In due interventi museali, riferimenti naturali e analogie con il mondo della tessitura ricordano le antiche ricchezze della città perla d’Olanda
LEIDA (Paesi Bassi). Nella grande conurbazione metropolitana che va da Amsterdam a Rotterdam, la cosiddetta Randstad, Leida è tra le località più interessanti. Famosa per aver dato i natali a Rembrandt e per possedere un’università tra le più antiche d’Europa, questa affascinante e opulenta città è rimasta praticamente inalterata dal tempo in cui il sommo pittore percorreva le sue strade.
Il De Lakenhal
Il centro storico vanta decine di canali e centinaia di monumenti, tra i quali alcuni dei musei più ricchi e prestigiosi d’Olanda. Tra i più antichi vi è De Lakenhal, dedicato alla storia delle arti e dei mestieri. Esso vanta oltre 23.000 oggetti d’arte, ospitati in un edificio vecchio di quattrocento anni. Nel corso dei secoli la sua struttura è stata più volte rimaneggiata, passando dal ruolo di semplice magazzino dei tessuti a quello di ospedale e quindi a sede museale a fine Ottocento, con la successiva aggiunta di nuovi edifici via via che le collezioni crescevano. L’ultimo rifacimento, portato a termine a inizio 2020, porta la firma dello studio olandese Happel Cornelisse Verhoeven con il londinese Julian Harrap Architects, risultati vincitori di un concorso indetto nel 2013.
Il compito a cui sono stati chiamati i progettisti è stato da una parte quello di semplificare il percorso espositivo, razionalizzare gli spazi esistenti ed eliminare quanto di superfluo dovuto alla convivenza di tanti fabbricati. Ma soprattutto è stato progettato un nuovo padiglione, destinato ad ospitare sale espositive, aree didattiche e uffici. Il team britannico-olandese ha scelto un linguaggio semplice ma volutamente provocatorio, proiettando all’esterno un’immagine rinnovata e originale del museo, pur contenendo intrinsecamente una serie di citazioni simboliche.
Il fronte principale del nuovo inserto è una solida facciata di mattoni a vista che richiama le tipiche case olandesi. Recuperando la regola compositiva dell’architettura del Seicento che ancora oggi contraddistingue il centro storico, esso riprende il caratteristico motivo del tetto a spiovente ma, rinunciando alla monotona eleganza della tradizione, questo elemento viene dilatato ed esasperato in altezza fino a rimaneggiarne la parte superiore e creare coppie di protrusioni all’esterno che si esplicitano in piccoli e inediti bow window. L’andamento “a pieghe” del prospetto ricorda il morbido drappeggio di sete e preziosi broccati e diventa morfologica reminiscenza della storia della città, un tempo famosa per la produzione di tessuti. All’interno, lo spazio è una scatola bianca che afferma la propria appartenenza contemporanea attraverso la neutralità dei colori, la luminosità delle sale e la loro distribuzione razionale. In esso la memoria storica s’intreccia con la ricerca di un’espressione formale autonoma, che allude al passato senza esserne condizionata.
Il Naturalis Biodiversity Center
A Leida il tema della materia come simbolo di fluidità e trasformazione è alla base di un altro recente intervento di architettura museale. L’imponente complesso che ospita le collezioni del Naturalis Biodiversity Center è stato ampliato lo scorso anno con un intervento degli olandesi Neutelings Riedijk Architects, già autori del progetto premiato nel 2014 come miglior edificio d’Olanda, il Rozet Cultural Center di Arnhem.
Per ospitare una parte della smisurata raccolta del museo (oltre 41 milioni di pezzi dedicati allo studio di botanica, geologia, entomologia e zoologia) e offrire nuovi spazi di lavoro ai duecento ricercatori che studiano i fenomeni naturali e la biodiversità, essi hanno realizzato un edificio di 38.000 mq ripartiti in quattro volumi sovrapposti a piani sfalsati e un atrio vetrato alto 36 m.
