Una mostra al Museo statale di architettura Schusev di Mosca illustra l’opera di Vladimir Shukhov, indagando la portata dell’ingegneria applicata all’architettura
MOSCA. Archiviata l’interessante mostra su Terragni e Golosov, il MUAR, Museo statale di architettura Schusev, dedica una grande mostra all’ingegner Vladimir Shukhov (1853-1939): nome che evoca la più grande tradizione dell’ingegneria che, fra Otto e Novecento, non ha mancato di dare un contributo fondamentale anche alla storia dell’architettura nel segno di quel progresso che ha sì costituito la grande illusione del secolo breve, ma anche il suo grande fascino, contrassegnato in ogni caso da conquiste fondamentali per la vita dell’uomo.
Un’inventiva, ma anche una sensibilità spaziale unica contraddistingue l’opera multiforme di questo ingegnere che si muove con eleganza fra strutture innovative, torri che accendono l’immaginazione, oleodotti, ma anche la delicatissima volta di copertura delle gallerie dei magazzini Gum che, leggerissima teoria di elementi tesi, veglia sullo shopping ormai globalizzato che si svolge al fianco della Piazza Rossa. Shukhov non ha mancato d’influenzare a sua volta ingegneri ed architetti di ieri e di oggi, come testimonia anche la collaborazione alla mostra della Norman Foster Foundation, che ha portato qui i progetti frutto dell’influenza fra Foster e Richard Buckminster Fuller; quest’ultimo, uno dei nomi che, con Gustav Eiffel, Frei Otto e Konrad Wachsmann, costituiscono l’universo di riferimento di tale avventura progettuale.
Le sette eleganti sale dell’enfilade del museo presentano i progetti della creatività di Shukhov provenienti, fra gli altri, dalle collezioni dell’Archivio dell’Accademia delle scienze russa, dell’Università pedagogica statale russa e del Museo Schusev, dall’Archivio statale centrale di Mosca, dall’Istituto di strutture leggere di Stoccarda, dal Museo di architettura di Monaco e dallo studio Burkhalter Sumi Architekten di Zurigo. Grazie ad un efficace allestimento, che riprende il tema della rete cara alla ricerca di Shukhov, è possibile indagare l’evoluzione dell’iperboloide nelle numerose varianti delle torri d’acqua traforate e della torre radio Shabolovskaya (alta 160 metri e costruita in soli tre anni, dal 1919 al 1922 in un sobborgo di Mosca), per arrivare ai tralicci per il trasporto dell’energia elettrica Nigres sull’Oka (1927-1929).
Tra i materiali d’archivio, da notare il brevetto per l’invenzione di gusci strutturali a graticcio per la copertura di edifici (1895), che dà il via all’utilizzo di strutture a griglia spaziale in acciaio in architettura: si veda ad esempio l’impianto metallurgico a Vyksa (1897), con gusci a doppia curvatura. Una sezione è inoltre dedicata alle ricerche in campo petrolifero che fanno dell’ingegnere il padre dell’industria di settore in Russia: dagli oleodotti ai serbatoi di stoccaggio, dal primo impianto di cracking alle piattaforme petrolifere.
La mostra infine tenta un bilancio dell’influenza che il metodo creativo di Shukhov ha portato nell’ingegneria applicata all’architettura, determinando sviluppi significativi in due direzioni: quella delle costruzioni leggere e dei sistemi spaziali costituiti da elementi lineari. Si lascia la mostra con gli occhi colmi di disegni bellissimi e di strutture dalla leggerezza quasi impossibile, ma anche con la netta sensazione di un grande avvenire dell’architettura lasciato alle spalle.
Immagine di copertina: courtesy Norman Foster Foundation
“Shukhov. Formula of Architecture”
a cura di Elena Vlasova e Mark Akopyan
Museo Statale di Architettura Schusev – Mosca
Fino al 19 gennaio 2020
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ingegneria , Mosca , mostre , russia
Last modified: 17 Dicembre 2019