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Written by: Design

“Idea sospesa”, stimoli per rilanciare l’economia post Covid

“Idea sospesa”, stimoli per rilanciare l’economia post Covid
Una rassegna delle proposte più interessanti dalla piattaforma, virtuale e libera, nata in Italia

 

Internet non è il paradiso è il titolo di un libro del teorico e attivista dei media Geert Lovink. Nonostante l’ampiezza della sua riflessione e la vastità del terreno d’indagine, gli interrogativi cui l’autore prova a dare una risposta potrebbero essere sintetizzati in una sola, acuta domanda: «Che cosa accade quando il ciber-spettacolo finisce e il quotidiano, con la sua sporca azione prende il sopravvento?». Analizzando il progetto “Idea SOSpesa” abbiamo provato ad interpretare i suoi risultati allo stesso modo. Che cosa accade quando, invece di spargere inutilmente migliaia di like, post e tweet, si provano a concentrare in un’unica piattaforma una serie d’idee positive e di soluzioni concrete per superare collettivamente uno stato di difficoltà? È questa la riflessione che ci ha portato ad estrapolare dal sito web ideasospesa.it i consigli di architettura e design che non ti aspetti, quelli elaborati dal basso, senza possedere titoli o qualifiche di alcun tipo, ma comunque interessanti per chi dovrebbe tradurre potenziali bisogni in edifici o prodotti industriali. “Idea SOSpesa” è una piattaforma (che resterà aperta, chiunque potrà continuare a segnalare idee in modo del tutto libero e senza alcun tracciamento) dove sono state raccolte, grazie a centinaia di volontari, idee per aiutare la piccola economia reale a ripartire. Obiettivo dei promotori è quello di mettere le idee a disposizione di tutti, gratuitamente e senza alcuna clausola recondita. La piattaforma è già disponibile anche in India e Belgio. Abbiamo provato a pescare idee di architettura e design all’interno di 4 delle 6 sezioni tematiche: Artigiani, Professionisti, Negozi, Ospitalità.

 

Artigiani

Nell’ambiente molti sono gli stimoli, soprattutto per facilitare gli acquisti a distanza, ma anche per far interagire di più produttore e acquirente. Per esempio, tra le proposte, quella di creare oggetti modulari e facili da integrare a casa, spediti con un piccolo set di istruzioni, cassetta degli attrezzi e training registrato con assistenza da remoto come servizio aggiuntivo. Così come anche la predisposizione di sistemi dedicati per permettere all’artigiano di far eseguire le piccole riparazioni dal cliente attraverso i propri dispositivi. C’è chi propone un marketplace, mercato online per la compravendita di un bene o un servizio, che raccoglie le offerte di artigiani per le piccole riparazioni oppure, in alternativa, per il ritiro e la consegna a domicilio, come usava una volta. Per esempio un calzolaio, potrebbe facilmente fare il “giro del latte” e nell’arco di 1-2 km raccogliere le scarpe e poi riportarle. Un servizio di quartiere che potrebbe aiutare queste piccole realtà artigianali destinate purtroppo a scomparire perché siamo più inclini a comprare oggetti nuovi piuttosto che farli riparare. Molto simile l’idea di chi propone un vero e proprio laboratorio mobile con il quale intervenire direttamente. Posteggiato davanti a casa, all’ufficio o al negozio del proprio cliente, può offrire servizi di riparazioni di oggetti, per esempio informatici, con anche la possibilità di stampare in 3D piccoli oggetti per aiutare la collettività come mascherine, visiere, dispenser automatici di gel, etc. Una volta le strade delle nostre città si riempivano della voce “è arrivato l’arrotino”, ma i tempi cambiano e ora c’è bisogno del “ripara cellulari”. Infine, qualcuno sottolinea che dato che le scuole sono chiuse e che le attività che i ragazzi possono svolgere scarseggiano, potrebbe essere interessante aprire le botteghe degli artigiani col supporto di maestre/genitori. Le ore passate in “bottega” potrebbero valere come crediti formativi per gli studenti, aiutando i genitori che lavorano e ampliando la conoscenza delle botteghe nei quartieri.

