (Facoltà di Architettura) e presso la Facoltà di Ingegneria di Trento (Dipartimento di Edile e Architettura). Dal 2005 al 2012 svolge attività professionale presso alcuni studi di architettura di Milano. Dal 2013 lavora come libero professionista (aap+studio) e si occupa di progettazione di interni, allestimenti di mostre e grafica. Dal 2005 collabora con la Fondazione Pistoletto e dal 2013 con il direttivo di In/Arch Lombardia. Ha partecipato a convegni, concorsi, mostre e scrive articoli per riviste e testi

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Last modified: 9 Luglio 2021