Il tema è ormai centrale nelle politiche ambientali pubbliche. Dalla Million Trees Initiative al World Forum Urban Forestry, le esperienze più significative in Italia e all’estero
Da alcuni anni la forestazione urbana è diventata questione centrale nelle politiche ambientali di stati, regioni e comuni, tanto da entrare nell’agenda di governo di numerosi Paesi e capitali del mondo. Oltreoceano, alla metà circa del decennio scorso, il tema si è imposto nell’agenda urbana di grandi città statunitensi come Los Angeles, Denver e New York che, tra le prime, hanno aderito alla Million Trees Initiative, con programmi e progetti di messa a dimora di milioni di esemplari. Vi hanno fatto seguito numerose altre città grandi e piccole degli Stati Uniti, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria e dell’ambiente urbano. Con la percezione sempre più evidente degli effetti del cambiamento climatico, c’è stato un cambio di registro: da iniziative di riduzione dell’inquinamento atmosferico a strategia di contenimento delle emissioni dei gas serra. Oltre all’iniziativa a stelle e strisce, a oggi abbiamo attivi il programma internazionale Tree Cities of the World, promosso dall’ONU e da Arbor Day Foundation, e la campagna One Trillion Trees, lanciata lo scorso gennaio a Davos in occasione del World Economic Forum.
A cogliere l’importanza della forestazione urbana, l’Italia ci arriva con ritardo e sulla spinta delle sempre più numerose iniziative internazionali. Ed è così che negli ultimi anni nel nostro Paese si è assistito a un repentino cambio di rotta. Lo testimoniamo gli appuntamenti del Forum mondiale sulle foreste urbane di Mantova (2018) e Milano (2019), il lancio del progetto “Forestami” di Comune e Città Metropolitana di Milano (2018), le esperienze di Mantova, Torino e soprattutto di Prato, che con le sue Urban Jungle si pone alla testa del movimento di riconquista del verde nei centri urbani. In questo contesto acquistano importanza le iniziative delle comunità Laudato Si’, nate dall’enciclica di papa Francesco del 2015, l’appello di Stefano Mancuso, Carlo Petrini e Domenico Pompili del settembre 2019 e la recente nascita del Comitato Alberi Italia.
Million Trees Initiative
Le città che per prime hanno aderito all’iniziativa sono state Denver, Los Angeles, New York, London (in Canada) e Amherst nello stato di New York. Obiettivo è la riduzione dell’anidride carbonica nell’atmosfera per ridurre gli effetti del riscaldamento globale. A dare il via alla campagna, nel maggio 2006, fu l’allora sindaco di Los Angeles, Antonio Villaraigosa. Poche settimane più tardi, il 12 luglio, toccò all’allora primo cittadino di Denver in Colorado, John Hickenlooper, che nel suo discorso alla città annunciò The Mile High Million. Undici mesi più tardi, il 22 aprile 2007, fu l’ex sindaco di New York City, Michael Bloomberg, a lanciare la campagna del milione di alberi per la Grande Mela entro il 2017: un progetto che faceva parte del PlaNyc per la sostenibilità. Risultati? A Los Angeles lo studio di tre scienziati statunitensi ha quantificato in 427.000 gli alberi messi a dimora al 2014 [ultimo dato disponibile; nda]. A Denver invece sono state coinvolte nove contee e 30 municipalità del Colorado: sei anni fa si contavano 2,2 milioni di nuovi esemplari. Sempre nel 2014 è stato piantato il milionesimo albero nella città di New York: un risultato ottenuto grazie alla collaborazione del New York City Department of Parks & Recreation e l’ong New York Restoration Project.
World Forum Urban Forestry
«We should use urban forests and trees to make our cities greener, healtier, happier, cooler, wilder, cleaner, wealthier and safer»: questo lo slogan della call for action lanciata in occasione del Forum mondiale sulle foreste urbane, tenutosi Mantova dal 28 novembre all’1 dicembre 2018. È toccato alla città dei Gonzaga ospitare la quattro giorni del World Forum on Urban Forests, organizzato da Fao, città di Mantova, Società italiana di selvicoltura e Politecnico di Milano [nella foto di copertina – di Jacopo Gennari Feslikenian, Openfabric – l’installazione “Into the Forest” di Openfabric al chiostro di San Francesco]. Un appuntamento internazionale che vedeva alla presidenza del comitato scientifico l’architetto Stefano Boeri e Cecil Konijnendijk, docente di Urban Forestry alla University of British Columbia di Vancouver. I temi centrali del Wfuf 2018 hanno anche riguardato la tutela della biodiversità, la mitigazione del rischio idrogeologico, la purificazione dell’acqua, la riduzione dell’inquinamento acustico e atmosferico e la promozione del benessere dei cittadini. Come sostenuto all’unanimità dagli esperti, indispensabile per il raggiungimento di questi scopi sarà l’adozione di tre innovativi strumenti rappresentati da infrastrutture verdi, servizi ecosistemici e Nature based solution.