 

Negozi

La sezione probabilmente più popolata. Il negozio si virtualizza, ma non troppo. Il negozio resta uno spazio fisico da riorganizzare, soprattutto negli accessi, ma comunque necessario per garantire l’esperienza d’acquisto e la relazione con un venditore. Il distributore automatico del pane, ad esempio, ha un sapore antico, solo che si passa dal cesto esterno alla vending machine e dalla voce del passante all’interfono. I locker di condominio sono un’esigenza reale che anticipa scenari collettivi di consegna/ritiro h24 di merci acquistate online. Tornelli, contatori e sistemi di sanificazione si alternano ad App che gestiscono prenotazioni, a dimostrazione di come accessi fisici e digitali siano ancora destinati a convivere. Non abbiamo riscontrato idee particolarmente brillanti o in grado di avviare riflessioni su iniziative imprenditoriali di successo. Quello che emerge, invece, è la richiesta totale di flessibilità, ovvero di capacità di avvalersi di nuove tecnologie per ottimizzare tempi e servizi che “inefficienti” lo erano già prima della pandemia. Sono da tenere in considerazione, infine, gli spunti derivanti dall’idea “Open dehors”, basata sulla disponibilità di spazio urbano scarsamente utilizzato che potrebbe essere messo a disposizione per rispondere alle esigenze di distanziamento sociale, ma soprattutto per restituire la strada ai pedoni e per ridurre i limiti di velocità. L’uomo, comunque, non scompare. Anzi torna a ricoprire ruoli umili come la consegna diretta della spesa (fino al baule dell’auto) o lo smistamento di persone nei piccoli negozi. E qualcuno chiede che possano farlo anche i parenti senza alcun impegno di natura contrattuale.

 

Ospitalità

In questa categoria non abbiamo individuato progetti di design. Ovvero idee, dispositivi, sistemi che possano migliorare o gestire in sicurezza il soggiorno dei vacanzieri. Fatta eccezione per un “citofono” che consenta l’apertura delle case vacanza con smartphone senza dover maneggiare chiavi, maniglie, etc. Sempre molto attuali le idee di riscoperta dei borghi abbandonati o in via di spopolamento, i kit sanificati per biancheria o il coperto da casa, soluzioni ibride per garantire i servizi di ospitalità e ristorazione ma facendo ricorso a beni e vettovaglie di sicura provenienza. Le idee di architettura riguardano principalmente lo sfruttamento alternativo di spazi all’aperto e la conversione di strutture ricettive per altre finalità, come ad esempio le stanze degli hotel utilizzate come temporary office.

 

Professionisti

Dalle diverse idee pubblicate, emerge la necessità di dare vita ad altri luoghi per svolgere le attività professionali. In alcuni settori, in particolare, si evidenzia il bisogno di “sale d’attesa virtuali”, soprattutto in ambito medico. Effettivamente, al di là del Covid-19, passiamo molto del tempo delle nostre vite in attesa, spesso in luoghi architettonicamente inadeguati. Applicazioni in cui poter scegliere uno slot temporale ed il servizio che si desidera potrebbero aiutare a risparmiare tempo e non sentirci costretti in ambienti chiusi. Così, allo stesso modo, vengono proposti allenamenti virtuali e sport all’aperto, un fenomeno che in questo periodo è già diventato una realtà frequente in molte grandi città. Professionisti dello sport danno appuntamento nei parchi o giardini pubblici per sessioni di sport di gruppo o individuali. Di certo non una novità, ma sicuramente un modo diverso per animare i nostri spazi pubblici, migliorandone anche la percezione di vivibilità. Forse, in prospettiva, sarebbe interessante migliorare e implementare le attrezzature sportive a disposizione della collettività e ripensarne gli spazi non solo come il luogo della “panchina”. Sempre a proposito di nuovi spazi, ora che gli ingressi ai luoghi di coworking sono limitati, qualcuno sottolinea che sarebbe interessante creare una loro versione digitale. Una sorta di piattaforma simile a The Sims, dove ognuno può creare il proprio avatar, scegliere il proprio posto e interagire con gli altri professionisti presenti. Un sistema per trovare sinergie, partecipare a workshop tematici, stringere relazioni professionali, condividere progetti a cui ci si può unire e partecipare. Ovviamente tenendo conto anche della pausa caffè, quindi con una stanza virtuale dedicata. In poche parole un coworking 2.0. Infine, è interessante l’idea di istituzionalizzare le attività che oggi sono su base volontaria per la riqualificazione del contesto urbano (spazi edificati e spazi aperti abbandonati) attraverso un crowdfunding in cui sia possibile monitorare la trasparenza delle autorizzazioni e i singoli processi di avanzamento dei progetti.

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Last modified: 14 Luglio 2020