Precursore dei temi della compatibilità ambientale, è stato uno dei progettisti più amati e influenti di tutto il XX secolo inglese
Oggi il faro sulla scogliera, prima commissione di Edward “Ted” Cullinan, è un Bed and Breakfast. Semidistrutto durante la guerra ed affittato dal padre nel 1954, fu ristrutturato dallo stesso architetto durante le sue vacanze estive mentre era ancora uno studente all’Architectural Association. E sempre nei weekend con sua moglie Roz (Rosalind), costruì la sua casa-studio, al 62 di Camden Mews (Londra, 1963-64). Un edificio “autocostruito”, raffinato monumento al fai-da-te architettonico, fabbricato con la stessa cura di un modello, con i materiali di scarto del non lontano cantiere del Royal College of Physicians, dove Cullinan collaborava con Denys Lasdun. Avrebbe potuto rappresentare uno sgarbo alla rassicurante teoria di terrace houses e, invece, questa piccola casa è diventata una tappa obbligata nella formazione di architetti e storici dell’architettura, la carta d’identità di uno dei progettisti più amati e influenti di tutto il XX secolo inglese: primo esempio di un’architettura attenta al riuso e recupero dei materiali, al riscaldamento passivo, all’importanza e all’eredità culturale del fare. Uno fra i primi tentativi di realizzare una casa sostenibile.
In Italia il nome di Cullinan, insignito della RIBA Gold Medal nel 2008, è noto per le sue commissioni da parte della Olivetti, per cui progettò edifici a Belfast, Derby, Carlisle e Dundee negli anni ’70.
Socialista, negli stessi anni fu tra i principali responsabili della progettazione di social housing, a Londra (Highgrove Housing, 1977) e Milton Keynes (Bradwell Common 2, 1982). Nel decennio successivo, mentre il mondo assisteva alle sperimentazioni high tech di Norman Foster e Richard Rogers, Cullinan lavorava sul potenziale espressivo dei muri a secco e delle strutture in armatura di legno, tipiche del Nord dell’Inghilterra, realizzando uno dei migliori esempi di architettura rurale, il Fountains Abbey Visitor Centre di Ripon, nello Yorkshire (1992).
Tra i suoi progetti, il recupero della St Mary’s Church di Barnes (1984), la St John’s College Library di Cambridge (1993), le residenze per studenti del Docklands Campus della University of East London (1999) e il Maggie’s Centre di Newcastle (2013). In tutti i lavori si ritrovano le sue caratteristiche principali: l’attenzione al dettaglio, la cura dell’aspetto climatico, l’interesse per la configurazione di spazi accoglienti.
Un uomo curioso e generoso, il cui approccio al progetto ha influenzato la generazione attuale di architetti britannici, tra i quali vanno certamente ricordati Thomas Heatherwick e Sasha Bhavan. Un pioniere, nel senso più letterario del termine, un tecnico saggio e un poeta della costruzione, per il quale la bellezza era una caratteristica intrinseca del progetto. Etichettare Cullinan è forse sbagliato, ma sicuramente è stato un pioniere della sostenibilità che oggi tentiamo di raggiungere a fatica; una sostenibilità che Cullinan ci ha dimostrato poter essere anche bella. Attraverso la sua opera e un’inflessibile etica professionale è riuscito a lasciarci un’eredità importante, “fare dell’architettura un’arte al servizio della nostra umanità condivisa”.
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compatibilità ambientale , regno unito , social housing
Last modified: 2 Dicembre 2019
[…] in uno stato di sospensione. Il MathematicalCentre, progettato dallo studio di Edward Cullinan (scomparso nel 2019), che è anche incaricato della realizzazione del National Automotive Innovation Centre […]