Milano, WFUF Calling 2019 e “Forestami”
A un anno dal primo Forum mondiale sulle foreste urbane, il 21 e 22 novembre 2019 il Comitato permanente del Wfuf ha organizzato il World Forum on Urban Forests – Milano Calling 2019. Un appuntamento ospitato negli spazi della Triennale. Nell’occasione è stato presentato “Forestami”, un progetto ambientale e territoriale che si pone l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria, degli spazi verdi e delle connessioni vegetali, piantando un albero per ogni persona residente nella Città Metropolitana di Milano entro il 2030: quindi, tre milioni di nuovi alberi. [Nell’immagine a lato, evento di forestazione nel Parco Nord di lancio del Bosco della Corporate Social Responsibility insieme al Salone della CSR, promosso da Rete Clima, Parco Nord Milano e Assoflora Lombardia (courtesy, Stefano Boeri Architetti)].
Tree Cities of the World
La notizia è dell’inizio febbraio 2020. La fonte è la FAO. Al mondo sono 59 le foreste urbane riconosciute dal programma internazionale Tree Cities of the World, promosso dalla stessa organizzazione delle Nazioni Unite e da Arbor Day Foundation, l’organizzazione no profit dedicata alla piantumazione di alberi. Nata nel 2019, l’iniziativa riconosce le città che s’impegnano a garantire che le loro foreste e gli alberi urbani vengano mantenuti, gestiti in modo sostenibile e anche celebrati. Attraverso l’adesione al programma si entra a far parte di una rete globale di città impegnate a gestire correttamente il loro patrimonio arboreo. Per essere riconosciuta, una comunità deve soddisfare cinque standard fondamentali che illustrano l’impegno a prendersi cura dei suoi alberi e delle sue foreste. Dall’annuncio di febbraio a oggi, le città riconosciute sono ben 67, di 17 differenti Stati, mentre altre cento dovrebbero a breve arricchire l’elenco.
La FAO ha anche indicato alcuni casi di successo: a Bangkok, ad esempio, negli ultimi quattro anni sono stati realizzati dieci parchi urbani con specie autoctone, così come a Phoenix i problemi dell’eccessiva urbanizzazione sono stati combattuti con 3 milioni di alberi piantati. A Lima il rimboschimento di alcune aree limitrofe alla città è stato realizzato per ridurre i rischi di calamità naturali e stabilizzare il terreno. A Pechino, invece, il Forest City Program ha riportato il verde in una città sempre più inquinata, piantando 54 milioni di alberi e realizzando 23 aree boschive. In Europa brilla Lubiana, il cui territorio è composto per il 46% da foreste naturali.
Mantova, con Torino e Milano, fa parte del terzetto di città italiane che sono entrate a far parte della comunità di Tree Cities of the World. Oggi Mantova può vantare un piano del verde, un ufficio dedicato, un regolamento specifico e una quota di bilancio appositamente stanziata.
Prato al futuro
In materia di forestazione urbana, quella del comune toscano è una delle esperienze più avanzate e innovative: il Piano operativo comunale è infatti orientato a fornire risposte concrete e immediate alle conseguenze del cambiamento climatico. Nel Piano operativo, «Prato al futuro», il verde è declinato secondo un approccio innovativo: non una questione paesaggistica, ma un tema fondamentale per la salute dei cittadini. All’interno dello strumento urbanistico ha trovato spazio il Piano di forestazione elaborato da Stefano Boeri Architetti. L’obiettivo del Comune è arrivare a piantumare nel territorio cittadino 190.000 nuovi alberi entro il 2030, attraverso una strategia che si compone di diverse azioni, tra loro connesse ma autonome, in grado di attirare finanziamenti e investimenti. Tra queste, è compreso il piano per il “verde capillare”, da sviluppare anche sulla superficie degli edifici, e quello per la cosiddetta demineralizzazione urbana: per incentivare la rigenerazione green delle aree dismesse si offrono bonus volumetrici in altezza e si chiede che una parte della superficie venga destinata a verde. Il Piano operativo – alla cui definizione ha contribuito anche Stefano Mancuso, professore all’università di Firenze e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale – converte la città toscana da centro industriale a città verde.