Ma è stato soprattutto l’invito rivolto alla stilista Iris van Herpen di partecipare al progetto a suscitare particolare attenzione. La trentacinquenne olandese, già conosciuta per le sue visionarie ricerche sui materiali nel campo della moda, ha dato un personalissimo contributo all’opera avvolgendo in un etereo nastro bianco i robusti blocchi di travertino rosso che rivestono la nuova struttura. Resi lucidi dai depositi cristallini acquisiti nel corso del tempo, questi sono disposti orizzontalmente a riprodurre la conformazione geologica della roccia. Simbolico omaggio alla moda per leggerezza ed eleganza, il candido fregio appare a prima vista soltanto un curioso artificio per richiamare l’attenzione e smaterializzare l’imponente massa del costruito. Tuttavia, ad un’attenta lettura esso si rivela testimone di profonde riflessioni sui temi della scienza e dell’architettura. Ispirandosi alle composizioni dei fossili e ai movimenti della lava, van Herpen ha disegnato una serie di pannelli di materia inerte ma all’apparenza organica e li ha “cuciti” insieme a formare il flusso continuo della memoria. Realizzati in cemento rivestito da un sottile strato di polvere di marmo secondo una tecnica sviluppata espressamente per il museo, i 263 pezzi che compongono il nastro sono morbidi al tatto e rimandano non solo alle innovative creazioni della stilista, ma anche allo storico passato della città, capitale europea della tessitura nel Secolo d’oro. Trame diverse caratterizzano l’articolato percorso della decorazione che, lunga un chilometro, avvolge le strutture sia all’esterno che all’interno. Sono texture ispirate all’artista dai fenomeni della natura, dall’erosione delle rocce all’effetto dei venti sulla sabbia, ma anche dallo studio delle opere di Gian Lorenzo Bernini, capace di catturare nel marmo lo splendore della seta. Dice van Herpen: «Questo museo è un luogo straordinario che offre l’occasione di scoprire la ricchezza della natura e osservarne appieno la bellezza. In esso la scienza s’incontra con la tecnica e con la ricerca, con l’architettura e con la moda».
Secondo il medesimo principio d’interazione, tutti gli edifici s’integrano in un insieme armonico, dove ogni padiglione è dedicato ad un’attività diversa. L’atrio centrale raccorda le varie funzionalità e si segnala ai visitatori come una monumentale struttura di cemento tridimensionale i cui prospetti riproducono un intreccio di molecole che, nella forma di ovali, triangoli e esagoni, filtrano all’interno la luce naturale con un mutevole gioco di chiaroscuri. Pannelli illustrativi e acustici dell’artista olandese Tord Boontje accompagnano il percorso, mentre un’imponente scala conduce alla galleria, dove il posto d’onore è riservato a Trix, gigantesco T-Rex di 66 milioni di anni. «Nell’atrio la scala è ripida e monumentale, quasi fosse una montagna da scalare», affermano i progettisti che hanno voluto così sottolineare come l’architettura sia anch’essa metaforica espressione della natura.
Museo de Lakenhal
Committente: Comune di Leida
Progettisti: Happel Cornelisse Verhoeven, Julian Harrap Architects
Cronologia: 2014-20
Contractor: IBB Kondor, Koninklijke Woudenberg
Ingegneria e impianti: Van Rossum Raadgevende Ingenieurs / Arup
Acustica: LPB / SIGHT
Interni: Happel Cornelisse Verhoeven
Lighting design: Beersnielsen lichtontwerpers
Graphic design: Karen Polder grafisch ontwerpen
Scenografia: Team Museum De Lakenhal
Rivestimento auditorium: Aleksandra Gaca
Vetri: Iemke van Dijk
Tappezzerie: Ankie Stoutjesdijk
Naturalis Biodiversity Center Leiden
Progetto: Neutelings Riederijk Architects
Superficie: 38.000 mq
Cronologia: 2019
Fotografia: Scagliola Brakkee
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concorsi , moda , musei , natura , olanda
Last modified: 8 Dicembre 2020