Alcuni esempi di eco-gusci adattabili e flessibili in base alle esigenze abitative degli utenti: i progetti di Marc Koehler e Studio9.dots
PAESI BASSI. Se già negli anni ’30 del secolo scorso Le Corbusier, con il progetto Obus, aveva proposto come abitazioni dei semplici nastri di cemento multipiani dei quali i residenti potevano progettare gli interni, sono dovuti trascorrere quasi cento anni prima che la rivoluzionaria idea venisse messa in pratica. Il merito va a Marc Koehler, titolare dello studio MKA di Amsterdam e ambasciatore del movimento Open Building. «L’’idea nasce da un gruppo di giovani architetti e ingegneri olandesi – afferma Koehler – decisi a influenzare radicalmente il sistema dell’edilizia e dell’urbanistica tradizionali a favore di un’architettura sostenibile e uno stile di vita personalizzato. Open Building è un processo aperto alle idee, all’inclusione e alla partecipazione».
Il concetto abbraccia le teorie di John Habraken e Herman Hertzberger, già negli anni ’60 convinti sostenitori dell’idea di città basata sulla progettazione partecipata ed ecocompatibile. Facendo proprie le idee di Habraken e dei suoi colleghi Strutturalisti, MKA ha sviluppato il progetto Superlofts, un programma di edifici residenziali a prezzi calmierati, situati in aree urbane rigenerate e realizzati con il coinvolgimento di cooperative di cittadini. Il successo è stato immediato e un considerevole numero di Superloft è sorto negli ultimi cinque anni nel triangolo fra Amsterdam, Groninga e Utrecht. La particolarità di questi manufatti sta nell’avere fronti comuni, mentre gli appartamenti sono tutti diversi fra loro in quanto a distribuzione e dimensioni. «Pur garantendo un alto standard abitativo, noi offriamo dei gusci vuoti, che i singoli utenti adattano alle proprie esigenze. Ogni residente risulta così artefice del proprio ambiente e avverte al meglio il senso della proprietà e dell’appartenenza a una comunità», prosegue Koehler.
Nei Superloft, singoli elementi modulari in legno alti e larghi da tre a sei metri poggiano su una base comune di cemento. Componenti ideali di composizioni libere, possono essere assemblati in modo flessibile, dando origine a isolati, torri o unità monofamiliari a più piani. All’esterno, ogni modulo può essere dotato di schermi brise soleil, balconi o logge coperte, mentre all’interno dei singoli volumi gli abitanti sono liberi di allestire autonomamente gli spazi in modo individuale, in base al numero degli occupanti e al budget disponibile.
Dei due complessi finora realizzati ad Amsterdam, il primo, Houthavens 4, è stato inaugurato nel 2016 su un terreno comunale alla periferia della città. E’ un condominio di cinque piani che a tratti riprende il tipico motivo a spiovente dei tetti olandesi, qui con fronti vetrati a tutt’altezza, scanditi da profili di alluminio a colori. All’interno trovano posto 19 unità tra miniappartamenti e residenze per famiglie, affiancate da due blocchi di case monofamiliari realizzate in una seconda fase. Una terrazza comune sul tetto e un giardino favoriscono la socializzazione, mentre gli spazi di una scuola di cucina fungono anche da ristorante. Sul piano della sostenibilità, un impianto fotovoltaico e un sistema di riciclo delle acque del vicino canale riducono i consumi; filtri di anidride carbonica in facciata provvedono alla ventilazione, e sono presenti colonnine di ricarica per la mobilità elettrica. Nel 2017 il progetto ha vinto il World Architecture Festival.
Sono tutti organizzati secondo layout individuali anche i 30 appartamenti del complesso Blok Y alla periferia di Utrecht. Molti sono loft a due o tre piani e, grazie alla presenza di ascensori interni, scale prefabbricate ed elementi divisori mobili, i loro spazi si prestano ad essere utilizzati per attività molteplici: abitazioni, uffici e laboratori artigianali. L’alto livello di sostenibilità è qui garantito dalla presenza di pannelli solari, sensori di anidride carbonica, e da un impianto di climatizzazione a sistema solare passivo.
Sostenitore di un’architettura resiliente, in grado di superare le barriere di tempo e funzione, Koehler conclude: «Nei nostri edifici i singoli sistemi costruttivi hanno cicli indipendenti di sopravvivenza. Se le strutture portanti hanno una durata quasi illimitata, la vita media delle facciate è di circa 25 anni, quella degli impianti è di 10, mentre gli interni possono essere riconvertiti innumerevoli volte. Quindi in futuro non sarà necessario demolire l’intera struttura in quanto obsoleta. Ogni parte verrà sostituita e riciclata con tempi diversi, contribuendo a trasformare la società dei consumi in una basata su un’economia circolare».
Oltre ai Superloft, un altro recente progetto ad Amsterdam rende omaggio a Le Corbusier. E’ stato infatti da poco inaugurato alla periferia ovest della città West Beat, un edificio polifunzionale che mette in pratica i principi della Cité Radieuse: architettura condivisa e accessibile a tutti. Proponendosi come vivace hub per cittadini globalizzati, il complesso, situato all’incrocio di due grandi arterie cittadine, promuove la sintesi tra un nuovo spirito imprenditoriale e un’edilizia democratica, offrendo ai più giovani spazi di lavoro flessibili e 150 appartamenti a prezzi calmierati. Vero fulcro dell’opera è quello che i progettisti di Studio9.dots hanno battezzato Superspace, un monumentale foyer con grandi aperture affacciate sulla strada. Vero e proprio eye-catcher a livello sia urbano che architettonico, esso presenta al suo interno una serie di scultorei archi che scandiscono lo spazio e lo suddividono idealmente in micro-aree da utilizzare come uffici temporanei, atelier e gallerie d’arte, officine artigianali, sale per concerti e proiezioni cinematografiche o semplicemente come luogo d’incontro e di scambio tra le varie esperienze, dando così luogo a un dinamico laboratorio d’idee e creatività.
Houthavens 4 e Blok Y
Localizzazione: Amsterdam, Utrecht
Committente: Cooperative Housing Community (CPO)
Cronologia: 2016-17
Progettisti: David Klinkhamer – Studio Marc Koehler Architects
Collaboratori: de Architecten Cie, Space Encounters, Thijs Asselbers, Hootsmans
Contractor: ERA Contour B.V.
Fotografia: Stijn Poelstra, Marcel van der Burg, Simon Bosch
West Beat
Localizzazione: Lelylaan-Delflandlaan (Amsterdam)
Committenti: Lingotto BV, Achmea Dutch Residential Fund
Cronologia: 2016-200
Destinazioni d’uso: spazio culturale e commerciale, appartamenti (24.000 mq)
Progettisti: Studioninedots
Fotografia: A2Studio (esterni)
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le corbusier , loft , olanda , partecipazione , social housing , spazi flessibili
Last modified: 8 Dicembre 2020