Ma le sorprese non finiscono qui. Prato sarà la prima città che avrà una sua giungla urbana. Si tratta di un progetto, cofinanziato con 3,7 milioni dal Fondo europeo di sviluppo regionale attraverso il programma Urban Innovative Action, di ri-naturalizzazione di alcune zone ed edifici: ambiti ad alta densità abitativa che verranno riprogettati in chiave green, affidando alle piante il compito di abbattere le sostanze inquinanti, ripristinare il suolo e gli spazi e renderli fruibili alla città. Il tutto attraverso la partecipazione degli abitanti delle zone coinvolte dal progetto. La principale innovazione sta nel concetto di Urban Jungle [immagine a lato; fonte, Pnat.net], che supera il tradizionale concetto di forestazione urbana. Invece di ricostruire le aree dense della città, la vegetazione può colonizzare gli obiettivi posizionando il verde sul maggior numero possibile di superfici e spazi, il più vicino possibile al luogo in cui vengono rilevate le criticità ambientali. Tre i progetti pilota: il primo interesserà le case popolari di via Turchia; il secondo l’edificio meglio noto come Estra; l’ultimo, infine, riguarderà un edificio di via Giordano, che verrà destinato a nuovo mercato metropolitano nello storico quartiere di Macrolotto zero. La fase di progettazione impegnerà tutto il 2020: i lavori invece dovrebbero terminare nel gennaio 2022.
Italia tra appelli e comitati
«Il momento di agire è adesso». Così, il 12 settembre 2019 si concludeva l’appello a piantare in Italia, nel più breve tempo possibile, 60 milioni di alberi. Il pressante invito proveniva da tre intellettuali del nostro Paese: lo scienziato Stefano Mancuso, il presidente di Slow Food Carlo Petrini e il vescovo di Rieti Domenico Pompili. Tre personalità che hanno raccolto e si sono fatti portavoce dell’iniziativa avviata dalle comunità internazionali Laudato Sì, che si ispirano all’enciclica pubblicata cinque anni fa da papa Francesco. L’appello faceva riferimento alla crisi climatica in corso e alla necessità d’intervenire per favorire la conversione ecologica dell’economia. Accanto a questi processi, però, i tre sostenitori proponevano di affiancare azioni «che portino rapidamente a un abbassamento dei livelli di CO2. Una di queste azioni è molto semplice ed è alla portata di ognuno di noi: piantare alberi. Milioni, miliardi di alberi. Possiamo farlo oggi, subito: non inciderebbe sui nostri stili di vita, avrebbe costi irrisori rispetto a qualunque altra alternativa e funzionerebbe sicuramente. Si può fare e si può fare in fretta con poco».
Sempre lo scorso anno, pochi giorni dopo l’appello di Mancuso, Petrini e Pompili, 12 presidenti di importanti associazioni del mondo forestale e ambientale hanno risposto con un altro appello che, nel condividere il senso della proposta dei tre promotori, poneva l’accento sulla necessità che la «bella idea va trasformata in un progetto a scala nazionale basato su criteri scientifici». Per i sottoscrittori del secondo appello non basta affermare l’azione di piantumazione, ma «occorre individuare spazi e luoghi idonei, materiale vivaistico controllato e risorse per le cure colturali. Insomma, piantare sì, ma in modo efficace».
Subito dopo l’appello degli esperti del verde, a Palermo, in occasione del congresso Sisef, le associazioni firmatarie del secondo appello hanno deciso di avviare un percorso scientifico, tecnico e operativo atto a contrastare la crisi climatica non solo attraverso corrette piantumazioni, ma anche con la gestione sostenibile degli alberi già presenti nei boschi e nelle aree urbane e periurbane italiane. Da qui la nascita del Comitato alberi Italia.
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compatibilità ambientale
Last modified: 29 Luglio 2020
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