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Davide VargasWritten by: Città e Territorio

Cairano e l’Organo del vento sul coppolone

Cairano e l’Organo del vento sul coppolone

Esito del processo di recupero del borgo, un’installazione valorizza il paesaggio dell’Alta Irpinia

 

CAIRANO (AVELLINO). Il paesaggio non è mai uno scenario statico. È luce, profumi, ombre, echi tra le fronde, suoni e canti. E poi vento che da queste parti soffia forte, fa sbattere le chiome degli alberi, ondeggiare i campi di grano come altomare, fischiare tra le fessure dei muri e lungo le canne fumarie quando s’infila nei vichi dei paesi.

Sull’altura di Cairano, l’Organo del vento installato nel giugno 2019 ha smesso la sua sperimentazione legata a un’alimentazione in parte elettrica, necessaria per l’assestamento degli accordi armonici e della ventilazione e da poche settimane risuona soltanto per il vento. Dal 6 agosto 2020, tre gruppi di sette canne innestate in tre basi di legno cave in cui il vento si raccoglie prima di risalire nelle canne stesse, emettono note naturali. Realizzate in zinco-titanio e intirantate a terra, le più alte raggiungono i 5 metri e hanno un diametro di 20 cm, mentre la più piccola è alta 1,5 m con un diametro di 9 cm. Lo strumento genera accordi che si modulano a seconda della direzione e intensità del vento. Ma il paesaggio è potente e imprevedibile, ogni giorno le note avranno origini lontane e misteriose e non è escluso il silenzio. Solo che l’organo deve produrre armonie e non soltanto suoni. Dice l’organaro Claudio Pinchi, autore dell’opera, che quando si progetta uno strumento occorre avere il controllo ferreo sull’aria nella canna, ma il vento sfugge a ogni ipotesi di previsione e il tema del progetto è stata la necessità di adeguarsi alle diverse pressioni e orientamenti dell’aria, ricorrendo a tagli delle bocche particolari e baffi aerodinamici in grado di gestire il flusso. Un universo che ha origini antiche; la modalità di accordo, spiega ancora Pinchi, risale al monocordo di Pitagora.

Le tre istallazioni sono state posizionate come sentinelle di un pianoro attente a non interferire con la visione dell’orizzonte. L’Irpinia è il paese dei “coppoloni”, e dagli ottocento metri di questo cocuzzolo la vista sorvola come un aliante l’orografia nervosa della terra punteggiata di specchi d’acqua e dorsi boscosi. Da questa altezza il vento si vede e si ascolta. È la sua magia, oggi soffia leggero e la musica è un sussurro ma quando infuria l’urlo che sale dalle ventuno canne è scala musicale e racconto potente che parla alle coscienze e chiede di essere decifrato. Neanche tanto lontano da qui pale eoliche schierate come un esercito generano tempeste di vento. L’organo indica l’altra strada per un rapporto con la natura rispettoso delle forze in campo.

L’Organo del vento non è un’opera isolata: il “Borgo biologico” è il progetto di recupero di Cairano. Come molti centri del Sud, il borgo dell’Alta Irpinia di origine medioevale a partire dalle migrazioni degli anni sessanta con il picco del terremoto dell’ottanta ha visto ridursi la sua popolazione fino a contare 300 abitanti. Il progetto guidato dall’architetto Angelo Verderosa ha puntato a rigenerare la rete degli alloggi e degli spazi pubblici, in stretta connessione con la natura circostante. L’Organo del vento è stata l’offerta migliorativa nella gara di aggiudicazione dell’appalto. Caso raro in cui una “miglioria” produce davvero qualità.

Siamo contigui al mondo della “paesologia” dello scrittore Franco Arminio, che gira l’Italia e diffonde frammenti di poesia e il nuovo umanesimo dei piccoli centri delle aree interne. Argomento scivoloso di questi tempi, dove pensatori di città prefigurano poco credibili scenari di ritorno alla dimensione del borgo rurale. Come dice Arminio, la “paesologia” non è una scienza, ma un vento che viene da sotto. L’Organo del vento sul coppolone proteso verso il mondo come un uccello che sta per spiccare il primo volo è metafora dell’irriducibile convinzione tutta umana che in mezzo agli estremi ci sia la potenzialità esaltante di una realtà da progettare e costruire, nuova e mai precostituita. L’uomo ha questa capacità: trasformare gli accadimenti in linguaggio.

Foto di copertina: A. Bergamino – courtesy associazione Irpinia 7x

La carta d’identità del “Borgo biologico” di Cairano

Committente: Comune di Cairano (Av) / Regione Campania, Fondi PSR
Alta sorveglianza: Soprintendenza ABAP di Salerno ed Avellino
Area d’intervento (spazi esterni ed interni): 4.000 mq
Volumetria recuperata: 3.500 mc
Cronologia: 2016-2018
Progetto e direzione dei lavori: Angelo Verderosa (Verderosa Studio)
Collaboratori e consulenti: Giovanni Maggino, Michele Rufolo, Benedetta Verderosa, Sergio Paciello, Giacomo Cuozzo.
Imprese esecutrici: Edil Geo srl, Nola (Na) / Cosir srl, Cairano (Av)

Autore

  • Davide Vargas

    Nato a ferragosto '56 e laureato a Napoli nel 1980 a ridosso del terremoto. Sono stato definito un letterato-architetto. I miei progetti sono incastonati in questa mia terra che “offre spunti di dolore e amore”. Il Municipio di San Prisco mi ha accompagnato per dodici anni. La Casa per studenti e la Casa a righe ad Aversa raccontano le contraddizioni del luogo. L’Azienda Vinicola Sclavia e la Casa F a Liberi (CE) si confrontano con il paesaggio. L’Opificio Nardi (CE) vuole essere un segnale territoriale. Le architetture sono raccolte in “Opere e Omissioni_Works and Omissions”, letteraVentidue, 2014. Poi scrivo. Nel 2009 esce “Racconti di qui” e nel 2012 “Racconti di architettura”. Nello stesso anno “Città della poesia”. Nel 2017 “L’altra città [guida sentimentale di Napoli]” chiude la trilogia dei luoghi parlanti. Dal 2017 conduco una rubrica su "la Repubblica Napoli" dal titolo "Narrazioni" dove ogni settimana racconto e disegno un pezzo di città

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Last modified: 8 Settembre 2020